martedì 21 aprile 2009

“La Cultura è di tutti: partecipa anche tu”

Il giorno 14 aprile nella sala conferenze della Biblioteca comunale, nell’assemblea presieduta dal consigliere delegato Giuseppe D’Introno sono stati eletti gli organi della Consulta della Cultura, che avrà come nuovo presidente l’ins. Stefania Stefanachi (Associazione ASPI San Paolo) e vicepresidente Alessandro Calmieri (Pro Loco), ai quali auguriamo buon lavoro e di non trovarsi nelle stesse difficoltà relazionali e gestionali che hanno vissuto i loro predecessori.

Sicuramente la mancanza in quella sede fondamentale di un dibattito che avrebbe potuto far intravedere l’orizzonte strategico nel quale un importante organo consultivo come quello che si andava a costituire avrebbe potuto collocarsi non lascia presagire, dal punto di vista dei rapporti interistituizionale, un miglioramento della situazione, se l’unico intervento in tal senso è stato fatto dal sottoscritto, in rappresentanza del Centro Studi Politici “A. Moro, che ha vissuto la precedente esperienza in qualità di vicepresidente della Consulta della Cultura

La scelta di volere continuare a confrontarci su un tema come la cultura – così come abbiamo sempre richiesto concordemente con il presidente uscente Franco Vangi - è motivata dalla nostra convinzione che si tratti di un terreno strategico su cui investire per consentire alla nostra città di superare il profondo stato di crisi che sta attraversando. Non solo sul piano economico, ma anche su quello etico e sociale.

L’idea di fondo che anima il nostro impegno culturale, sociale e politico è quella della visione della cultura non come semplice attività riservata a pochi, ma come cardine della formazione e della crescita della persona. Un vero diritto che però è limitato dagli spazi esigui dove proporre e fare cultura. Il diritto alla cultura – secondo noi - va tutelato, rafforzato e ampliato, favorendo l’accesso ai servizi culturali e soddisfacendo il bisogno delle cittadine e dei cittadini di esprimersi, di creare e, soprattutto, di sapere e di capire. La cultura è un bene che seppure immateriale, deve essere sempre salvaguardato.

Ben vengano quindi i suggerimenti e le proposte degli organismi associativi, degli operatori culturali e sociali, della Consulta della Cultura e della Commissione consiliare, i quali devono assumersi, ciascuno per quanto di competenza, la responsabilità di scelte strategiche per favorire la realizzazione di una programmazione annuale organica e coerente, che nasca veramente dal basso e sia fedele interprete delle istanze che provengono dai cittadini e dal mondo associativo.

Il punto è che – tanto più in tempi di vacche magre e di tagli alla cultura come quelli che abbiamo notato nella bozza di bilancio di previsione 2009 – non è facendo una buona spesa al mercato dei promoter e delle agenzie che si può costruire un progetto culturale capace di lasciare il segno. Il problema, tuttavia, non è tanto nella quantità delle risorse da investire, ma nell’idea della cultura, dello spettacolo, dell’intrattenimento visti quasi sempre dai nostri amministratori “circenses” come facile consenso ed eco mediatica.

Quello che c’interessa per il momento non è tanto la spesa (è ovvio che in tempi di magra bisogna tenere conto anche e soprattutto altre priorità), ma il cosiddetto “ritorno” sia a livello culturale che a livello sociale e turistico.

Livello culturale: se ognuno degli eventi cosiddetti consolidati sono veramente un’occasione culturale, tale occasione deve essere il più estesa possibile alla cittadinanza, non solo in occasione della loro manifestazione, ma anche con la partecipazione degli stessi alla loro fase programmatica e finanziaria.

Il lungo, variegato e fitto calendario di manifestazioni culturali annuali, deve essere parte di un’agenda più o meno “intelligente”. La più grossa pecca nel campo delle attività culturali, più volte denunciata anche nella veste di vicepresidente della Consulta della Cultura, è proprio questa: non c’è ordine, non c’è una strategia, un “piano regolatore” della cultura, cioè un filo conduttore che colleghi i vari eventi da proporre nel cartellone culturale che, ovviamente, non può essere meramente stagionalizzato, ma deve riguardare tutto l’anno.

