lunedì 5 settembre 2011

LA CULTURA ORA E SEMPRE

A quanto pare, la discussione sulla politica culturale del Comune di Corato continua con toni e argomenti che necessitano, tuttavia, di maggiore moderazione, chiarezza e oggettività, se non si vuole strumentalizzare un termine dal quale dipende il futuro dell’intera comunità vista nella sua poliedrica articolazione socio-politica e culturale.

Al di là delle posizioni personali che ogni cittadino ha il diritto di esprimere, occorre riportare tutto alla logica dei numeri primi, ai fondamentali come si dice in questi casi. E uno dei fondamentali su cui tutti ormai concordano è che la politica culturale di un’amministrazione è centrale in ogni strategia di sviluppo. Che non è solo circoscritta all’ambito culturale propriamente detto, ma investe tutti i settori dell’amministrare, interseca l’economia, determina i contorni e l’identità dello sviluppo di un territorio, cuce sugli amministratori l’abito con cui si presenteranno agli elettori.

La nostra amministrazione comunale, da questo punto di vista, che aspira a diventare come altre città vicine un punto di riferimento soprattutto dal punto di vista turistico, viene criticata da alcuni non per lo specifico dei contenuti ma per l’impostazione oligarchica della sua programmazione. Anche noi del Centro Studi Politici “A. Moro” più volte abbiamo proposto di considerare la cultura come investimento primario, come terreno di crescita dell’intero territorio in maniera omogenea, come collante attraverso cui legare fra loro identità culturale, capacità imprenditoriale, valore del lavoro, opportunità di futuro per i giovani.

Il Comune di Corato, cui spettano responsabilità importanti nell’indicare un modo di amministrare, questa politica non l’ha ancora pienamente evidenziata. E’ un dato di fatto, non una considerazione di merito.

La cultura di una città non si esaurisce nella realizzazione dei cosiddetti “eventi consolidati” che portano il nome di “Carnevale coratino”, “Estate coratina”, “Dicembre coratino”, per quanto prestigiosi e attraenti possano essere. Il lavoro culturale è progetto di orizzonti larghi, di uno sguardo lanciato al futuro per costruire linguaggi condivisi e percorsi praticabili da tutti, a partire da quelle periferie spoglie e senza spazi, dai soggetti deboli ed esposti alla sottocultura dominante; è viaggiare verso orizzonti lontani non circoscrivibili al piccolo cabotaggio di qualche iniziativa o alla difesa corporativa di qualche gruppo di potere.

Occorre il respiro ampio, quella cifra che consente di identificare subito un modo democratico di amministrare, più che un amministratore. La cultura è investimento totale, non solo di immagine. Non è passerella o inaugurazioni, ma costruzione faticosa di un’identità, è il mezzo attraverso cui sconfiggere la cultura dell’illegalità, delle dipendenze tossicologiche, dello scarso senso civico, per esempio. Vuol dire, in conclusione, costruire cittadini consapevoli e responsabili. Che non si accapigliano, ma lavorano per il bene comune.

1 commento:

Comune-Italia ha detto...

LA CULTURA ORA E SEMPRE... :)