giovedì 11 novembre 2010

25 NOVEMBRE, GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE: DISCUTIAMONE E DIAMOCI DA FARE.

Non tutti sono a conoscenza che tramite la risoluzione n.54/134 del 17/12/1999. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come la “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” ed ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali, e le ONG ad organizzare attività svolte a sensibilizzare l’opinione pubblica in quel giorno.
Leggo dal “Programma triennale di interventi 2009-2011 per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza contro le donne”, redatto dall’Assessorato alla Solidarietà della Regione Puglia che “In Europa la prima causa di morte delle donne tra i 15 e i 60 anni è la violenza per mano maschile. E l’ONU ci dice che una donna su tre al mondo che è vittima di soprusi, violenze, stupro. Sul tutto, uno spaventoso silenzio: in Italia il 95% delle violenze non viene denunciato, solo il 18% delle donne è consapevole che siano reato, il 44% le giudica “qualcosa di sbagliato”, il 36% “qualcosa che è accaduto”.
“La battaglia contro la violenza sulle donne è ancora tutta vincere – ha dichiarato il Presidente Giorgio Napolitano - molto resta da fare per sradicare una concezione della donna come oggetto di cui ci si può anche appropriare”.
Sono rimasto impressionato dalla notizia che secondo calcoli ISTAT quasi sette milioni di donne italiane tra i 16 e i 60 anni sono state vittime di violenze fisiche ed altrettante hanno subito una violenza psicologica nel corso della loro vita. Per questi motivi, con un’iniziativa congiunta, il Ministro dell’ Istruzione Maristella Gelmini e il Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna hanno promosso la “Settimana contro la violenza”, coinvolgendo le scuole italiane di ogni ordine e grado. Non ci risulta, tuttavia che l’invito sia stato accolto né dalle scuole, né dalle istituzioni locali, né dagli organismi culturali, sociali e politici della nostra città.
Nella nostra regione il fenomeno ha raggiunto proporzioni inquietanti, e, come dimostrano le cronache giornalistiche dell’ultimo anno, si manifesta attraverso il sopruso fisico, sessuale, psicologico ed economico.
In Puglia ne risultano 1.104, su un campione di 25.000 donne tra i 16 e i 70 anni. Nello specifico risulta che solo il 10,8% denuncia la violenza del partner a fronte di un 89,2% che preferisce tacere. Inoltre il 24,9% delle donne pugliesi intervistate dichiara di aver subito violenza fisica e sessuale nel corso della propria vita ed il 5,3% dichiara di averla subita prima dei 16 anni.
Degna di essere ricordata, a tal proposito, è la manifestazione organizzata il giorno della befana 2009 con il patrocinio del Comune di Corato, dall’associazione “Donne e solidarietà” e dal Centro antiviolenza “Riscoprirsi “ di Andria, in cui fu divulgata anche la “Carta dei diritti della donna”
Ma certo quella che accade casualmente in strada ad opera di sconosciuti non è meno drammatica. C’è un grande problema di sicurezza che riguarda le periferie isolate e buie, la mancanza di servizi e strumenti adeguati al contrasto tempestivo, la carenza di strutture di sostegno per la prevenzione, come ebbi modo di rilevare il 2 febbraio 2009 sul mio blog “comunepartecipato.blogspot.com”, in occasione dell’evento organizzato dalla Comunità Oasi 2 e dalla Federazione Donne Evangeliche Italiane di Corato.
Lo confermano i titoli della cronaca locale del 2010 tratti da La Gazzetta del Mezzogiorno e da “il Notiziario”. “Madre denuncia il figlio per maltrattamenti ed estorsioni: arrestato 32enne coratino”(il Notiziario 20/2); “Palpeggia un’inquilina, arrestato un 37enne” (La Gazzetta 29/5); “Picchia padre e madre disabile: preso 27enne”(La Gazzetta 3/6); “Attende sotto casa la vicina per violentarla. Arrestato 37enne”(Il Notiziario 11/6), “Accoltella la ex moglie davanti alle figlie, in manette 55enne coratino” (il Notiziario 9/7); “Permesso? Sono il ladro”. Donna derubata nel sonno” (La Gazzetta 10/8); “Ragazzo violenta una 57enne” (La Gazzetta 18/8);”Atti osceni in luogo pubblico, denunciato35enne” (il Notiziario 8/10). A questi vanno ad aggiungersi i tanti casi di stalking al vaglio della Magistratura, grazie al recente decreto Maroni del 23 febbraio 2009, che prevede la pena della reclusione dai sei mesi ai quattro anni (vedansi le testimonianze riportate nel numero di aprile 2010 di “Piazzasedile”.
Tutto questo solo negli ultimi dieci mesi di quest’anno. Non tutti sanno quanto questo fenomeno sia tanto esteso, né che la maggior parte di questi casi nascano e spesso rimangano confinati tra le mura domestiche, nei “normali” rapporti di coppia, e che rimangano misconosciuti e quindi impuniti.