Si dovrebbe, a nostro avviso, riuscire a far scendere in piazza i cittadini anche senza il cantante di turno e cercare di attrarre gli interessi del pubblico locale ed esterno anche su manifestazioni di alto profilo, come opportunamente sarà fatto il 24 p.v. con l’inaugurazione del “Museo della Città e del Territorio”, allestito presso l’ex carcere mandamentale alla presenza del presidente della regione Nichi Vendola. Questa politica, di cui giustamente mena vanto il sindaco Perrone – che comprende tra gli altri “il restauro del Teatro comunale, il recupero del Dolmen “Chianca dei Paladini”, della Necropoli di San Magno, di Palazzo Gioia, la ristrutturazione del Borgo antico, la riscoperta dei cunicoli sotterranei, che si prefigge lo scopo di valorizzare le testimonianze più antiche e nobili della storia di Corato, da consegnare alle giovani generazioni quale prezioso scrigno di ricordi, tradizioni, simboli della nostra Città”, va sicuramente apprezzata e sostenuta.

Tutto il resto, però, è affidato al volontarismo dei singoli organismi che continuano a proporre e realizzare con il modesto patrocinio comunale spettacoli teatrali, musicali e artistici con il chiaro intento di recuperare il folklore locale, le tradizioni, l’entità culturale locale, scoprendone le radici, rappresentando in tal senso una fonte inesauribile di ricchezza per la nostra comunità

Continua a mancare, però sia da entrambe le parti (società politica e società civile), un dibattito, una discussione, un confronto a monte sul valore e la funzione del Teatro, della Musica, della Letteratura, dell’Arte, della Danza, da intendersi come autentiche espressioni di cultura e non semplici momenti di spettacolo o di divertimento. Si continua a dimenticare che da sempre queste espressioni dell’intelligenza e della fantasia umana hanno creato, formato, rivendicato, la cultura dei popoli ed il loro valore etico ed estetico. Solo più tardi hanno assunto un utilizzo di puro divertimento, speculare al guadagno economico, strumento per i governanti per allietare le proprie genti e creare consensi.

Chi gestisce la cosa pubblica nelle scelte di politica culturale non dovrebbe mai ignorare tale differenza. Non si può continuare all’insegna del “teniamo tutti contenti e divertiamoci”, perché questo porta a negare l’identità e la crescita culturale e sociale di un popolo.

Si tratta, in conclusione, di ampliare l’analisi, approfondire la verifica, cogliere più attentamente le tensioni e le tendenze dinamiche che emergono dalla società, per porre in essere tutti gli strumenti possibili per realizzare un nuovo modo di fare politica e per recuperare fino in fondo la disponibilità alla partecipazione delle nuove generazioni.

Di questo avremmo voluto parlare prima delle elezioni formali degli organi della Consulta della Cultura. Confidiamo nella sensibilità dei nuovi responsabili affinché la “Cultura”, quella con la “C” maiuscola, universale, senza colori e, soprattutto, senza padroni, possa avviare un percorso reale verso l’unità di tutti gli operatori istituzionali, sociali, culturali, turistici ed economici.

Con l’auspicio che si superi la concezione particolaristica degli interventi a pioggia, dei patrocini insufficienti per procedere finalmente alla realizzazione di una “Fondazione culturale” e ad una progettualità partecipata e condivisa delle realtà interessate, che parta dalla conoscenza oggettiva dei bisogni delle persone e delle istituzioni locali, nel reciproco rispetto delle competenze di ciascuno, confermo - per quanto ci riguarda la nostra associazione – la collaborazione e l’impegno sempre dimostrati, che il sindaco ci ha onestamente riconosciuto nel suo discorso all’assemblea della Consulta della Cultura.



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