domenica 26 aprile 2009

PROGETTO DI EDUCAZIONE ALLA LEGALITA’

Il progetto è stato presentato dallo scrittore Criminalista e Studioso di Scienze Criminologiche Applicate al Comune di Corato, è finanziato dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione ed è rivolto alle terze classi della S.M.S. “A. De Gasperi “di Corato, presieduta dal prof. Tommaso Miccoli.

I tirocini formativi, coordinati dalla prof.ssa Rosanna Terzulli, che prevedono lezioni con gli esperti Michele Cagnazzo, Marianna Aloiso e Vito De Leo, sono iniziati il mese di aprile e si concluderanno alla fine di maggio 2009.

Il percorso prevede lezioni con docenti qualificati, dibattiti, analisi del territorio e lo studio di programmi per la risoluzione delle problematiche concrete del vivere cittadino, ed ha avuto inizio il 19 marzo scorso con la presenza delle classi dell’Istituto “De Gasperi” a Casal di Principe, in occasione della “Giornata nazionale della memoria” in favore delle vittime di mafia.

Assieme ad un pool di esperti, si è pensato quindi che l’unico modo per poter lavorare e liberare le istituzioni dalle tossine illegali e mafiose che nel corso degli anni hanno invaso il potere pubblico, fosse quello di dedicarsi alle giovani generazioni che rappresentano il futuro e si preparano ad entrare nella vita pubblica.

L’obiettivo è quello di contribuire ad educare gli adolescenti e i giovani a ripristinare quei valori di cittadinanza, meritocrazia, rispetto e solidarietà, che gli stessi giovani invocano da diverso tempo.

A questo tema/problema Michele Cagnazzo nel suo ultimo libro “Mafia, una guerra senza confini” dedica il terzo capitolo ai giovani e al contributo che le nuove leve possono dare per sconfiggere la mafia, che spesso si confonde con gli altri poteri. Per questo, la lotta alla mafia non deve caratterizzarsi solo in una risposta tecnica, ma deve nascere da un’antimafia sociale in reazione ai diritti negati e alle ricchezze rapinate.

Tutto questo si rende ancora possibile perché manca la cultura della legalità, nonostante essa rappresenti una delle frontiere e degli impegni più importanti delle istituzioni come hanno dimostrato l’Assessorato alla P.I. del Comune di Corato e la Scuola Media “De Gasperi”, che hanno voluto e saputo fare proprio il messaggio del giudice Antonino Caponnetto ucciso in Sicilia dalla mafia: “Alla mafia fa più paura la scuola che la polizia…”.

Questo atteggiamento interculturale, gestito con tanta attenzione sia dal pubblico che dal privato è l’unico che può evitare la contaminazione con la criminalità. fenomeni di degrado sociale quali la devianza, l’illegalità, la violenza, le mafie, la corruzione, i narcotraffici per il loro incremento globale sono divenuti tali da suscitare reazioni emozionali nell’opinione pubblica, con richieste reattive di tipo giustizialista, senza però che il cittadino medio si metta in gioco e offra un suo contributo personale, che sarebbe efficacissimo, per contenere queste dinamiche di degrado in continua espansione, anche nella nostra città.

Si reclama per lo più la presenza delle forze dell’ordine immaginando che un sistema poliziesco e di ronde possa spezzare quei fenomeni, che invece troverebbero una loro più efficace forma di soluzione attraverso misure sociali e culturali, che veda protagonista anche il volontariato. Il volontariato, infatti, coordinando la sua presenza ed azione, come nel percorso formativo in oggetto, con la scuola, le agenzie educative, i servizi pubblici e privati, con i tribunali dei minorenni, può svolgere un ruolo importante nella prevenzione e nella riduzione della devianza, per la legalità della vita civile, nella diminuzione della violenza giovanile; nel contenimento del predominio territoriale delle narcomafie.

Per questo, ben vengano iniziative come quelle poste in essere dalla Scuola media “De Gasperi” e dall’assessore alla P.I. Franco Caputo, i quali, avvalendosi del contributo qualificato degli esperti Michele Cagnazzo sulla legalità, dell’avv. Marianna Aloiso sulla costituzione e del prof. Vito De Leo sulla cittadinanza attiva, stanno offrendo ai giovani studenti ed alle rispettive famiglie l’occasione di partecipare a sperimentazioni immediate di apprendimenti concreti e di attività che ne coagulino l’attenzione, spingendoli ad impegnarsi nell’ambito sociale e respingendo la violenza come stile di vita.

Si tratta, cioè, di un processo di formazione graduale del “cittadino che – come recita la nostra Costituzione – si fa persona”. Si sta tentando, insomma, di contribuire a realizzare una “rivoluzione etica”, a partire dalla ricerca e individuazione di un nucleo di valori comuni, di diritti e doveri di cittadinanza che animino la nostra società. Scelte che siano frutto di una morale razionale capace di integrare l’altruismo con la ragione, che orientino ad un modo di essere nel quadro di riferimento di una molteplicità di motivazioni pedagogiche, culturali, civili, sociali e religiose.

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