venerdì 15 ottobre 2010

LETTERA APERTA AL MINISTRO PER LE PARI OPPORTUNITA’ MARA CARFAGNA

Ill.mo Ministro,
consenta anche a noi del Centro Studi Politici “A. Moro” e dell’”Associazione contro la criminalità per la legalità” di esprimerLe un cordiale benvenuto nella nostra bella cittadina ed approfittare della gradita occasione per sottoporre alla Sua cortese e competente attenzione, alcune riflessioni sull’annoso problema della violenza di cui sono ricchissime le cronache quotidiane.
Siamo lieti di constatare che l’importante evento che La vedrà intervistata sul tema delle pari opportunità coincide con la “Seconda settimana nazionale contro la violenza” (11-16 ottobre 2010), istituita dal Dipartimento per le pari opportunità della presidenza del Consiglio, per invitare le istituzioni scolastiche a promuovere iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione rivolte agli studenti, ai genitori e ai docenti.
In una società articolata e multiculturale, dove convivono persone provenienti da numerose nazioni, gli interventi di prevenzione e di contrasto alla violenza e alle diverse forme di discriminazione basate su genere, razza/etnia, religione, disabilità, età e orientamento sessuale, la diffusione della cultura della legalità dei diritti, del rispetto verso gli altri è fondamentale per favorire un cambiamento culturale profondo che sta alla base di una società pienamente inclusiva, a partire dalle giovani generazioni.
In tale contesto, assumono particolare rilevanza gli interventi di sensibilizzazione, informazione e formazione relativi alla prevenzione e contrasto della violenza di genere, che, come ha drammaticamente evidenziato il caso della quindicenne Sarah Scazzi, rappresenta una realtà drammatica nel nostro Paese.
Il tema della violenza sui minori rappresenta un altro ambito critico in cui si rende necessario l’avvio di un percorso formativo che favorisca la conoscenza e la consapevolezza in un’ottica di prevenzione.
Inoltre, sono sempre più numerosi nelle scuole gli episodi legati a fenomeni di “bullismo” nei confronti dei “diversi”, ragazzi che si differenziano per etnia, disabilità, orientamento sessuale, come abbiamo potuto evidenziare nel nostro libro intitolato “Il Bullismo – Ricerca sui comportamenti antisociali in alunni di scuola dell’obbligo. Come rispondono scuola, famiglia, società e istituzioni?”
Considerando che la scuola ha il compito di contribuire fortemente allo sviluppo di una cultura che rifiuti la violenza e la discriminazione e diffonda la conoscenza dei diritti della persona, del rispetto verso gli altri e dell’educazione alla legalità, siamo lieti di aver appreso la notizia che in 30 istituti scolastici, con la collaborazione di 40 associazioni di volontariato delle provincie pugliesi, e l’Ufficio Scolastico regionale su iniziativa del presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e dell’Assessore alla Solidarietà Elena Gentile, è stato varato il progetto “Il volontariato per la legalità e la cittadinanza solidale nelle scuole di Puglia”. Obiettivo: rieducare gli studenti pugliesi che compiono atti di bullismo, attraverso il loro coinvolgimento in attività di volontariato, in alternativa all’applicazione delle comuni sanzioni disciplinari, quali, ad esempio, la sospensione dall’attività scolastica. “Di fronte a chi chiude gli occhi, di chi mette la testa sotto la sabbia e di chi lascia andare alla deriva la scuola – hanno dichiarato gli amministratori regionali – è un primo tentativo, una sperimentazione per affrontare sinergicamente un problema divenuto sempre più preoccupante”.
Agire sul mondo scolastico, coinvolgendo le sue diverse componenti – docenti, studenti, genitori – significa, infatti, porsi in una duplice prospettiva. Quella del cambiamento, che investe le nuove generazioni, guardando in special modo agli adulti di domani, e quella della prevenzione, che analizza il presente, per contrastare degenerazioni, pregiudizi ed intolleranze.
Di bambini e di adolescenti si parla prevalentemente in occasione di fatti di cronaca nera, come sta accadendo per il terribile caso di Sara, al centro delle cronache, anche televisive, negli ultimi giorni. In questo caso, siamo ancora una volta, di fronte ad una violenza perpetrata nell’ambito familiare, e al triste intreccio tra violenza e pulsioni sessuali di adulti nei confronti di adolescenti.
Questo, come i tanti episodi che assurgono all’onore della cronaca, rimandano ad un’evidente fragilità educativa e relazionale, presente in una categoria minoritaria di famiglie.
Più in generale le analisi sulla funzione educativa nella famiglia e nella società rimandano ad una crisi di senso delle funzioni di apprendere e dell’insegnare, tenuta in vita ormai da poche minoritarie agenzie educative extrascolastiche, come gli scout e le attività degli oratori.
Il compito, allora, è quello di ripensare il ruolo educativo, rilanciando lo scambio tra generazioni sul piano della condivisione dei valori più profondi e degli obiettivi civili, politici, sociali, lavorando per la costruzione di un contesto educativo più largo attorno alle tradizionali agenzie di socializzazione ed istruzione e sostenendo la famiglia nel suo ruolo educativo.

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