Accettiamo di buon grado l’invito
formulato dal sindaco Ninni Gemmato a partecipare, non solo con una presenza
attiva ma anche con proposte concrete, al pubblico dibattito sul bilancio di previsione previsto per il
giorno 24 ottobre in p.zza Cavour. E’ una grande novità quella che si prospetta
ed è sicuramente indice di una volontà, sempre ignorata dai precedenti
amministratori nonostante le nostre continue sollecitazioni in tal senso.
Il bilancio
partecipato, in sostanza, è un primo tentativo di coinvolgimento dei
cittadini nella governance locale, che ci auguriamo prosegua investendo tutti i
settori della vita amministrativa e che veda partecipi il maggior numero
possibile di terlizzesi, a prescindere dal proprio orientamento politico.
Il bilancio partecipativo, infatti, è uno
strumento, come il nome stesso suggerisce, per promuovere la partecipazione dei
cittadini alle politiche pubbliche locali, e in particolare, al bilancio
preventivo dell’ente cioè alla previsione di spesa e agli investimenti pianificati
dall’amministrazione.
Si può parlare di Bilancio Partecipativo quando su un territorio viene praticato un percorso di dialogo sociale che tocca il ‘cuore’ economico/finanziario dell’amministrazione, puntando a costruire forti legami ‘verticali’ tra istituzioni ed abitanti, e contemporaneamente solidi legami ‘orizzontali’ tra i cittadini le loro organizzazioni sociali, i quali possono così partecipare alla previsione di investimento, influenzare le scelte e le priorità politiche e quindi “decidere” attivamente le politiche future.
Il bilancio partecipativo è anche uno strumento di rendicontazione sociale perché prevede momenti e materiale di informazione rivolti alla cittadinanza, riguardanti l’operato dell’ente, gli investimenti fatti e gli interventiprevisti.
Attraverso il bilancio partecipativo è possibile costruire un rapporto diretto tra cittadini e governance locale, riavvicinare le persone e l’elettorato alla politica e al governo del territorio. Esso rappresenta uno strumento privilegiato per favorire una reale apertura della macchina istituzionale alla partecipazione diretta ed effettiva della popolazione nell’assunzione di decisioni sugli obiettivi e la distribuzione degli investimenti pubblici, superando le tradizionali forme solo ‘consultive’ e creando un ponte tra democrazia diretta e quella rappresentata.
Il pericolo che può presentarsi nell’uso di questo strumento consiste nella mancata attuazione delle proposte raccolte, e nel mancato allineamento del bilancio e delle politiche pubbliche alle decisioni prese dai cittadini; altrettanto pericoloso, data la connotazione politica erroneamente attribuita a questo strumento di governance, è che la promozione del processo partecipativo rimanga un impegno elettorale annunciato che non viene poi realmente realizzato, trasformandosi in questo modo da strumento di partecipazione e democrazia diretta a strumento di propaganda politica.
Come Centro Studi Politici “A. Moro” ci auguriamo che la Direttiva del 17/2/ 2006 del Ministero della Funzione Pubblica relativa alla rendicontazione sociale nelle Amministrazioni pubbliche, nella quale sono dettate le linee guida per la stesura del Bilancio sociale visto come completamento del processo di trasparenza iniziato negli anni ’90, sia perseguita con puntualità e sistematicità nel corso della vita amministrativa del Comune di Terlizzi e diventi esempio e modello per i Comuni viciniori.
Si può parlare di Bilancio Partecipativo quando su un territorio viene praticato un percorso di dialogo sociale che tocca il ‘cuore’ economico/finanziario dell’amministrazione, puntando a costruire forti legami ‘verticali’ tra istituzioni ed abitanti, e contemporaneamente solidi legami ‘orizzontali’ tra i cittadini le loro organizzazioni sociali, i quali possono così partecipare alla previsione di investimento, influenzare le scelte e le priorità politiche e quindi “decidere” attivamente le politiche future.
Il bilancio partecipativo è anche uno strumento di rendicontazione sociale perché prevede momenti e materiale di informazione rivolti alla cittadinanza, riguardanti l’operato dell’ente, gli investimenti fatti e gli interventiprevisti.
Attraverso il bilancio partecipativo è possibile costruire un rapporto diretto tra cittadini e governance locale, riavvicinare le persone e l’elettorato alla politica e al governo del territorio. Esso rappresenta uno strumento privilegiato per favorire una reale apertura della macchina istituzionale alla partecipazione diretta ed effettiva della popolazione nell’assunzione di decisioni sugli obiettivi e la distribuzione degli investimenti pubblici, superando le tradizionali forme solo ‘consultive’ e creando un ponte tra democrazia diretta e quella rappresentata.
