martedì 17 febbraio 2009

PATTO DI STABILITA’ E BILANCIO PARTECIPATO TRA “VIRTU’” E VIRTUOSISMI


Ho letto con molta attenzione il contenuto della lettera che il sindaco Luigi Perrone ha indirizzato al presidente Berlusconi per chiedere “la modifica delle norme vigenti in materia di Patto di stabilità”, pubblicata da Coratolive il 15 febbraio scorso. Il documento, già preannunciato dall’assessore alle finanze Massimo Mazzilli nella 1° Commissione consiliare presieduta da Pasquale Aloiso, segue alla lettera del presidente dell’ANCI, Leonardo Domenici, relativa alla circolare del Ministero dell’Economia sul rispetto del patto di stabilità interno, considerata dall’autore “una provocazione grave e intollerabile” e, pertanto, preannunciava che nella riunione del 5 febbraio avrebbe proposto la “rottura totale di ogni rapporto con il Governo, l’abbandono della Conferenza Unificata e il blocco di ogni collaborazione istituzionale, in particolare sul Federalismo fiscale e Codice delle Autonomie”. La richiesta del nostro sindaco al Capo del Governo di “adoperarsi per correggere dette norme” è quindi in linea con quanto sostenuto dall’ANCI, secondo cui la grave crisi che attanaglia il Paese costringerà l’80% dei Comuni a non rispettare il Patto di stabilità interno.

Il problema è della massima attualità, in quanto tutti i Consigli comunali devono entro il 31 marzo deliberare il bilancio di previsione 2009. Manca, però, poco più di un mese alla scadenza e nessuna notizia di convocazione è ancora apparsa all’orizzonte. Evidentemente, l’espressione “bilancio partecipato” è un eufemismo che trova spazio soltanto nelle interviste giornalistiche del sindaco e nelle dichiarazioni dell’assessore alla programmazione finanziaria, ma non nella effettiva partecipazione dei cittadini. Prova ne è che per quattro anni consecutivi, a pochi giorni di distanza dalla riunione del Consiglio comunale, un pubblico manifesto ha sempre invitato i cittadini ad una pubblica assemblea per discutere il bilancio di previsione, ma, come già accaduto per altre iniziative analoghe (DDP del PUG, PIRP, GAL, Consiglio comunale dei ragazzi, Consulte comunali e, il 26 febbraio prossimo anche il Forum dei giovani), la partecipazione è stata sempre limitata a pochissime persone. La sistematica assenza della società civile e politica, nonché dei singoli cittadini, al di là di mere denunce verbali, non ha messo mai in condizione i nostri attivissimi amministratori di riflettere sui motivi di tanto scarso interesse da parte della comunità amministrata, i cui membri, evidentemente, preferiscono essere spettatori anziché attori nel processo di sviluppo della propria città. Delegare è più comodo che partecipare! Ma aiuta a crescere?

Anche quest’anno, pertanto, ci troveremo a leggere 4 o 5 giorni prima della discussione in Consiglio comunale, un manifesto o una notizia di cronaca, dove ai soliti quattro gatti verrà servito un piatto già pronto, che non sarà possibile condire in alcun modo. Evidentemente, i cittadini, per quanto riguarda la politica, non la pensano come il sindaco: “Politica è confronto e dialogo anche con chi la pensa diversamente da te, perché così si superano i propri limiti e si arriva alla migliore decisione per risolvere un problema. Politica, per questo, è anche rispetto dell’altro, aprirsi alle idee altrui, pensare che oltre te ci sono gli altri, con i quali devi confrontarti e dai quali puoi sempre imparare” (leggi Lo Stradone di febbraio).

Come non condividere! Chi mi legge sa quante volte ho sottolineato tale necessità, soffermandomi soprattutto sul significato da attribuire all’espressione “bilancio partecipato”. Un bilancio, cioè, in cui la “politica si fa incontro, ascolto, ma soprattutto azione diretta, partecipazione autentica, che consenta ai cittadini di scegliere democraticamente come e dove investire le risorse del proprio Comune. Che non si limita ad un incontro preliminare preconfezionato, ma che continua con incontri tematici, che danno vita ad un “Laboratorio urbano”, che svolge oltre alla funzione di proposta anche quella di verifica, all’insegna della massima trasparenza, dell’efficacia e dell’efficienza dei provvedimenti adottati o in via di adozione”. Eppure sono a tutti noti lo Statuto comunale, le dichiarazioni programmatiche dell’Amministrazione e la Direttiva del 17 febbraio 2006 del Ministero della Funzione Pubblica relativa alla rendicontazione sociale nelle Amministrazioni pubbliche, nella quale sono dettate le linee guida per la stesura del bilancio sociale, visto come completamento del processo di trasparenza iniziato negli anni ’90 con la legge n. 241 /’90, recentemente riformata dalla legge n. 15/2005.

Il mio auspicio è che al sindaco “virtuoso”(IL GIORNALE- 7/1/09), che “mette sul piatto aiuti per famiglie e Pmi” (Il Sole -24 ore Sud-11/2/09) e che scrive a Berlusconi per chiedere “la modifica delle norme vigenti in materia di patto di stabilità “(Coratolive - 28/209) possa corrispondere quanto dichiarato dall’assessore alle finanze Massimo Mazzilli: “L’intero iter del bilancio, per volontà dell’amministrazione, prima della discussione e dell’approvazione, sarà aperto ai contributi che perverranno dalle associazioni di categoria, organizzazioni sindacali, scuole, semplici cittadini ed il contenuto definitivo del provvedimento sarà con gli stessi partecipato. Tutti saranno coinvolti nel normale iter di bilancio partecipato per l’anno 2009 sia nell’ambito di “tavoli” specifici che in quelli che i singoli assessorati convocheranno”. (Gazzetta del Mezzogiorno – 25/1/09).

Il bilancio, infatti, non è soltanto un insieme di numeri o uno strumento riservato agli esperti: esso influisce sul vivere quotidiano dei cittadini, dà l’impronta alla comunità e stabilisce le priorità in tanti settori diversi:dagli aiuti sociali (vedi misure anticrisi) al turismo, alla scuola, alla cultura, alle opere pubbliche, alle opportunità economiche, ecc. E, pertanto, imprescindibile la necessità di renderlo comprensibile a tutti, assolvendo così a criteri di chiarezza, trasparenza e comunicazione di cui l’Amministrazione deve occuparsi nella sua funzione di dialogo costante con i cittadini.

Si tratta, insomma, di passare da una logica di “resa” ai numeri ad una logica di “ragionare” su di essi per restituirli alla loro funzione di strumento che va “amministrato”.

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