giovedì 3 settembre 2009

Progetto di massima di educazione alla legalità “Percorsi di crescita collaborativia”

In vista dell’incontro programmato dall’assessore alla Legalità on. Nichi Vendola al fine di predisporre una progettualità più dettagliata che miri a raggiungere gli obiettivi generali di legalità, mi pregio sottoporre alla Vs. attenzione alcune idee guida che possono contribuire alla “crescita collaborativa” che l’Amministrazione comunale intende portare avanti nella comunità terlizzese.

Il momento attuale è caratterizzato da situazioni e orientamenti complessi, talora contrastanti, nei riguardi della devianza sociale e ciò perché, negli ultimi anni, la tensione culturale sui problemi della devianza si è pesantemente concentrata sui temi istituzionali ed organizzativi dell’azione pubblica nel settore.

Le cause della devianza

Si è ritenuta prioritaria l’esigenza di approfondire la trasformazione dell’intervento pubblico, in termini di deistituzionalizzazione, di prevenzione, di decentramento delle competenze, di servizi sociali sul territorio, mentre scarsa attenzione, complessivamente, è stata data ai fattori di base dell’emarginazione, della devianza e della tossicodipendenza, con particolare riferimento alla crisi delle varie sedi di socializzazione e, prima fra tutte, la famiglia.

Si sono praticamente interrotti i circuiti relazionali che all’interno di un’organizzazione sociale rendono attuabili la concretizzazione e la circolazione di quei valori di cooperazione, di solidarietà e scambio che sono indispensabili alla promozione individuale e sociale.

Sono questi circuiti relazionali, infatti, che permettono una piena realizzazione individuale e collettiva, dando riscontro alle sollecitazioni in termini di motivazioni, aspettative e bisogni che provengono dal nucleo familiare ed alimentando nel contempo un flusso di valori, finalità e strumenti operativi che costituiscono il quadro di riferimento imprescindibile entro il quale la famiglia può calare la sua funzione di socializzazione primaria. Ne deriva allora un progressivo deterioramento del tessuto comunitario che rende più difficile trovare momenti di aggregazione, necessari agli individui per le loro esigenze di socialità.


Problematiche e tipi di devianze

Tipi di devianza, quali le tossicomanie per la loro presenza in tutti gli strati sociali mettono in crisi la validità assoluta delle analisi sociologiche che ponevano in stretta correlazione devianza sociale ed emarginazione, intesa come appartenenza a classi sociali subalterne ed a condizioni di sottosviluppo sociale.

I problemi sono quindi aumentati: accanto ai tradizionali serbatoi di devianza, costituiti dalle fasce di marginalità sociale, sono sorti altri filoni di devianza che prescindono totalmente da quelle condizioni di deprivazione socio - economica. Alle situazioni di abbandono materiale si affiancano, infatti, quelle di abbandono morale, non meno pericolose soprattutto nella fase adolescenziale.

In conclusione, è evidente, che devono essere posti in essere anche interventi rivolti ai singoli soggetti; ma se si vogliono fronteggiare dei processi sociali o culturali o comunque dei fatti più generali, occorre dare risposte anche di tipo collettivo, le opportunità utilizzabili da una più vasta utenza.


Modello d’intervento


Perciò il modello d’intervento che si propone aspira ad a superare il freddo tecnicismo dei servizi e, partendo dalla constatazione della stretta correlazione tra devianza e situazioni socio - ambientali esso ritiene che sia necessario agire contemporaneamente sul soggetto in difficoltà e sull’ambiente, sia per realizzare momenti di prevenzione primaria che per attivare processi positivi di recupero e di riabilitazione. A questo scopo non sarebbe sufficiente una organizzazione “scientifica” degli interventi dei servizi, mentre sarebbe necessario recuperare la “politicità” attraverso il costante collegamento del problema della devianza alle sedi politico - amministrative. Solo queste, infatti, sarebbero in grado di porre in essere interventi di carattere generale atti a fronteggiare il fenomeno nella sua globalità, dimensione sconosciuta ai servizi.

Tale orientamento mira contemporaneamente al recupero della dimensione comunitaria per arrivare ad una risposta partecipata e capace di consentire il riassorbimento della devianza ad opera dell’ambiente nel quale essa è nata.

Il progetto è evidentemente di quelli che non possono considerarsi conclusi in tempi brevi, riguardando anche processi di coinvolgimento della collettività ed investendo i criteri di percezione della devianza da parte dell’opinione pubblica.

Dobbiamo impegnarci quindi nella sperimentazione, umilmente, ma con grande serietà ed impegno per non lasciare nulla d’intentato per combattere il fenomeno della devianza e della tossicodipendenza, onde ridurne le conseguenze negative nella società.

Analizzate le cause della devianza, la strategia del progetto viene indirizzata verso due direttrici : la prima è intesa a realizzare momenti di prevenzione, la seconda di recupero e di risocializzazione.


Fase della prevenzione


Per incidere significativamente sulla devianza,in termini di prevenzione, occorrerebbe dare una risposta globale ai problemi della condizione giovanile.

Una prima risposta anche se parziale è identificabile in un progetto di creazione di strutture sul tempo libero del territorio (in particolare su quello a più alto rischio e quindi più pericoloso), che siano alternative a quelle di carattere consumistico offerte ai giovani: la creazione di “centri d’interesse” che possano definirsi come momento di aggregazione in una determinata zona allo scopo di promuovere la socializzazione, attraverso l’impiego del tempo libero, in attività che interessano particolarmente i giovani.


