lunedì 2 febbraio 2009

APPELLO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Non passa giorno in cui giornali e televisioni giornali e televisione ci fanno assistere ad un crescendo di episodi di violenza contro le donne, dalle atroci aggressioni allo stupro di gruppo. Come ha dimostrato una recente ricerca dell’Istat sono 7 milioni le donne tra i 16 e i 70 anni ad avere subito nel nostro Paese violenza sessuale o fisica nel corso della vita, pari ad una donna su tre Di queste, 5 milioni hanno subito violenza sessuale,1 milione ha subito stupri o tentati stupri. La violenza di genere è soprattutto domestica e avviene ad opera di familiari e conviventi. Ma certo quella che accade casualmente in strada ad opera di sconosciuti non è meno drammatica. C’è un grande problema di sicurezza nelle città per le donne, che riguarda le periferie isolate e buie, la mancanza di servizi e strumenti adeguati al contrasto tempestivo, la carenza di strutture di sostegno per la prevenzione.

La giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che ricorre il 25 novembre, ha rappresentato l’occasione per dare vita anche a Corato ad una campagna di sensibilizzazione sulla condizione femminile iniziata nella Chiesa Matrice il 4-5 6 dicembre con il titolo “Volti di donna” e seguita da quella di quattro giorni (29 gennaio – 1 febbraio) promossa dalla Federazione Donne Evangeliche Italiane, con l’Associazione Artistica Culturale Nazionale “La CARVELLA”, presieduta dal maestro d’Arte Antonio Russo. La “Staffetta per la donna” si è articolata i diversi momenti molto interessanti presso la Chiesa Valdese in C.so Mazzini, 27, con una mostra collettiva d’arte di giovanissime pittrici: Cinzia Matteucci, Annamaria De Bellis, Letizia Konderak, Yanira Delgado Altamirano, Silvia Tolomeo e la nostra concittadina Chiara Bruno, ed una conferenza tenutasi domenica 1 febbraio sul tema “Se questa è una donna…Scenari e significati delle violenze sulle donne”. Relatrici Antonella De Benedittis, coordinatrice area migrazioni della Comunità Oasi 2 di Trani, Marisa Mastrototaro della Federazione Donne Evangeliche Italiane di Corato. E’ intervenuta anche Angela Bini di Trani con una sua performance di Trani. Il consigliere delegato alla cultura Giuseppe D’introno ha portato il saluto dell’Amministrazione comunale che è stata anche tra i patrocinatori dell’evento.

“Le donne – è stato detto da diversi punti di vista dalle relatrici – da tempo immemorabile hanno fatto i conti con la violenza degli uomini. Evidente,ente, la libertà femminile rappresenta per tanti uomini una minaccia anziché un’opportunità per costruire un rapporto più ricco ed impegnativo. Si rende necessaria l’uscita definitiva da ogni residuo di visione patriarcale del rapporto fra i sessi. Inoltre, deve essere chiaro che la lotta contro la violenza sulle donne non può essere solo un problema femminile, è necessaria un0assunzione di responsabilità individuale e collettiva maschile, perché il ricorso alla violenza congela la maturazione affettiva degli uomini e offre uno sbocco regressivo alla necessità del cambiamento”.

Questi temi, come quelli della pace, della non violenza e dei diritti umani, recentemente fatti oggetto di discussione dall’Associazione locale “Cristiani in dialogo”, nel forum del 16 gennaio scorso e proposti al Consiglio comunale del successivo 26 gennaio, rivelatosi a tal proposito sordo e muto, devono diventare oggetto sistematico di discussione e di prevenzione a partire dalle scuole, nelle quali si può sviluppare un rapporto intergenerazionale altamente significativo, nelle istituzioni e nella società civile.

