sabato 13 marzo 2010

ELEZIONI REGIONALI: LETTERA APERTA AI CANDIDATI

Ill.mo candidato, consentimi di rivolgerti innanzitutto un ringraziamento per il servizio che hai intenzione di svolgere in favore dei cittadini della Puglia e del nostro territorio, perché considero preziosa l’opera di chi, come ha avuto modo di fare il sottoscritto in passato, per servire i cittadini intende assumersi il non lieve peso della responsabilità amministrativa.

Ma sento anche il dovere di evidenziare, unitamente agli amici del Centro Studi Politici “A. Moro”, che nessuno dei tanti candidati in lizza ha ricordato che sono trascorsi 32 anni dai tragici avvenimenti iniziati il 16 marzo 1978 con l’uccisione della scorta ed il rapimento dell’on. Aldo Moro, poi ucciso dopo 55 giorni di prigionia il 9 maggio. Un dramma i cui segni sono ancora profondamente incisi nella coscienza di ciascuno di noi, oltre ai suoi insegnamenti sulla politica, sempre intesa come capacità di capire, interpretare i tempi nuovi e costruire una risposta, anche percorrendo sentieri inediti. Ogni faziosità fu sempre estranea al suo temperamento e, più ancora, alla sua idea dell’Italia e della sua cara Puglia.

Progetti e idee che prescindevano dai disegni personali, dalle convenienze del momento, dalle strategie di palazzo. Il senso del rispetto dell’altro, la logica dell’inclusione, del “noi” e non solo dell’”io”. In un tempo in cui la memoria rischia i perire sotto i colpi della velocità che annienta il passato per esaltare le piccole vicende quotidiane, tocca ai politici ed alle istituzioni conservare il ricordo di coloro che si sono battuti per la democrazia e la pace.

Forse più che “commemorare” Moro, urge scoprirlo per chi non l’ha mai conosciuto o “riscoprirlo” per chi l’ha dimenticato.

Mi sono chiesto più volte cosa avrebbe pensato o fatto Moro se fosse stato ancora tra noi. Me lo sono chiesto non tanto per curiosità intellettuale, ma perché è mancata in questi anni un’accurata riflessione su quegli aspetti della politica contemporanea che possono collegarsi in qualche modo al suo pensiero e alla sua vicenda politica. Ritengo che la “voce” di Moro vada oltre la contingenza politica di ogni tempo e la vicenda elettorale di questi giorni e si sostanzi essenzialmente di categorie di metodo che hanno le seguenti valenze. La politica sull’analisi e la comprensione dei processi umani e della loro evoluzione; il progetto come sintesi di aspirazioni e vocazioni della società, da guidare con tatto e discrezione; il dialogo, il confronto e la mediazione alta come strumenti delle dinamiche sociali, da esercitare senza mai recedere dai propri principi, senza però farli diventare un limite o un ostacolo verso l’altro; l’unità delle compagini fondata sulla ricerca di forti volontà comuni; la laicità nel pensiero e nella parola come scrigno entro il quale tenere vive le radici spirituali della propria ispirazione, mai ritenute come l’ultima verità. “Noi non siamo chiamati a far la guardia alle istituzioni, a preservare semplicemente un ordine rassicurante. Siamo chiamati, invece, a raccogliere, con sensibilità popolare, con consapevolezza democratica, tutte le invenzioni dell’uomo nuovo”.

La nostra gente è stanca di sentire grida, accuse, polemiche. Vuole ascoltare argomenti convincenti e soprattutto vuole essere convinta che quelli che ambiscono a vincere siano persone sagge, pazienti, esperte e soprattutto oneste e sempre disponibili all’ascolto.

Il periodo elettorale deve essere una scuola per tutti, partiti e popolo, elettori ed eletti “Il potere conterà sempre meno, conterrà di più una parola detta discretamente, rispettosa e rispettabile”.

Mi auguro, pertanto, caro candidato che, come prescrive la Costituzione all’art 67, nelle istituzioni democratiche tu dovrai rappresentare non te stesso o i tuoi elettori, ma la comunità intera. Mi auguro che tu voglia essere rappresentante di noi cittadini solo ed esclusivamente per consolidare il bene comune, elevandone i livelli di concretezza ed effettività. Spero che continuerai a vivere con la gente ed a comunicare con la gente: farci capire che stai effettivamente lavorando a nome e per conto di chi ti ha eletto, ma anche di chi non ti ha eletto. La persona umana, con la sua inalienabile dignità, sia l’inconfondibile protagonista del tuo impegno politico.

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