In questi giorni molti degli esponenti di
partiti, movimenti e associazioni stanno offrendo ad un pubblico rilassato ma
vigile la loro salvifica ricetta programmatica in vista delle prossime elezioni
amministrative. Tutti si dicono pronti a risolvere, migliorare, immaginare un
futuro per la nostra
città.
Ma in realtà, cosa porranno costoro al
centro del dibattito politico che li impegnerà nella imminente campagna
elettorale? E gli uomini? Saranno ancora quelli che hanno riempito le cronache oppure
si presenterà una nuova generazione di riformatori come è accaduto nelle
elezioni politiche?
Come Centro Studi Politici “A. Moro” da
tempo ci facciamo portavoce di un’esigenza di rinnovamento trasversale e molto
sentita invitando tutti i partiti, i movimenti e gli elettori ad esprimersi in
un confronto che parta da una ricognizione delle emergenze reali della città e
dia luogo ad una sottoscrizione di azioni condivise.
A nostro modesto parere tutti dobbiamo
essere impegnati a ridurre la distanza tra politica e società, a colmare il
vuoto tra le legittime aspirazioni della città ( l’insieme di tute le attività
che tendono allo sviluppo, all’occupazione, agli investimenti) e le persone
elette per farlo.
La situazione di Corato accentua
l’esigenza di un ripensamento totale della politica e dei suoi protagonisti. E
allora, da dove cominciare, quali sono le priorità, con quali uomini
affrontarle e con quali mezzi? C’è un’emergenza
morale ed economica il cui superamento pone le basi per comportamenti politici
ispirati alla correttezza e al gioco democratico.
L’agenda di governo, la programmazione
della macchina comunale, l’ottimizzazione delle risorse, il reperimento di
fondi, la capacità di attrarre investimenti sono le priorità che deve porsi la
prossima Amministrazione. Per questo è molto importante scegliere le persone
giuste. Nelle amministrative non c’è il Porcellum,
le liste sono libere, si vota per la persona che rappresenta una lista e
non il contrario come è avvenuto per le politiche. Il focus, come ho avuto modo
di illustrare nella mia ultima pubblicazione “ Se tra politica e morale
non sboccia l’amore…” è sulle seguenti azioni: il codice etico e la
questione morale; il programma di governo; le regole; l’assetto amministrativo
e le prospettive per una “governace” unitaria, efficiente ed efficace.
Di seguito enuncio gli argomenti posti
alla base di questa impostazione politico-amministrativa e che mi auguro
diventino oggetto di ampia ed approfondita discussione: 1) Introdurre il codice
etico sottoscritto da tutti candidati. E’ questo il documento che contiene a)
la descrizione dei valori e dei comportamenti ai quali i firmatari devono
obbligatoriamente attenersi; b) i principi, le regole gli obblighi, le rinunce,
le sanzioni; 2) Concordare il programma di governo che sarà controllabile in
ogni aspetto, essenziale, realizzabile, condiviso; 3) Scrivere le regole delle
relazioni tra i partiti, delle relazioni tra partiti e amministrazione, del
funzionamento amministrativo stabilendo competenze, priorità, professionalità,
dei rapporti tra funzione pubblica e cittadini; 4) Definire l’assetto
amministrativo della città (chi fa cosa), delle autonomie; i rapporti con i
cittadine, la trasparenza, la rendicontazione, i rapporti con le istituzioni
economiche, finanziarie, civili.
Il sindaco e i consiglieri comunali sono
l’espressione di un partito, ma sono soprattutto l’espressione dei rispettivi
elettori concittadini che liberamente, con passione, con convinzione pensano
che in quel momento quell’uomo sia la scelta migliore per prendersi la città
sulle spalle e che la porteranno lontano.
Questo è un momento storico cruciale. Il
vento del populismo oggi spira forte anche a Corato. Ma l’antipolitica non può essere
la risposta ai problemi della città, primo fra i quali l’incapacità a leggere i
nuovi fenomeni politico-sociali e indicare un orizzonte comune di idee.
Il sindaco a cui vorremmo fossero affidate
le chiavi della città deve restituire fiducia ai commercianti taglieggiati
dalla criminalità; speranza alle piccole e medie imprese ostaggio della crisi;
pieno valore alle aziende agricole, prospettive reali ai giovani. Dovrà, in
nome dei diritti, non per carità pelosa, togliere le catene della solitudine
agli anziani indigenti, sostenere chi non riesce più a governare il quotidiano,
guardare negli occhi i disabili e farli sentire cittadini.
Abbiamo la speranza che si possa ridare
voce a chi l’ha persa, una voce libera da tenere sempre in considerazione in
ogni momento della vita pubblica. Siamo convinti che i coratini siano stanchi
delle clientele e delle false promesse. Hanno bisogno di una scossa, di un
rinnovamento vero nel segno della competenza e a garanzia del bene comune.
Facciamo appello, pertanto, perché
candidati ed elettori sappiano mettere da parte personalismi e rivendicazioni
di parte, per unirsi in un progetto di governo per Corato che sia in netta
discontinuità con il recente passato.
Se tutti saremo capaci di mettere da parte
pregiudizi, aspirazioni personali e rassegnazione, riscopriremo la gioia di
essere parte attiva di un reale cambiamento non più rinviabile.
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