giovedì 14 gennaio 2010

Il nuovo anno visto da un non più giovane

Di solito le domande che si pongono quando il vecchio anno se ne va ed il nuovo si affaccia sulle pagine del calendario si concentrano sul consuntivo di quanto è accaduto e sul preventivo di quanto potrà accadere. Oppure sapere qual è il sogno che ciascuno di noi vorrebbe realizzare nel 2010. Il sogno sta qui per desiderio: che cosa desideri di più? Qual dono vorresti ricevere dall’anno che sta per arrivare? Sogni propriamente detti non ne ho. Desideri ancora molti. E’ dunque di questo che posso parlare: del mio rapporto con persone e cose, dei miei sentimenti, di come vedo il mondo che ci circonda.

Comincio col dire che alla mia non più giovane età non è più possibile pretendere di gustare l’onda della vita a grandi sorsate, poter intraprendere nuove avventure, ma posso invece assaporare come non ho potuto fare prima le piccole felicità che prima avrei ignorato, preso come ero dalla fretta di correre verso ambiti traguardi. Adesso ho più traguardi da raggiungere, posso stare più calmo, pensare, rimuginare, apprezzare i dettagli, trascurare le apparenze, nutrire l’anima con l’amore e gli affetti che la vita mi ha preservato. Amori ed affetti aumentano col passare del tempo perché aumenta il sentimento della finitezza e quindi la loro preziosità.

Una capacità in più l’età avanzata ci porta: si riesce più facilmente a capire gli altri, a mettere i piedi nelle scarpe altrui. Questo non significa approvarli, ma comprendere i loro moventi e quindi essere meglio in grado di rispondere ai loro comportamenti.

Finché sei giovane o comunque nel pieno delle forze il tuo principale obiettivo è quello di conoscere il mondo ed anche di conquistarne una parte che più ti affascina e ti riguarda. Da anziano la tua curiosità cambia direzione, ti accorgi che hai trascurato di capire te stesso e di fare un viaggio dentro di te. Si tratta, cioè, di oggettivare noi stessi, guardarci come guarderemmo un’altra persona. E’ possibile. Siamo dotati di una mente riflessiva, siamo la sola specie vivente in grado di pensare noi stessi, di pensare il nostro pensiero.

Rapporto con gli altri (nel ruolo di docente, di dirigente politico, di amministratore pubblico), rapporto con se stessi (sogni, desideri, ambizioni, sacrifici, successi, insuccessi) e la propria famiglia (genitori, figli, moglie, persone care prematuramente scomparse, compagne di vita). Aggiungo: mantenere il rapporto tra noi e le cose in un tempo che ha fatto parte del nostro vissuto. La mia non più giovane età ha anche, infatti, un rapporto ancora intenso con il giornalismo, con la politica e l’associazionismo; un rapporto molto diverso da quello di un tempo.

Per quanto riguarda il giornalismo, che ho cominciato ad esercitare da giovanissimo e tuttora esercito, tant’è che sto appunto scrivendo l’ennesimo dei miei articoli, il passare degli annida aumentato un approccio culturale ai fatti. L’interesse a capirne il modo con cui si svolgono, le cause che li hanno determinati, gli effetti che possono produrre, i sentimenti che hanno ispirato i personaggi e quelli che susciteranno nella pubblica opinione.

Ci sono effetti che si manifestano nel tempo breve ed altri nel tempo medio e lungo. Può sembrare strano e un po’ paradossale che gli effetti lontani stiano più a cuore di quelli prossimi in una persona di età avanzata. Il perché a questa domanda sta in probabilmente in questo: la politica vive con prospettive di tempo breve, la cultura su prospettive di tempo lungo. Io credo che l’importante per noi cittadini sia un mutamento culturale che non può prodursi se non lentamente e gradualmente e questa è la spiegazione che mi dò.

Ho così anticipato anche il mio giudizio sulla politica. Mi piace molto poco quella di oggi. Si affida quasi interamente alla navigazione a vista , ai sondaggi, alle emozioni, all’istinto del gregge.

La classe dirigente di un paese dovrebbe darsi carico degli interessi che coprono, al di là della generazione presente, anche quelle future o almeno quella immediatamente successiva. Invece non è così o lo è molto limitatamente. La spia di questo modo di ragionare la si ha osservando quanto sta avvenendo negli schieramenti politici di destra, centro e sinistra in occasione della competizione elettorale per i rinnovi delle presidenze e dei consigli regionali.

Come ormai dicono in tanti a tre mesi dalle elezioni i politici si muovono con grande fervore, fanno tutto da soli, entrano, escono, brigano, decidono, si esprimono, cambiano, fondano, si associano, si dissociano, si uniscono e si separano. Fanno tutto prevalentemente anche in corso d’opera. Fanno tutto meno quello di rispettare i cittadini che li hanno eletti in Consiglio, da dove pontificano un giorno sì e l’altro pure. Questo modo di fare politica lo considero una sciagura alla quale non si rimedia con la politica ma con un raddrizzamento culturale.

Buon anno a tutti e “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza”. Ecco, il viaggio cui Ulisse stimola i compagni è la metafora poetica del viaggio all’interno del proprio sé, verso le proprie radici per cui ciascuno di noi è stato quello che è stato nel bene e nel male.

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