mercoledì 23 dicembre 2009

Lettera a Babbo Natale - Tanti Auguri "Scomodi"

Caro Babbo Natale,

come ben sai, il Natale è, fra le ricorrenze dell’anno, quella più attesa da grandi e piccini.

Per i cristiani il Natale è il momento in cui si commemora la nascita di Gesù, il Dio fatto uomo; per i laici e per gli uomini di “buona volontà” è il momento durante il quale ci si sente forse più buoni e più aperti ad ascoltare messaggi di pace e di speranza.

Il Natale è anche il momento in cui ciascuno di noi sente la necessità, caro Babbo Natale, di mettersi in contatto con te, inviandoti ancora, come quando eravamo bambini, la tradizionale letterina e per chiederti, magari soltanto con il pensiero, ciò che si vuole e ciò che assolutamente non si vuole.

Così, quante lettere, quante richieste si accumulano, caro Babbo Natale, al tuo indirizzo in questo periodo! Quante speranze, quante gioie e quanti dolori ti giungono da ogni dove!

E, soprattutto, quanti auguri di Buon Natale ti giungono! Auguri, però, spesso innocui, formali, imposti soltanto dalla routine del calendario.

Io, invece, vorrei inviarti, per farteli conoscere - se già non li conosci – gli AUGURI SCOMODI, tratti dagli scritti di un pastore di anime del nostra regione, della mia cara Terlizzi, il vescovo Tonino Bello, immaturamente scomparso. Eccoli qui di seguito:


Tanti AUGURI SCOMODI, allora, miei cari fratelli


Gesù, che nasce per amore, vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.


Il Bambino, che dorme sulla paglia, ti tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità ad uno sfrattato, a un marocchino, ad un povero di passaggio.


Dio, che diventa uomo, vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vita, il sorpasso, il progetto dei giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.


Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.


Giuseppe, che nell’affronto delle mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sere dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi cortocircuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori, che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.


Gli Angeli, che annunciano la pace, portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che, poco più lontano di una spanna, con l’agravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.


I Poveri, che accorrono alla grotta , mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce2 dovete partire dagli umili. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano. Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.


I Pastori che vegliano la notte “facendo la guardia al gregge”, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, òl’ebbrezza delle attese il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.


Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza”. Tonino Bello

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