Finalità del “Centro d’interesse”


Il Centro ha come finalità precipua quella di ricostruire per il giovane un rapporto valido con la famiglia, con la scuola, con la società, nonché di agevolare l’inserimento di soggetti svantaggiati o emarginati.

Il Centro potrà abbracciare una vasta gamma di attività e si avvarrà anche della collaborazione di operatori appartenenti ad associazioni, enti, cooperative, nonché di gruppi di volontariato e sarà in contatto con il Servizio Sociale del Comune che costituisce il punto di riferimento per ogni iniziativa diretta ai giovani sul territorio.

Il Centro va realizzato utilizzando apposite strutture del Comune: ambienti - ritrovo, campi sportivi, palestre ed aule scolastiche disponibili o infine strutture private (parrocchie, oratori, ecc) con cui l’Ente locale dovrà convenzionarsi.

La gamma di attività del Centro sarà la più vasta e potrà comprendere tra l’altro incontri comunitari sui mass - media (films, programmi televisivi, giornali e riviste specializzate, ecc.) organizzazione di mostre, rappresentazioni teatrali, attività ludico - ricreative (gare sportive, cineforum, discoforum, alfabetizzazione informatica, giornalismo, orientamento scolastico e professionale, corsi di educazione alla legalità, alla salute, alla prevenzione da ogni tipo di dipendenza, per genitori, ecc.).

Ovviamente, la scelta delle attività dipenderà dalla valutazione di una serie di elementi che devono tener conto delle esigenze del territorio e degli interessi che si intendono sviluppare.

Il progetto educativo da realizzare deve tener conto delle necessità di coinvolgere le famiglie, le scuole e tutte le sedi istituzionali e associative extra - familiari che costituiscono il prolungamento naturale della funzione di socializzazione primaria tipica del nucleo familiare al fine di riallacciare i circuiti relazionali interrotti per ristabilire la circolazione di quei valori che sono indispensabili alla promozione umana e sociale.

Per la gestione del Centro d’interesse ci si potrà avvalere degli operatori appartenenti o convenzionati con associazioni e cooperative o dai gruppi di volontariato particolarmente competenti nei settori di attività gestiti dai centri e che saranno convenzionati dal Comune; non si esclude l’utilizzo di obiettori di coscienza previo convenzionamento con il Ministero della Difesa.

Non è possibile predeterminare il numero e la qualificazione professionale degli operatori da destinare al Centro d’interesse in quanto essi dipendono da diversi fattori quali la dimensione del Centro, la natura e la quantità delle attività che si intende svolgere. Indispensabile, tuttavia, appare il ruolo, la funzione e la figura dell’operatore psico-pedagogico, già impiegata in alcune scuole medie e utilizzata dal Distretto scolastico. Particolare significato assumono, infatti, per la realizzazione degli obiettivi che il progetto di propone di perseguire, le scelte operative.

Esse saranno effettuate in modo da convogliare intorno al “Centro” gli interessi dei destinatari del progetto, nonché gli interessi dei destinatari del progetto, nonché la scelta degli operatori che dovranno essere particolarmente motivati. E’ indispensabile, quindi, che l’Ente locale chiamato in concreto a realizzare il progetto si sforzi di calibrare scelte appropriate volte a soddisfare in misura la più larga possibile, la domanda che si leva dal territorio. Ne discende, quindi, la necessità che il programma venga preparato in ogni dettaglio con margini di rischio in negativo ridotto al minimo.

La sperimentazione come avvio di un processo culturale.

Occorre precisare che il tipo di sperimentazione che gli Assessorati ai Servizi Sociali, alla Legalità ed alla Politiche giovanili potrebbero realizzare con l’adozione del suddetto progetto non si esaurisce nella stesura di un “piano” come complesso di scelte e prescrizioni. Il Progetto deve presentarsi come mossa d’avvio per la maturazione di un processo culturale, attraverso momenti di confronto e di verifica, consentendo, quindi, anche flessibilità e aderenza delle proposte alle diverse realtà territoriali

Gestione del Centro d’interesse

In questa direzione, pertanto, gli obiettivi che si intendono perseguire e sottoporre al confronto sul piano generale rispetto ai servizi sociali e sanitari sono :

  • unificazione progressiva nel Comune dei servizi ora gestiti da diversi Enti;

  • unità organica tra servizi socio - assistenziali e sanitari e loro integrazione con altri servizi;

  • caratterizzazione dagli interventi nel senso della prevenzione sanitaria e sociale intesa come strategia alternativa all’attuale sistema di tipo riparativo;

  • superamento di ogni forma di emarginazione e segregazione;

  • utilizzazione di tutte le risorse esistenti (pubbliche e private, strutture e personale);

  • previsione di momenti di riqualificazione del personale;

  • inscindibilità tra contenuti, organizzazione dei servizi e formazione di base e permanente degli operatori;

  • promozione di una più ampia partecipazione alla gestione dei servizi.

Le nostre associazioni, in forme, modi e tempi da concordare in un’apposita convenzione, dispongono di risorse professionali altamente qualificate ed esperte, che potranno concorrere alla realizzazione degli obiettivi previsti dal progetto, anche attraverso il coordinamento di un eventuale gruppo di progetto, che faccia della “flessibilità innovativa” il filo conduttore della sua modulazione specifica.

In particolare, si segnala la disponibilità ad elaborare un progetto di prevenzione contro la droga, sulla base delle disposizioni legislative 19/7/91, n. 216, del D.P.R. 309/90 (Piano di azione per i minori); della legge 26/6/90 n. 162; e della legge del 28/8/97 “Promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza”..

In attesa di riscontro, invio cordiali saluti.

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