Il pericolo che può presentarsi nell’uso di questo strumento consiste nella mancata attuazione delle proposte raccolte, e nel mancato allineamento del bilancio e delle politiche pubbliche alle decisioni prese dai cittadini; altrettanto pericoloso, data la connotazione politica erroneamente attribuita a questo strumento di governance, è che la promozione del processo partecipativo rimanga un impegno elettorale annunciato che non viene poi realmente realizzato, trasformandosi in questo modo da strumento di partecipazione e democrazia diretta a strumento di propaganda politica.
Come Centro Studi Politici “A. Moro” ci auguriamo che la Direttiva del 17/2/ 2006 del Ministero della Funzione Pubblica relativa alla rendicontazione sociale nelle Amministrazioni pubbliche, nella quale sono dettate le linee guida per la stesura del Bilancio sociale visto come completamento del processo di trasparenza iniziato negli anni ’90, sia perseguita con puntualità e sistematicità nel corso della vita amministrativa del Comune di Terlizzi e diventi esempio e modello per i Comuni viciniori.
L’ascolto dei cittadini, infatti,
diventa sempre più una necessità per una comunità che voglia riscoprire il suo
essere pienamente soggetto di testimonianza democratica, il nostro auspicio è
che si vada sempre più verso un modo di amministrare che sappia coniugare lo
sviluppo con la solidarietà; che guardi ai diritti di tutti e non ai privilegi
di pochi, che promuova una crescita socio-culturale; che sostenga il sistema
agricolo, imprenditoriale e commerciale, che tuteli la salute dei cittadini e
ne migliori la qualità della vita; che abbia nel lavoro, nell’occupazione,
nella difesa dell’ambiente e del territorio le priorità della sua
programmazione politico – amministrativa.
Questi
obiettivi potranno essere raggiunti attraverso una cultura del progetto, un piano strategico che colleghi efficienza e
solidarietà, sviluppo e compatibilità sociali e finanziarie. Il lavoro per
progetti – è noto – facilita il passaggio dalla semplice risposta alla
promozione e alla sensibilizzazione della cittadinanza e della società civile.
E’ importante superare la concezione particolaristica degli interventi a
pioggia, dei contributi occasionali, dei patrocini “morali” per procedere
secondo una visione progettuale, che parta da una conoscenza oggettiva, seria e
documentata dei bisogni delle persone e delle realtà associative.
Il Centro
Studi Politici “A. Moro” ha più volte proposto di delineare, attraverso accordi
di programma specifici con le diverse realtà territoriali, un piano di lavoro
comune finalizzato a rendere più proficua la collaborazione e più sistematica
la partecipazione dei cittadini alle scelte amministrative. Quello che
continuiamo a proporre, in coerenza con lo Statuto comunale, è la costituzione
di un Laboratorio urbano, formato da
cittadini desiderosi di uscire dalla condizione di dipendenza, superficialità,
qualunquismo, deresponsabilizzazione, disaffezione alla politica ed anche da
tutte quelle espressioni della società civile realmente impegnate nella
rimozione delle cause del disagio, nell’affermazione, tutela, difesa e
promozione dei diritti di cittadinanza.
I tempi
sono maturi per il riconoscimento di uno spazio democratico per un volontariato
che non sia solo testimonianza sociale negli interventi e nei servizi a favore
della comunità, ma contestualmente soggetto politico, protagonista del
cosiddetto “bilancio partecipato”. Un bilancio, cioè, in cui la politica si fa
incontro, ascolto, ma soprattutto azione diretta, partecipazione autentica che
consenta ai cittadini di scegliere democraticamente come e dove investire le
risorse del proprio municipio.
Concludendo,
da queste brevi note si dovrebbe dedurre che l’inclusione non è un valore in sé
ma un’opportunità che l’Amministrazione deve cogliere per anticipare i
conflitti e recepire le possibili indicazioni che vengono da chi subirà le
conseguenze delle decisioni prese. Non si tratta solo di mettere tutti
d’accordo, ma di ascoltare tutti i portatori di interesse, perché spesso sono
in grado di proporre soluzioni che soltanto chi è coinvolto direttamente e
conosce tutte le variabili in gioco è in grado di suggerire.
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