Ma non basta. Di fronte a tanti casi così allarmanti ciò che vogliamo denunciare – da parte nostra – sono la sottovalutazione del problema e un clima culturale di svilimento della dignità femminile. Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio sull’ineliminabilità dello stupro per le italiane sono inaccettabili, offensive per le donne che ne sono drammaticamente vittime, lesive della dignità di tute. Su questo tema non tolleriamo battute e leggerezza. Queste parole destano gravissime preoccupazioni, perché sono insieme sintomo e causa di questo clima che va combattuto in modo fermo e deciso.

Contro la violenza sulle donne è necessario lavorare sulla prevenzione e promuovere una cultura del riconoscimento della libertà reciproca e del reciproco rispetto tra uomini e donne. Occorrono politiche concertate, dal trasporto pubblico e privato al commercio, amministratori che non si limitano al patrocinio e a portare un breve saluto ma che promuovano iniziative sul territorio, periferie meno abbandonate, una rete di sostegno. Ciò presuppone che si riconosca che il problema esiste, che riguarda le relazioni stesse tra uomini e donne e che richiede un impegno straordinario, anche sotto l’aspetto delle politiche d’integrazione delle persone immigrate.

A livello amministrativo non esiste un piano contro la violenza di genere, nei bilanci non vengono stanziate risorse in questa direzione. E’ ora che l’Amministrazione comunale metta in campo una campagna antiviolenza la quale informi le donne sulle strutture e i servizi di prevenzione e contrasto e preveda corsi di educazione al rispetto della differenza femminile nelle scuole, per promuovere il rispetto della dignità e dei diritti delle donne.

Occorre realizzare un vero e proprio progetto di diffusione e di sensibilizzazione della cultura delle pari opportunità e di genere, a partire da un primo livello di conoscenza e consapevolezza delle conquiste culturali e sociali in materia di diritti delle donne, cercando di comprendere l’evoluzione e le ricadute che queste hanno avuto sulla vita sociale e lavorativa delle stesse.

Il prossimo 8 marzo, dedicato alla Festa della donna” potrebbe essere un’utile occasione per inaugurare uno sportello informativo sull’orientamento professionale delle donne, con l’intento di favorire un dialogo costruttivo fra le diverse generazioni su tematiche di particolare rilievo come le pari opportunità politiche, la legislazione nazionale ed europea e la ricerca dei relativi finanziamenti, le nuove professioni e la riforma del mercato del lavoro, le imprese al femminile, la salute e il benessere delle donne tra prevenzione e cura.

Nel frattempo ci auguriamo che la Consulta per le Pari opportunità possa presto insediarsi ed assolvere ai compiti previsti dal regolamento: espressione di pareri sugli atti amministrativi, presentazione di proposte, organizzazione di incontri, attività di ricerca e indagini sulla condizione femminile, con la speranza di vederle, in futuro, maggiormente rappresentate un Consiglio comunale e in una Giunta meno “maschiliste”.

Un segnale potrebbe essere dato istituendo la delega alle “Pari opportunità ed alle differenze di genere” da affidare a un assessore o a un consigliere comunale, con il compito di migliorare la conoscenza delle condizioni della donna nel territorio urbano, sia sotto il profilo dell’occupazione che sotto il profilo delle infrastrutture e dell’efficienza dei servizi e dei livelli di partecipazione. Una più illuminata, corretta politica dei servizi sociali, infatti, una più adeguata politica delle infrastrutture, che costituiscono il tessuto irrinunciabile per la promozione non solo della donna , è soltanto u o dei contributi che l’Amministrazione cittadina deve garantire per consentire alle donne il libero inserimento nel mondo del lavoro e la effettiva partecipazione alla organizzazione politica e sociale della città.

Le istituzioni hanno il dovere di fare autocritica , poiché la “politica al maschile” riesce con irrisoria facilità ad aggirare quei pochi vincoli che imporrebbero una reale parità di accesso alla vita pubblica (vedasi l’art. 51 della Costituzione, che sancisce “Tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici ed alle cariche elettive in condizioni di uguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge”).

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