mercoledì 26 agosto 2009

Il Partito Democratico ai nastri di partenza

Negli ultimi anni si è fatta sempre più forte la richiesta di partecipazione a tutti i livelli di governo. La democrazia partecipata è diventata una tematica qualificante di molte liste civiche e del centrosinistra nel suo insieme. La vittoria di Nichi Vendola alla Regione, quella di Enzo Divella alla Provincia e di Michele Emiliano nelle precedenti consultazioni elettorali ne sono la prova concreta.

La fase aperta nella nostra città dal Partito Democratico con la candidatura a sindaco di Maria Bovino nel 2003 e quella di quest’anno al Consiglio provinciale, al di là degli esiti finali, ben esprime l’esigenza di una ripresa partecipata del rapporto tra i cittadini e la vita attiva, cioè politica. Credo che molte delle esigenze che il Centro Studi Politici “A .Moro” ha posto sin dal momento della sua costituzione possano ben interagire oggi con questo processo in corso.

Il Partito Democratico coratino sta mostrando chiaramente una strada per giungere ad una ricchezza della democrazia che questo partito programmaticamente assume in carico sin dal suo nome. L’alternanza di donne e uomini nelle liste per l’elezione degli organi statutari a livello nazionale, regionale, provinciale e locale rappresenta un esempio di civiltà, garantisce un rinnovamento della classe dirigente, certo non automatico, ma rivolto verso prospettive di lungo periodo, verso il futuro in mano alle nuove generazioni. Promette, inoltre, insieme ad altre regole costitutive del Partito, di non rimuovere, ma affrontare con misura il problema della personalizzazione nella vita politica, che va contrastata adottando le forme della discussione, della partecipazione e della comunicazione in modo nuovo e non subalterno alla cattiva mediatizzazione della politica.

Alla vigilia di un congresso che vede concorrere alla Segreteria nazionale Dario Franceschini, PierLuigi Bersani e Ignazio Marino e a quella regionale, rispettivamente, Guglielmo Minervini, Sergio Blasi, Enrico Fusco e Michele Emiliano (non sostenitore di alcuna mozione), che rappresentano diverse “anime” politiche e programmatiche, anche i più scettici e distanti devono ammettere che nel PD si sta aprendo un processo che, pur con molte contraddizioni, tenta l’inclusione, parla ai cittadini e fa ricorso ad un meccanismo di elezione attraverso le primarie che anche simbolicamente rappresenta un segno alto della democrazia partecipata.

Auspichiamo nel centrosinistra una discussione serena su questo tema nella convinzione comune che l’aggregazione, collegata alla partecipazione, dà forza alle idee e crea nuovo senso di responsabilità, soprattutto in vista del prossimo rinnovo del Consiglio regionale, che vedrà quasi certamente il presidente uscente confermato alla guida della coalizione e, sperabilmente, del governo regionale.

Siamo sicuri che anche a Corato, si aprirà tra breve un “laboratorio” politico che porti ad innovare i metodi, gli strumenti e le forme della comunicazione e della partecipazione politica. Se si vuole innovare la politica, infatti, bisogna rivedere linguaggi, comportamenti e prassi locali. Non servono le “guerre”, né servono i “generali”. Non servono, soprattutto, eserciti raccogliticci messi su per una “battaglia” contingente facendo leva, magari, sul “pensiero contro” o peggio ancora sullo “scontento”.

La politica non può essere solo un fatto personale, una missione privata. La politica, e quindi anche il governo della nostra città, non può ritenersi forte in rapporto all’energia o ad altre particolari abilità che di volta in volta riesce a sviluppare chi ne assume la guida. Possono diventare forti se c’è una crescita collettiva, se cresce la partecipazione dei cittadini, se si riesce quindi ad incidere strutturalmente su alcuni fattori critici anche di tipo culturale. Il Partito Democratico potrà dirsi innovativo se riuscirà ad assumere queste priorità, senza nostalgie per il passato, né illusioni per il futuro.

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