martedì 10 febbraio 2009

Eluana: ci sarà “quiete” dopo la tempesta ?

Si chiama la”Quiete “ la clinica di Udine dove ha esalato l’ultimo respiro Eluana. La cosa della quale probabilmente lei, e questo Paese devastato dalle parole, dalle accuse e dalle invettive, aveva bisogno. Chiunque si è sentito in dovere e in diritto di dire la propria, di dire “io so cosa vorrebbe Eluana”, travalicando ogni limite del dolore verso di lei e verso la famiglia.

Non ho verità granitiche su questa vicenda, e invidio chi pensa di averle. Gli unici che possono averle sono i genitori le cui parole vanno rispettate. Parole da sottoscrivere, non fossero arrivate tardive dopo il diluvio di pareri e certezze che ogni rappresentante di qualcosa ha sentito il dovere e il diritto di esprimere. Forse quando calerà davvero la quiete su questa terribile vicenda che dura da 17 anni, si riuscirà a tessere un filo che porti a prevenire scelte così devastanti.

Si chiami testamento biologico o difesa ad oltranza delle funzioni vitali, si chiami diritto all’accanimento terapeutico o eutanasia, qualunque cosa purché questo Paese sia capace di dotarsi di strumenti giuridici in grado di evitare la lacerazione delle coscienze. Insomma, occorre una legge per il testamento biologico. Solo senza ansie emotive questo potrà accadere. Ma sembra che il nostro Parlamento sia incapace di esprimersi su questioni che non siano sollecitate dall’urgenza della cronaca. Siano le intercettazioni piuttosto che la crisi dell’auto, siano le nuove povertà che la giustizia, se non c’è la forza e l’urgenza enorme della cronaca che impone l’agenda, non se ne parla.

Vedrete, chiuso il caso Eluana non ci sarà politico o ministro che ricorderà che bisogna regolamentare la materia. Perché occuparsi della vita delle persone prima di arrivare a scelte ineluttabili è un impegno troppo gravoso per la politica. Vuoi mettere partecipare in un talk show e dire la propria a cadavere ancora caldo?

Non tutti sanno che ogni anno 160 pugliesi sono vittime di gravi lesioni cerebrali. Non tutti muoiono subito. In molti sopravvivono, nonostante il coma e, trascorso il primo anno di criticità, vanno a nutrire quell’esercito di “invisibili” – circa 700 in tutta la regione – che ogni giorno lottano non solo per la propria vita ma per non restare fredda casistica. Una guerra silenziosa, portata avanti dalle famiglie e dai volontari che, nel giorno della morte di Eluana assume un significato particolare. L’Italia, soprattutto il Sud ha scarsità di strutture dove poter affrontare, se non serenamente, almeno seriamente la malattia e, dunque, per creare qui un centro capace di sostenere malati e famiglie. A questo scopo è nata la fondazione “Giulia e Maria” alla quale mancano poche migliaia di euro per potersi accreditare e poter iniziare a raccogliere i fondi per creare la struttura. (Info. allo 080/3004569).

Sarebbe questo un modo per evitare che un problema drammatico di questo tipo, diventato oggetto di un conflitto politico-ideologico, che sarebbe meglio non ci fosse stato e non ci sia. Una tragedia si è consumata contro i nostri occhi e non è stata solo la fine della non-vita di una povera ragazza in realtà già morta, come ha detto un suo medico, 17 anni fa. La tragedia ha superato l’evento e fa registrare, come nei momenti peggiori, la strumentalizzazione del fatto a fini diversi ed oscuri. Ricordo un’atmosfera analoga negli ultimi giorni della prigionia di Moro. Anche allora i motivi umanitari e la difesa dello Stato si mescolarono a torbidi disegni politici sia da parte di alcuni che sostenevano la “fermezza”, sia da parte dei “trattativisti”.

Ora penso allo strazio dei genitori di Eluana, ai quali bisogna riconoscere maggiore riservatezza e rispetto per il dramma che hanno vissuto e continueranno a vivere chissà per quanto tempo ancora. Penso con Valter Veltroni che “Questa è una materia molto delicata sulla quale credo che la politica debba fare un passo indietro lasciare che le cose siano determinate da questi unici due fattori oggettivi:l’amore dei genitori per Eluana e le sentenze. Non è materia su cui fare colpi di scena propagandistici”.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Prof, la vicenda Englaro ha portato in evidenza i limiti del PD che in simili questioni non può esprimersi a causa delle diverese (troppo diverse) annime che lo compongono. Il caso Englaro è la punta dell'iceberg delle questioni etiche e morali che affrontereno nei prossimi anni. Per fortuna il PD - già in coma - probabilmente cesserà di esistere questa estate. Abbia coraggio anche lei: stacchi la spina.