lunedì 4 ottobre 2010

PERCHE’ GOVERNARE CON I CITTADINI

Mentre l’attuale Amministrazione comunale è in carica da oltre due anni, la maggior parte delle Consulte comunali non sono stati ancora insediate o rese operative. E’ questa una delle interrogazioni che il consigliere comunale del PD Tommaso Loiodice, riferendosi allo Statuto comunale, ha rivolto al sindaco nell’ultimo Consiglio comunale del 30 settembre.
Lo Statuto comunale, al Capo II, intitolato “Istituti di partecipazione”, che comprende gli articoli che vanno dal n. 48 al n. 61, prevede, infatti, all’art. 53 le “Consulte permanenti”. Si tratta – è detto nel comma 1 - di organi consultivi stabili in materia di sanità, sviluppo economico, interventi a favore dei giovani, sport, assistenza, salvaguardia ambientale formate da rappresentanti di associazioni, ordini professionali, organizzazioni sindacali, imprenditoriali e di volontariato, che esprimono un loro motivato parere preventivo su tutti gli argomenti nei rispettivi settori di competenza che debbono essere esaminati dalla Giunta o dal Consiglio. Esse possono altresì esprimere di propria iniziativa pareri, suggerimenti e richieste di intervento a tutti gli organi comunali”.
Di queste, soltanto la Consulta permanente della Cultura, risulta insediata ed operativa attraverso la sua presidente Stefania Stefanachi. Tutte le altre risultano ancora assenti nel panorama democratico della nostra città. Bene ha fatto quindi il consigliere comunale a chiedere spiegazioni al sindaco, il quale ha risposto che s’informerà ed agirà di conseguenza.
Al di là di ogni altra considerazione sulla vicenda, noi ci limitiamo a richiamare semplicemente l’art. 52 dello Statuto denominato “Consultazioni” il quale così si esprime al comma 1: “Il Regolamento della Giunta e del Consiglio comunale prevede forme di consultazione di ampie categorie di cittadini (lavoratori, studenti, forze sindacali e sociali, ordini, albi e associazioni professionali) da attuarsi ogni volta che i tempi di deliberazione lo consentono. Al comma 2 è scritto: “I risultati delle consultazioni devono essere riportati negli atti del Consiglio comunale e dei Consigli Circoscrizionali che ne fanno esplicita menzione nelle inerenti deliberazioni”. E al comma 3: “La consultazione può essere indetta anche per categorie di giovani non ancora elettori”. Relativamente a quest’ultimo comma, ricordiamo che, pur essendo stati insediati e resi operativi, il Consiglio Comunale dei Ragazzi e il Forum dei Giovani, che come Centro Studi ”A. Moro” abbiamo avuto il piacere di proporre e di vedere attuarti, non ci risulta siano mai stati consultati.
Le regole, dunque, ci sono, ma servono anche modalità formali di assunzione delle responsabilità per consolidare i rapporti di fiducia tra l’Ente locale e i cittadini, che non devono continuare ad esercitare una delega in bianco, ma una co-costruzione di opportunità, di risposte, di occasioni, di servizi, cercando ognuno per il suo ruolo, di costruire valore comune.
Regole e responsabilità, quindi, sono due aspetti collegati tra loro e questo vale sicuramente nel rapporto tra l’Amministrazione e i cittadini, ma vale anche quando i sistemi di regole sono interni alle amministrazioni e servono, come in diversi casi accade, per coordinare le politiche della partecipazione.
L’esperienza fatta nella mia veste di presidente della Consulta delle Associazioni del Comune di Terlizzi e di vicepresidente della Consulta della Cultura del Comune di Corato, al di là delle differenze territoriali, continuano ad evidenziare che i cittadini non sono “educati” alla partecipazione e, in molte circostanze, non sono “formati” per contribuire in modo efficace alla formazione dei processi decisionali.
Spesso accade che propongano, rispetto al problema sul quale sono chiamati ad esprimersi, opinioni basate su informazioni parziali. In altri casi avviene che i cittadini mettano a disposizione la loro buona volontà ma siano carenti delle competenze che necessitano per la gestione dei servizi. Molte esperienze mettono in luce come siano fragili gli equilibri che si determinano, salvo riuscire a coinvolgere stabilmente soggetti, come le associazioni per esempio, che più facilmente danno continuità negli anni alla loro missione istituzionale e possono rendere più stabile il rapporto con le istituzioni.
La complessità della gestione dei processi inclusivi e degli strumenti per la partecipazione richiede, spesso, la presenza di esperti esterni all’Ente. Così è stato fatto dal nostro sindaco lo scorso anno in occasione delle consultazioni per il Piano Urbanistico Generale (PUG), coordinate dall’arch. Maria Teresa Cuonzo, la quale, però, nonostante il proprio impegno nei dieci incontri effettuati con diversi interlocutori, non è riuscita a riunire più di venti soggetti per volta. Non parliamo poi del cosiddetto “Bilancio partecipato”, promosso dall’Assessore alla Programmazione Massimo Mazzilli che non ha mai visto partecipare più di dieci cittadini. Nonostante vi fossero coinvolti ben tre Comuni: Corato, Ruvo e Terlizzi per la redazione del Piano Sociale di Zona, ancora più deludente è stata la partecipazione dei rappresentanti delle associazioni socio-sanitarie, che non hanno mai superato il tetto complessivo di 15 partecipanti.
Processi di questo tipo che si basano soltanto sui regolamenti amministrativi, se non sono costanti e sistematici, coerenti e diffusi come modalità generalizzata di lavoro dell’Amministrazione rischiano di trasformarsi in un boomerang, creando fratture difficilmente recuperabili con i cittadini. Per dare solidità a queste esperienze, occorre continuità e perciò l’individuazione di figure capaci di seguire in modo continuativo le attività: preparare e distribuire materiali, animare le comunità che si creano, progettare e realizzare azioni di formazione, attivare altri attori interni all’ente oppure esterni per rendere più efficaci le risposte.
Obiettivi tanto ambiziosi possono essere raggiunti solo se le risorse, anche informali, presenti in città, si attivano complessivamente per contribuire a condividere le decisioni e ad affrontare in modo responsabile la riqualificazione delle modalità di produzione delle politiche pubbliche e di erogazione dei servizi.
Per queste ragioni il 14, 15 e 16 ottobre, in occasione della Settimana Europea della Democrazia Locale (SEDL), organizzata e promossa dal Consiglio d’Europa, gradiremmo che l’Amministrazione comunale promuovesse con i cittadini ed altri partner locali, tre giornate di studio e di confronto, sul tema del cambiamento nelle relazioni tra istituzioni e cittadini con particolare riferimento alle questioni dei cambiamenti nei processi decisionali e della solidarietà orizzontale. Si rafforzerebbe così la percezione della democrazia locale da parte dei cittadini come valore comune europeo e come base per costruire una società più democratica.

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