mercoledì 7 dicembre 2011

STRATEGIE, PROGRAMMI, CANDIDATI: MOLTE PAROLE E POCHI FATTI

Gli incontri promossi dal Pd tra i partiti di opposizione all’attuale maggioranza consiliare non si sono ancora dimostrati un’utile occasione per i partiti di opposizione per lanciare una sfida alla destra sul terreno della progettualità e del futuro di Corato..


E’ interessante e positivo, a nostro modesto avviso, registrare il tentativo di tutte delle forze di opposizione di assumersi la responsabilità di rimettersi in discussione per poter meglio corrispondere alle attese della gente e riuscire ad essere presenti nella prossima competizione elettorale amministrativa con un programma coerente con la politica di centrosinistra e i bisogni dei cittadini coratini, non sempre adeguatamente soddisfatti dall’amministrazione uscente.,

Questi incontri, che hanno avuto come protagonisti le delegazioni guidate dai segretari politici del Pd, PSI, S.E.L., Rifondazione comunista, UD.C., D.C., A.P.I., IO SUD, nelle intenzioni degli organizzatori, – è parso di capire - devono segnare contemporaneamente il punto di partenza di un progetto politico – amministrativo capace di essere condiviso dagli alleati, accettato dalle forze sociali e dai sindacati, votato dagli elettori.

Indubbiamente, gli interventi dei qualificati relatori e quelli dei partecipanti, sono stati ricchi di analisi, osservazioni, proposte, che meritano un’attenta riflessione da parte di tutti coloro che sono impegnati nella ricerca e nella redazione di una proposta politico – programmatica credibile e vincente. Al momento, però, non appare dello stesso avviso il partito di rifondazione comunista, che ha annunciato il ritiro della sua delegazione per motivi che non sono apparsi molto chiari ai partecipanti.

Sarebbe stato auspicabile, che quanto condiviso in un precedente incontro tenutosi nella primavera scorsa, gli attuali incontri fossero stati il seguito di un intenso ed approfondito lavoro di preparazione, che avesse visto il contributo del maggior numero possibile di soggetti esterni in grado di allargare, insieme ai consiglieri comunali, ai dirigenti ed ai militanti, le forme e gli stimoli alla discussione.

Attorno a queste scelte di prospettiva si sarebbero create le possibilità concrete di iniziare una strada comune con quei soggetti politici che vogliono dare più forza ai progetti in cui credono. Un metodo diverso, più allargato e partecipato, metodo con cui costruire il percorso di queste conferenze cittadine avrebbe potuto rappresentare uno degli elementi decisivi per lo sviluppo di una strategia e di una programmazione concreta e condivisa.

Invece della definizione di un lavoro sulle scelte di programma si è preferito, invece, seguire la strada di una discussione a posteriori su quale debba essere la sfida di fondo che gli attuali partiti intendono mettere al centro dell'attenzione teorica e delle scelte concrete.

A parere del Centro Studi Politici “A. Moro”, si tratta, in definitiva, non tanto di creare un lungo e noioso elenco di cose da fare difficilmente assimilabile dall'elettorato, quanto di individuare un messaggio di prospettiva, scegliendo degli slogan forti, sui quali legare il futuro della proposta politica di aggregazione, optando per una caratterizzazione dalle tinte forti e abbandonando i chiaroscuri, poco utili per rendere la coalizione presente determinante nelle scelte di indirizzo sul futuro della politica cittadina.

I tempi per realizzare bene questo percorso rischiano di essere insufficienti. Bisognava utilizzare proficuamente i sei mesi trascorsi quasi inutilmente ed iniziare presto un lavoro di ricerca dei soggetti interni ed esterni ai partiti, che fossero stati in grado di partecipare sia alla discussione sulle linee programmatiche, che alla competizione elettorale vera e propria.

Sulla base di questa discussione, di questo confronto, di questa ricerca e di questa partecipazione – che non ci sono ancora state - doveva essere elaborata una proposta articolata ma fatta di un messaggio il più possibile unitario, che sarebbe stato l'oggetto della campagna elettorale dei partiti, della coalizione e dei candidati ai vari livelli.

Conseguentemente, occorreva darsi un insieme di regole che disegnassero l'organizzazione e il funzionamento della coalizione. L'obiettivo doveva essere quello di creare uno strumento aperto ed accogliente di partecipazione dei cittadini alla vita democratica. Per questo dovevano essere messe in discussione le forme di adesione, le modalità di selezione dei candidati e di formazione delle liste, gli organi di coordinamento, gli strumenti della comunicazione e della formazione delle decisioni.

Nulla di queste premesse e delle promesse fatte dai diversi esponenti politici intervenuti nelle varie sedi è stato detto e fatto. Si è perso solo tempo in sterili tatticismi e veti incrociati.

Bisogna ancora rispondere alle molte domande che in questi ultimi tempi ci si è posti. E' sufficiente affidare ai soli dirigenti il potere di selezione delle candidature? Non è possibile sperimentare delle primarie tra gli iscritti o addirittura tra gli elettori? Si può recuperare quel vasto patrimonio di consensi e d'intelligenza espressi nei vari passaggi elettorali e che poi nella vita dei partiti, di solito, vengono ignorati? Quali caratteristiche deve possedere un candidato – sindaco all’altezza della situazione? Aveva torto il cinese Mao quando diceva: “Non importa il colore del gatto, basta che acchiappi i topi”. Anche la citazione di uno dei padri dell’economia, Adam Smith, può essere illuminante: “Un individuo che, perseguendo il proprio interesse, è spinto da una mano invisibile a promuovere un fine che non era previsto dalle sue intenzioni…l’interesse della collettività!”. Anche su questo versante, invece, solo pettegolezzi, processi alle intenzioni, illazioni di ogni tipo, tiro al bersaglio su supposte candidature, tatticismi furbeschi, carte coperte. In definitiva: uno spettacolo indegno di una classe politica e di un ceto dirigente responsabile e maturo.

S'impone, a questo punto, la necessità di rivedere la relazione tra "interno ed esterno" nel rapporto tra iscritti, eletti, simpatizzanti e semplici elettori, allargando il momento della partecipazione ai processi di selezione della rappresentanza.

La capacità di riconoscere ed interconnettere la molteplicità delle reti sociali, di mediare tra generale e particolare, di umanizzare e metabolizzare verso il basso la rappresentanza politica, costituisce la filosofia di un nuovo statuto di cittadinanza politica.

Occorre, perciò, per elaborare programmi e progetti condivisi, attivare al più presto tavoli di elaborazione e concertazione con le diverse realtà associative.

In una situazione - come quella attuale - di bassa fedeltà partitica e forte instabilità politica diventa sempre più rilevante il decentramento dei processi di selezione della classe dirigente e amministrativa e la valorizzazione della "biografia" del personale politico che si candida nella competizione elettorale. Ridurre il coinvolgimento dell'elettorato alle sole alchimie del marketing politico non è più sufficiente.

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