mercoledì 26 agosto 2009

Festa patronale: connubio tra religiosità popolare e folklore. E’ sufficiente?

Anche quest’anno il 22, 23 e 24 agosto l’ormai storico appuntamento con San Cataldo ha avuto luogo con una partecipazione straordinaria di cittadini e di turisti. La tradizione è stata di scena nella nostra città: sono tornati le luminarie, i fuochi, i concerti bandistici, il lunapark, i cantanti, ecc. E’ tornata la Festa “Maggiore”, unica e rara, intrisa di misticismo, di devozione, di musica, di incontri e di tante potenzialità, che, a nostro parere, andrebbero meglio messe a frutto.

La Festa patronale, infatti, è da sempre una manifestazione appassionata di sentimenti religiosi e delle radici culturali del popolo coratino; un monumento nobile della storia e della cultura della nostra città in cui il felice connubio tra religiosità popolare e folklore ci permette di fare memoria e di riassaporare certe tradizioni senza le quali Corato sarebbe un deserto senza storia, senza linguaggio, senza identità.

La Festa ha il gran merito di risvegliare la coscienza storica e l’identità culturale che possono aiutare non solo a ritrovare le radici e la memoria , ma anche a recuperare la dignità, le storiche bellezze e la genialità di un territorio ricco di risorse che ha solo bisogno di promozione.

I valori ed i costumi popolari, le usanze e i sapori passati, le forme e i modi di una ritualità contadina tramandati di generazione in generazione oggi hanno bisogno di coniugarsi con elementi nuovi, più consoni all’evoluzione dei tempi; devono essere attraversati dall’intraprendenza, dal coraggio, dall’idea di imprenditorialità e di rinnovamento, altrimenti nella complessa esistenza dell’uomo contemporaneo tutto rischia di apparire monotono, desueto, quasi sonnacchioso. La Festa, insomma, deve riuscire ad attraversare il tempo e le esigenze della gente:pur presentandosi ogni anno identica per lo spirito, deve risultare nuova e coinvolgente, arricchendosi delle aspettative e delle urgenze del territorio.

Passato e futuro debbono intrecciarsi, diversamente si corre il rischio di recitare il solito copione, con un clichè ripetitivo ed ingredienti sempre uguali che non apportano alcun vantaggio alla comunità coratina. Si dovrebbe, a parare nostro, osare di più, facendo proposte ardite, assecondando l’entusiasmo dei giovani, coinvolgendo le associazioni culturali ed ecclesiali in una prospettiva che ci piacerebbe definire “sinfonica”. Così tutti gli sforzi compiuti dal comitato organizzatore e le risorse investite dall’Amministrazione comunale non svanirebbero nel fumo dei fuochi d’artificio o in quattro canzonette, ma contribuirebbero alla promozione di una città che ha un formidabile serbatoio di fermenti culturali, economici ed artistici.

Certamente sentiamo il dovere di esprimere i più vivi apprezzamenti per l’ottimo lavoro profuso da tutto il Comitato organizzatore, presieduto dall’instancabile Angela Pisicchio, che hanno lavorato intensamente per definire e realizzare un programma sobrio, lontano dalle mistificazioni, attento all’aspetto culturale, e a quello più squisitamente religioso. Sorretti da una grande passione per la nostra città hanno presentato un calendario ricco di appuntamenti ed hanno cercato di andare oltre la consueta “tre giorni” e l’abituale canovaccio.

Ci risulta che il gruppo ha lavorato con sintonia ed alacrità, anche se riteniamo rinnovare la proposta del centro Studi Politici “A. Moro” di creare una fondazione non solo per eliminare ogni possibile equivoco, e l’annoso scaricabarile tra gli organismi interessati, ma soprattutto per dare un assetto più stabile al gruppo e per avere punti di riferimento precisi su come gestire la Festa ed estrapolarla da un ambito puramente locale e lanciarla oltre confine.

Com’è noto il sistema dei finanziamenti è bloccato, anche in conseguenza della crisi economica generale. Ma non tutti sono a conoscenza che alle Feste patronali, ai sensi della Legge 19 aprile 1990, n. 84, che

stabilisce il “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, di cui al Decreto legislativo del 22 gennaio 2004, n. 42, si applicano gli interventi di tutela e valorizzazione previsti dalla Legge 10/0”1992 n.145 , con un’autorizzazione annuale di 2 milioni di euro.

Per poterne fruire chiediamo, ancora una volta, all’Amministrazione comunale ed alla Consulta della Cultura di stimolare progettualità e di finanziare per tempo progetti innovativi che esaltino la Festa di San Cataldo e vadano oltre i tre giorni tradizionali. Sarebbe anche auspicabile che sull’intero ciclo cerimoniale sul culto del santo, sui luoghi, sulla tradizione popolare ed iconografica, si crei un vero e proprio archivio della e memoria, che inserisca la festa di Corato nel contesto più ampio della cerimonialità meridionale ed italiana; ne faccia, insomma, un momento di conoscenza della ritualità dia altri contesti, cogliendo analogie e differenze, nel tempo e nello spazio.

Alle autorità religiose chiediamo di continuare a salvaguardare il valore primigenio ed autentico dell’evento religioso ed anche di vigilare affinché la Festa patronale non si trasformi in una fiera delle vanità o in una sorta annuale verifica del consenso, o ancora, in un trampolino di lancio di personaggi in cerca dì autore.

Per tutti quelli che continuano a sognare una Festa come uno spazio aperto di espressione e di comunicazione, di creazione e partecipazione, di rinnovamento e promozione, di crescita e di coinvolgimento, l’appuntamento è, speriamo, per il prossimo anno.


Nessun commento: