sabato 6 novembre 2010

GIOVANI E POLITCA: UN MATRIMONIO IMPOSSIBILE’?

Perché i giovani continuano a restare ai margini della vita politica? Un approccio fallito? Un matrimonio impossibile? Fatto sta che i giovani sono oggi al di là della staccionata…Eppure la politica non può fare a meno dei giovani e viceversa. Ce lo siamo chiesti anche noi insieme ai diversi relatori intervenuti alle diverse “Feste” organizzate dal Partito Democratico, da Sinistra Ecologia e Libertà, dal Partito Comunista Italiano, che hanno visto, tranne che nella parte finale dedicata ai complessi musicali, solo i soliti addetti ai lavori.
Si dice spesso, e non a torto, che la politica non si occupa a sufficienza dei giovani. D’altro canto, non si può negare che i giovani abbiano in genere un rapporto piuttosto problematico con il mondo della politica e con tutto ciò che lo riguarda.
Le istituzioni, i partiti, la “casta intoccabile” dei politici appaiono sempre più lontani, completamente avulsi e separati dalla realtà che ci circonda e, di conseguenza, del tutto incapaci di fornire risposte concrete e adeguate alle attese e ai bisogni quotidiani della società in cui viviamo.
Senza contare che le promesse non mantenute, i continui scandali, l’opportunismo, i giochi di potere e la totale mancanza di credibilità di molti politici alimentano nei giovani (e non solo) uno scetticismo, quando non un vero e proprio disgusto, difficili da superare.
Non c’è da meravigliarsi, allora, se tutte le più recenti indagini mostrano un universo giovanile sempre più disinteressato e distante dal mondo della politica, con una percentuale altissima di giovani che dichiarano di provare indifferenza, diffidenza, rabbia, o addirittura noia nei confronti delle vicende politiche e di tutto ciò che avviene ai vertici delle diverse realtà istituzionali del nostro paese.
A ben guardare, infatti, le ragioni profonde di questo crescente allontanamento della politica stanno nel suo attuale imbarbarimento, nella mancanza di ideali autentici in cui credere e per cui lottare, nella paura di non avere la forza di restituire alla politica la sua originaria funzione di servizio alla comunità, rimanendo invischiati negli squallidi giochi di potere di chi considera la politica unicamente come un modo per perseguire i propri interessi, per arricchirsi indebitamente e per porsi al di sopra delle leggi. Insomma, come una ricerca del potere fine a se stessa.
Noi del Centro Studi Politici “A. Moro”, insieme ai giovani del Partito Democratico che si accingono a calendarizzare i nuovi incontri previsti dalla “Scuola di Formazione Politica”, sappiamo, tuttavia, che la politica può e deve essere altro. Una timida voce interiore, forse la nostra coscienza civica non del tutto sopita, ci ricorda che la politica è l’anima di ogni convivenza civile, è tensione all’ uguaglianza e alla giustizia sociale, è insieme contestazione e ricerca del consenso, creatività e responsabilità, senso di unità e dialettica delle differenze.
Come ci ripeteva spesso Aldo Moro, nei frequenti incontri tenuti nel nostro territorio, “la politica è l’arte del possibile e la speranza dell’impossibile”. E’ vero: questi valori vengono oggi continuamente disattesi. Ma ciò non significa che una politica che metta al centro l’uomo e la sua felicità e che sia ispirata e vivificata da valori etici e dalla cultura della solidarietà sia soltanto un’utopia irrealizzabile. E forse è proprio dalle nuove generazioni che può venire una positiva spinta al cambiamento.
Perché ciò avvenga è, però, necessario che i giovani ricomincino ad avere fiducia nella possibilità di creare una mentalità diversa nella gente, che si facciano portatori di un nuovo concetto di cittadinanza attiva, in cui il protagonismo e la partecipazione diretta non sia limitata alle “Feste” annuali di partito, ma ritornino, come accadde i nostri tempi, a sostituirsi all’indifferenza e all’apatia delle deleghe.
Ma, soprattutto, è indispensabile che i giovani e i non più giovani come noi, riscopriamo il valore della politica come impegno generoso e disinteressato, come amore e responsabilità verso il territorio e alla società in cui viviamo.
Insomma, devono essere i giovani a cambiare la politica e non la politica a cambiare i giovani.

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