Tra pochi giorni andremo alle urne per
eleggere il Sindaco e il Consiglio comunale. Ma il voto non sarà solo
l’espressione della volontà politica di ciascuno di noi. La circostanza elettorale
potrà diventare anche un opportuno “pretesto” per chiarirci un po’ meglio le
idee e cercare di approfondire quali sono davvero i programmi e gli obiettivi
dei vari partiti e movimenti che in questi ultimi giorni fanno di tutto per
accaparrarsi i nostri consensi con le solite promesse, ritmate da una massiccia
propaganda.
Assistendo agli incontri tra cittadini e candidati sindaci mi è parso di
capire che l’area “cultura” non sia stata individuata dai candidati come una
delle principali azioni del prossimo governo cittadino. Eppure, la “cultura”
intesa come “sistema” è ormai
universalmente riconosciuta come una delle principali risorse per lo sviluppo
economico e sociale. Risorse a cui attingere in un mercato del lavoro e
dell’economia asfittico e incapace di attrarre capitali e risorse economiche.
Come Centro Studi Politici “A. Moro” siamo convinti che il capitale
culturale deve accrescere l’attrattività e l’identità vista dall’esterno,
perché l’aumento del consumo culturale può e deve svolgere la funzione di
intrattenere il capitale intellettuale e fertilizzare il capitale sociale. Dove
si è passati da una cultura dei vincoli a una cultura dei valori il risultato è
stato quello di vedere accrescere i flussi di turismo collegati al consumo
culturale.
Bisogna, cioè, cambiare la mentalità, passare quindi a una cultura dei
valori che devono essere identificati all’interno del patrimonio culturale,
urbano e rurale, per essere messi in risalto nella maniera più adatta ad
accrescere la qualità della vita, e, nello stesso tempo, per conservare e
accrescere agli occhi dei turisti ma anche dei residenti il fascino del
territorio.
E’ importante, quindi, investire in primo luogo nella domanda culturale
dei residenti. Ma come affrancarsi dalla pessima pratica ormai usuale nel
nostro territorio di produrre una serie di attività che nulla hanno a che
vedere con uno sviluppo armonico e sostenibile, ma che soddisfano solo modesti
campanilismi e narcisismi territoriali? Come cogliere le nuove parabole di
sviluppo e di nuove opportunità occupazionali e professionali che la
valorizzazione e la fruizione dei beni culturali da un lato, la progettazione e
gestione degli spettacoli dal vivo dall’altro possiedono intrinsecamente, e produrre
di conseguenza tutta una serie di azioni che intercettino in maniera
significativa i flussi di turismo culturale?
Le parole chiave sono: pianificazione, progettazione partecipata, forum
cittadino per la cultura.
Pianificazione che parte dallo studio e dalla comprensione delle risorse
esistenti, piuttosto che imporre programmi definiti a tavolino, o trasferire
modelli che si sono rivelati efficaci in contesti diversi.
Adottare strategie di interventi che vedono nella progettazione
partecipata lo strumento di lettura fondamentale per leggere i problemi di una
comunità e i diversi modi in cui essa si esprime.
Occorre superare l’ottica della costruzione parziale di un sistema
integrato di risorse culturali attraverso la creazione, per esempio, del Forum
cittadino delle Associazioni per la Cultura, capace di dare consistenza alla
Consulta della Cultura convocata soltanto alla vigilia dei cosiddetti eventi
consolidati: “Carnevale coratino, “Estate coratina” e “Dicembre coratino”.
Questo Forum dovrebbe essere costituito da un gruppo di associazioni con
competenze di vario tipo e perciò essere espressione di creatività e di interessi multiformi. Qualità
queste che le rendono reciprocamente preziose, garanzia di pluralismo e segno di
democrazia. Queste associazioni si devono configurare come piccole comunità, la
cui vita interna è regolata attraverso i principi della solidarietà, del
volontariato e della gratuità, e con questi stessi valori si proiettano nella
società civile garantendo una presenza di servizio difficilmente sostituibile.
Come Centro Studi Politici “A. Moro”, Forum degli Autori e Associazione
“Bice Fino” ci sentiamo fortemente coinvolti in questo processo partecipativo
teso a definire una programmazione di iniziative relativamente ai temi della
cultura, dell’ambiente, della salute e della partecipazione sociale. Siamo
convinti, infatti, che per realizzare una valida politica culturale, legata al
territorio, si debba tener conto del prezioso (a volte unico ed insostituibile)
contributo del mondo associativo. Auspichiamo, pertanto, una politica culturale
che premi i contenuti di qualità a scapito degli aspetti effimeri o di facciata
al fine di sviluppare iniziative che favoriscano la crescita della persona e
della comunità.
E’ evidente che occorre predisporre un minimo di organizzazione,
definire i rapporti con apposite convenzioni, prevedendo in bilancio un
capitolo ad hoc. Sarebbe utile, a questo proposito, istituire la conferenza
permanente dello spettacolo e della cultura, istituzione capace di orientare
nei vari settori linee guida della programmazione di intervento.
Il nostro polo teatrale, museale e monumentale, accanto a quello
bibliotecario deve affermarsi progressivamente come “contenitore attivo”,
propulsore di creatività, ricerca e innovazione, capace di fungere da traino e
motore per lo sviluppo, non solo culturale ma anche di rilevanti settori
produttivi del territorio, nonché da catalizzatore di risorse da investire per
la realizzazione e la promozione della nostra cultura e della nostra storia.
E i giovani? E’ fondamentale a questo punto che i giovani assumano un
ruolo importante in questa opera di coinvolgimento e di pianificazione. Senza
reticenze e senza alibi generazionali.
E’ su tutto questo che bisogna riflettere. E’ per questo che bisogna
agire. E’ con questo che bisogna misurarsi. Se non si vuole rimanere nella
rassicurante ed autoreferenziale atmosfera del solito evento dicembrino.
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