venerdì 19 novembre 2010

17 novembre: mobilitazione internazionale degli studenti. L’unione fa la forza.

Da settant’anni il 17 novembre è una data internazionale di mobilitazione degli studenti. Il 17 novembre 1939 centinaia di giovani cecoslovacchi che si opponevano alla guerra furono arrestati e uccisi dai nazisti. Nel 1941 alcuni gruppi di studenti in esilio decisero che il 17 novembre sarebbe diventato l’International Students Day, la giornata internazionale di mobilitazione studentesca. Il 17 novembre del 1973 un carro armato abbattè il Politecnico di Atene per reprimere la rivolta studentesca contro la dittatura militare. Il 17 novembre 1989 in Cecoslovacchia la commemorazione del 1939 divenne l’inizio di una rivolta contro il regime.
Anche quest’anno in Italia hanno sfilato diversi cortei. A Bari si sono recati anche molti studenti della nostra città, che hanno voluto far sentire la propria presenza per denunciare che oggi non s’investe più su di loro, sugli studenti, sulla scuola, sull’università, sulle borse di studio.
Non solo. La denuncia riguarda anche la difficoltà di entrare nel mondo del lavoro, dove si sentono calpestati, con contratti di stage per mesi, contratti a tempo determinato per anni, poche garanzie, poche tutele, poco interesse.
Tanti studenti, pertanto, sono andati in piazza per rivendicare il loro diritto allo studio, e ricordando alle classi dirigenti che la loro formazione è la garanzia che un domani saranno all’altezza dei problemi da affrontare e che sapranno trovare le soluzioni migliori.
Sono andati in tanti per sbandierare convintamente ed unitariamente la bandiera del CAMBIAMENTO.
Cambiare per ampliare i loro diritti, le scuole fatiscenti senza aule, palestre, laboratori, non a norma. Cambiare una didattica fatta di nozioni che reprime la creatività. Cambiare i programmi scolastici e costruirli insieme con docenti e genitori. Cambiare i cicli scolastici che dividono gli studenti dei licei da quelli dei tecnici e dei professionali. Cambiare le scuole per costruire una democrazia basata sul consenso e sulla partecipazione e non sui poteri forti. Cambiare la condizione di precarietà che gli studenti vivono nell’accesso al sapere a causa dei costi elevati. Cambiare Il diritto allo studio per sconti sui trasporti e consumi culturali, borse di studio, comodato d’uso dei libri di testo. Cambiare una scuola che insegna la repressione e la paura per interrogazioni sempre simili a condanne. Cambiare la valutazione e dare diritto al recupero: per costruire una valutazione come percorso e non come sentenza.
Come non fare nostre queste legittime ed obiettive proposte di cambiamento? Non limitandoci giovani e non più giovani alle mere celebrazioni, ma facendo sentire sistematicamente l’esigenza comune di aspirare ad un futuro migliore.

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