mercoledì 30 dicembre 2009

CARA BEFANA, REGALA AL PD LE PRIMARIE!

Cara Befana, come ben sai, l’assemblea regionale del PD, convocata all’Excelsior il 29 dicembre scorso dal segretario Sergio Blasi, è stata annullata “per la presenza arbitraria di altre persone, invece dei soli 126 delegati eletti nelle primarie del 25 ottobre a cui era riservata” (sic!). Com’è moto, l’assemblea doveva esprimersi sulla candidatura del sindaco di Bari Michele Emiliano, in alternativa al governatore uscente Nichi Vendola. Un’assemblea che si presentava abbastanza difficile dopo che il sindaco di Bari chiedeva con sms (poi stranamente ritrattato) ai delegati di esprimersi “all’unanimità sull’ipotesi di una sua candidatura, pena la rinuncia”.Emiliano chiariva di “non poter reggere una responsabilità del genere senza unanimità”, aggiungendo che, “se questa non ci fosse stata, sarebbe stato lui stesso, a quel punto, a proporre all’assemblea un altro candidato e, in particolare, Nichi Vendola”.

La sua candidatura è l’opinione sua e dei seguaci di Massimo D’Alema, consentirebbe l’allargamento della coalizione all’UDC e all’Italia dei Valori, partiti che sul nome di Vendola hanno posto il veto. Una decisione che ha però creato non poche reazioni contrarie all’interno del PD, compresa quella degli assessori regionali Guglielmo Minervini e Fabiano Amati, oltre che dei deputati Dario Ginefra, che è anche il segretario provinciale, Giusy Servodio e Gero Grassi, di cui condividiamo la seguente dichiarazione: “Basta con i protagonismi e gli arroccamenti, basta con il narcisismo. Ognuno di noi – ha doveri istituzionali. Facciamo le primarie tra Vendola ed Emiliano. Diamo a Nichi la possibilità di spiegare le sue ragioni programmatiche e quanto realizzato ed evitiamo per Michele Emiliano il cambio della legge elettorale. La politica ha anche un cuore, una passione, una coerenza, un’anima. E si dovrebbe fare solo per gli interessi dei cittadini, non per le alchimie”.

La nostra impressione è che si tratti di un gioco al massacro o qualcosa di molto vicino. La decisione, arrivata in un clima di tensione, per la contraddittoria scelta di non far partecipare all’appuntamento gli iscritti e i giornalisti, mentre all’esterno dell’albergo alcuni sostenitori di Vendola, tra i quali moltissimi iscritti del PD, protestavano contro la scelta del segretario regionale, è la chiara dimostrazione che la corrente pro Vendola è più forte di quanto si voglia far credere.

E questa conferma apre nuovi scenari interni al PD, ancora senza una direzione certa e in fase di lento sgretolamnento: doveva essere l’ora del tutti uniti e compatti, nonostante tutto, ed, invece, i problemi e le divergenze si acuiscono, senza una soluzione di continuità.

Vendola, intanto, continua ad incassare sostegno non solo dal PD di Terlizzi, sua città natale, ma anche da gran parte del PD pugliese che fa fronte comune intorno al suo nome.

Il PD si è cacciato in una situazione suicida, che gli elettori non comprendono e non giustificano e che dovrà impegnare gli organi di partito a qualsiasi livello ad evitare che la morte annunciata si verifichi. Se vogliamo tornare a vivere e comprendere i nostri territori e a vincere le competizioni elettorali, si dovrà tornare rapidamente a decisioni prese localmente e dal basso, utilizzando ampiamente le primarie che sono il DNA, oltre che nello Statuto, del Partito Democratico. E’ questo regalo che chiediamo alla befana, per la prossima riunione dell’assemblea regionale prevista, probabilmente, per il 7 gennaio prossimo, con la speranza che non si continui a parlare solo di nomi, ma anche e soprattutto di programmi.

Tuttavia, anche se i contenuti della politica, intesa come risposte ai problemi della comunità, sembrano assenti nelle diatribe personalistiche sul nome del candidato presidente della Regione Puglia, in realtà i nodi dello scontro tra Emiliano e Vendola, e il veto dell’UDC sul nome di Vendola, attengono a questioni del tutto concrete. Un candidato alternativo a Nichi Vendola, evidentemente, offre maggiori garanzie alle forze che intendono bloccare i tentativi di cambiamento della politica regionale. La posta in gioco che sta dietro questa insopportabile altalena di candidature annunciate e smentite è l’ennesima dimostrazione delle contraddizioni che vive il PD.

Come dicono ormai in tanti, a tre mesi dalle elezioni, i politici – come sempre – si muovono con grande fervore, fanno tutto da soli, entrano, escono, brigano, decidono, si esprimono, cambiano, fondano, si associano, si dissociano, si uniscono e si separano. Fanno tutto prevalentemente anche in corso d’opera – fanno tutto meno quello di rispettare i cittadini che li hanno eletti in consiglio, da dove pontificano un giorno sì e l’altro pure.

Sicuramente in campagna elettorale, man mano che si avvicina il giorno del voto, sentiremo i candidati dichiarare la loro piena disponibilità per esclusivo spirito di servizio, si fa per dire. Tutto ciò ci fa pensare e riflettere sul passato, forse, vista la gran mole di lavoro che hanno svolto, sarebbe buona cosa e giusta concedere loro un turno di riposo. Ai posteri, o meglio, agli elettori l’ardua sentenza!

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