Pare che il tutto sia da addebitare un po’ alla vergogna di denunciare queste situazioni, un po’ alla speranza che l’atto di violenza costituisca un fatto isolato e che il partner lo abbia commesso in un momento di “follia” magari riconducibile allo stress dei nostri tempi. Ma, a quanto risulta, quasi sempre questa speranza resta una pia illusione.
Da una rilevazione effettuata sui Piani di Zona in Puglia, relativa alla presenza di strutture e/o servizi per le donne e minori abusati e maltrattati, si rileva che a Corato non esiste un Centro di Ascolto Antiviolenza come a Trani, ma solo un’Equipe integrata formata da psicologi, psicoterapeuti, educatori, assistenti sociali, avvocati, che andrebbe, tuttavia, verificata dal punto di vista delle professionalità effettivamente operative e conseguentemente adeguate alla normativa regionale.
Ciò che connota in modo inequivocabile lo stato delle vittime di tali reati e ciò che le accomuna, è il fortissimo stato di soggezione e di debolezza in cui tutte versano. Vi è quindi la necessità di essere vicini alle vittime, di sostenerle non solo nel momento iniziale della denuncia, ma anche nelle fasi successive, certamente ancor più delicate e tormentate. Per questo, ci risulta che è stata costituita una rete, nell’ambito del progetto “NON VOGLIO PIU’ SUBIRE” tra gli uffici di polizia impegnati nell’attività di prevenzione e controllo del territorio, con i settori dei vari Comuni della nostra provincia impegnati nell’importante attività dell’assistenza sociale, e le associazioni dedite al sostegno delle vittime di questo genere di reati.
Non bisogna, pertanto, pensare di risolvere il problema da soli. La nostra “Associazione contro la criminalità per la legalità e la non violenza” resta sempre a disposizione di chiunque. Saranno utili elementi a sostegno delle vittime, mail, sms e quant’altro possa essere raccolto ed esibito a conferma di quanto rappresentato in sede di denuncia. Se lo stalker o il violentatore non demorde, bisogna senza esitazione chiamare il 113 e richiedere l’intervento di una Volante.
E’ necessario, quindi, mettere in relazione le reciproche competenze e sperimentare iniziative di sensibilizzazione e formazione condivise con le forze dell’ordine, gli insegnanti, gli educatori dei Centri di Aggregazione Giovanile, i medici di base, il personale sociale e sanitario dei servizi territoriali, i referenti del pronto soccorso e i volontari delle associazioni, avvocati e magistrati.
La terza azione riguarda la sensibilizzazione e la prevenzione. Sensibilizzare per informare le vittime e le potenziali vittime sui loro diritti e sui servizi di tutela, sensibilizzare per modificare la cultura che discrimina le donne e per valorizzare gli “uomini positivi”. In questo senso è auspicabile l’azione del nostro sindaco, anche nella sua veste di presidente regionale dell’ANCI, nell’organizzazione di momenti aperti alla cittadinanza, fornendo loro competenze e strumenti idonei come video-documentari, campagne informative, guide e manuali.
Particolare importanza dovrà essere data – come ho avuto modo di evidenziare nel mio libro “Il Bullismo – Ricerca sui comportamenti antisociali in alunni della scuola dell’obbligo”- alle attività di prevenzione nei confronti delle giovani generazioni, anche attraverso laboratori creativi, educativi e di discussione. Il compito della famiglia, della scuola, della società è anche quello di ripensare il ruolo educativo, rilanciando lo scambio tra generazioni sul piano della condivisione dei valori più profondi e degli obiettivi civili, politici, sociali, lavorando per la costruzione di un contesto educativo più largo attorno alle tradizionali agenzie di socializzazione ed istruzione e sostenendo la famiglia nel suo ruolo educativo.
Riservandoci di pubblicare in occasione del 25 novembre dedicato alla celebrazione della “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” un nostro documento per contribuire con la nostra autonoma riflessione e domanda di cambiamento a realizzare un dialogo che valorizzi il lavoro fin qui svolto e che vada oltre la giornata del 25 novembre, creando occasioni di cambiamento di sé e delle relazioni sociali tra donne e uomini.
Chiamiamo tutti gli uomini ad esprimersi, assumersi con noi la responsabilità di un impegno attivo per un cambiamento culturale che, crediamo, è l’unica condizione per contrastare la violenza, ma anche un’occasione di libertà per noi uomini. Altri contributi, richieste di contatti possono essere indirizzati a deleo6844@tiscali.it.

Nessun commento: