lunedì 10 agosto 2009

PER NON DIMENTICARE


Inaugurazione Piazza Caduti di Via Fani: non solo miglioramento dell’arredo ma anche “rispetto del decoro e della memoria dei martiri della libertà e della democrazia”.

Come Centro Studi Politici “Aldo Moro”, associazione intestata e ispirata al ricordo e agli insegnamenti dell’on. Aldo Moro, non possiamo che compiacerci ed esprimere la nostra condivisione per il ricordo che il sindaco Luigi Perrone pubblicamente ha voluto manifestare in un comunicato stampa in occasione dell’inaugurazione della bella piazza dedicata ai Martiri di Via Fani, comprendente tanti viali quanti sono i martiri, aperta al pubblico, con la sua presenza, la sera del 9 c.m.

Il riferimento ed il commosso ricordo nel comunicato stampa è andato giustamente ai 5 agenti di scorta all’on. Aldo Moro: Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi, di cui il 16 marzo scorso abbiamo ricordato il 31° anniversario della strage seguita, dopo terribili 55 giorni, il 9 maggio 1978, dal rinvenimento nel bagagliaio di una Renault 4, in Via Caetani, a Roma, del corpo del presidente della Democrazia Cristiana.

Il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro e la strage della sua scorta segnano uno spartiacque nella nostra memoria memoria e in quella collettiva degli italiani, dei nostri concittadini non più giovani, condizionando pesantemente la storia successiva.

Toccare questo argomento non è cosa semplice. Ma, affinché il ricordo resti sempre vivo, soprattutto in coloro che non hanno avuto il privilegio, come noi, di conoscere queste vittime sacrificali di una concezione politica terroristica aberrante, è opportuno fare alcune osservazioni e riflessioni.

Non tutti sanno o ricordano che l’avvicinarsi di culture politiche contrapposte da parte di Moro era inteso non come una forma di sopravvivenza politica, ma come una forma di sopravvivenza dell’ideale primario della politica: il famoso bene comune. Per questo l’avversario politico era sempre visto non come un nemico, ma come un portatore di valori concorrenti. Per questo riteneva suo dovere rivolgersi con paziente attenzione alle esigenze e ai bisogni dei singoli.

Allo stato attuale la politica e tutto quello che le è collaterale, non è stata in grado di mantenere vivo nelle nuove generazioni l’insegnamento politico e civile dell’indimenticabile statista.

A distanza di trentuno anni, parlare di Aldo Moro significa parlare di un periodo buio per l’Italia, ma anche del suo contributo di idee, così fortemente ancora attuali, che egli ha offerto all’Italia democratica sin dalla Costituente.

Occorre oggi più che mai mantenere vivo il ricordo di Aldo Moro, non soltanto per evitare il riprodursi di fenomeni terroristici e riaffermare il principio di legalità come criterio cardine dell’azione politica, ma anche per favorire l’affermarsi di un’alta concezione dell’impegno pubblico, il quale non parte da disegni personali di potere, ma da un’elevata coscienza storica della funzione e del ruolo di chi è chiamato a perseguire l’interesse generale.

Di fronte all’attuale, lunga e ancora irrisolta transizione italiana e a nuove forze politiche ancora in cerca d’identità, si avverte la mancanza di una coscienza civile altrettanto alta che permetta di affrontare le sfide dei tempi nuovi.

Nelle generazioni nate all’indomani della sua tragica scomparsa rimane solo un ricordo legato a qualche pensiero oppure a qualche storica foto del sequestro o del corpo crivellato di proiettili rinvenuto nel bagagliaio di un’auto rossa; ma al di là di questo manca la consapevolezza di quanto siano ancora attuali certe prospettive morotee.

E’ oggi responsabilità delle istituzioni ricordare e raccontare ai giovani la figura di Aldo Moro, che fu un dirigente politico di alta ispirazione democratica, in grado di esprimere forza di idee e lungimiranza di visione e assertore del confronto e del dialogo democratico. Il suo insegnamento è inoltre più attuale che mai, dato che, oggi come ieri, è necessario dare vita ad un “nuovo senso del dovere” affinché il sistema politico approdi verso una democrazia reale e compiuta.

Il senso delle commemorazioni, delle intitolazioni di vie e piazze – come giustamente dichiarato dal sindaco – dovrebbe essere indirizzato in questo senso, ma, purtroppo, né la politica, né tantomeno l’opinione pubblica lo hanno ancora a mente e, per questa ragione, si è ancora lontani dal poter dire di aver ereditato un’idea così lungimirante e sana di politica.

Si inizi quindi a raccontare meglio e in maniera più incisiva l’idea morotea dello Stato e della società alle nuove generazioni, soprattutto in un momento di così tale distanza dei giovani dalla politica; si cerchi di ricongiungere al senso civico ogni singola visione della collettività che ogni singolo cittadino possiede, perché solo così si potrà onorare il pensiero di chi ha speso la sua esistenza per il bene comune dell’Italia e dei suoi giovani.

Il nostro augurio è che il ricordo dei Martiri di Via Fani sia di buon auspicio per un confronto costruttivo, non pregiudiziale e ideologico, tra maggioranza e opposizione, a tutti i livelli istituzionali.

Chi oggi giustamente si duole degli eccessi della conflittualità sociale e politica, non può non riscoprire l’inclinazione tutta morotea a privilegiare sempre, anche in termini culturali, le ragioni positive del confronto e del dialogo contro le ragioni irragionevoli del conflitto permanente. Di questo vivono la politica e la democrazia.

Gli amici mortidice il poetaci camminano a fianco, e ci parlano e ci aiutano. Moro è nostro amico, ci cammina a fianco e ci parla. Speriamo che molti sappiano ascoltarlo. Ne abbiamo bisogno.

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