giovedì 25 aprile 2013

GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO E POLITICHE CULTURALI



Come ogni anno dal 1996 il 23 aprile si celebra la  Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore proclamata dall’UNESCO,  che in questo modo rende tributo mondiale a libri e autori, incoraggiando tutti, a scoprire il piacere della lettura e mostrare un rinnovato rispetto per il contributo insostituibile di quelle persone che hanno promosso il progresso sociale e culturale dell’Umanità.
     Il libro è in grado di creare contatti tra uomini di epoche e orizzonti differenti e si pone come strumento di libera espressione, contribuendo a costruire e consolidare la comunità umana mondiale e a favorire la causa dei diritti umani. 
     Lo scopo dell’iniziativa è di testimoniare l’importanza del libro come strumento insostituibile, capace di unire popolazioni e generazioni diverse e permettere la circolazione del pensiero e delle idee, contribuendo all’avvicinamento delle culture e a formare una società globale orientata alla reciproca conoscenza, tolleranza e all’interculturalità.
     L’Unesco ha pensato a questa giornata per rendere omaggio al libro come formidabile strumento d’educazione, confronto, cultura ma anche per riflettere sugli autori e l’editoria ed evidenziare prospettive e problemi
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     Sono sicuramente questi gli obiettivi che la casa editrice locale Secop edizioni, i Presidi del Libro, il Forum degli autori, l’Associazione “Bice Fino”, le scuole cittadine e alcune librerie locali si pongono con i loro frequenti eventi letteari ai quali ho avuto l’onore di partecipare anche nella mia veste di scrittore.
     Particolarmente significativa è stata l’iniziativa intrapresa con la collaborazione della “Perla di Corato”,  (rappresentata Luce di Michele) della Fidapa e dal Rotary Club con il patrocinio del Comune, della presentazione dell’incunabolo presente nella biblioteca cittadina risalente al 1499, illustrato da Teodora Procacci (specialista del libro e del manoscritto) e da Maria Francesca Casamassima (specialista in restauro del libro antico).
     Non mancheranno altre iniziative in occasione della Festa del Libro in cui viene promossa una campagna di sensibilizzazione che vedrà librai, biblioteche, case editrici ed associazioni organizzare in ogni città italiana migliaia di eventi dedicati proprio ai libri e alla lettura, eventi come dibattiti, incontri con gli autori, tavole rotonde, reading, spettacoli e molto altro ancora.
     Il Maggio dei Libri è un momento di rinascita e di crescita quindi, il momento di scoprire che i libri possono essere degli amici importanti per noi, degli amanti, dei partner, delle guide che ci accompagnano giorno dopo giorno nel faticoso cammino dell’esistenza alla scoperta del mondo e di noi stessi.
     L’obiettivo di queste iniziative è la valorizzazione dei libri e della lettura come ricchezza culturale e sociale dell’umanità.  Il libro è in grado di creare contatti tra uomini di epoche e orizzonti differenti e si pone come strumento di libera espressione, contribuendo a costruire e consolidare la comunità umana mondiale e a favorire la causa dei diritti umani. 
    Quello che ci si propone, insomma, è testimoniare l’importanza del libro come strumento insostituibile, capace di unire popolazioni e generazioni diverse e permettere la circolazione del pensiero e delle idee, contribuendo all’avvicinamento delle culture e a formare una società globale orientata alla reciproca conoscenza,tolleranzaeall’interculturalità.
     L’Unesco ha pensato a questa giornata per rendere omaggio al libro come formidabile strumento d’educazione, confronto, cultura ma anche per riflettere sugli autori e l’editoria ed evidenziare prospettive e problemi.
     Nel momento in cui le forze politiche locali si accingono a presentare i rispettivi programmi elettorali ritengo opportuno che si apra un dibattito anche sul versante delle politiche culturali, che al momento non è stato ancora sviluppato con e tra le parti maggiormenmte interessate.
     La politica di un’ Amministrazione comunale che ha a cuore lo sviluppo della città e il benessere dei suoi cittadini, deve necessariamente ripartire dalla politica di valorizzazione dell’offerta culturale.
     Il settore della cultura deve divenire anche strumento per la promozione individuale e collettiva e fattore importantissimo di coesione sociale, oltreché per farsi operatore attivo di meccanismi di sviluppo economico.
Bisogna pensare la cultura non più in termini settoriali e secondo uno schema frammentato, ma come sistema complesso e interrelato, in cui diverse tipologie di prodotto e diverse modalità di consumo concorrono in un’azione di promozione reciproca.
    
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     Credo che servano delle mappe e delle rotte precise sulla direzione da prendere nel settore della cultura da parte di un progetto di amministrazione della cosa pubblica. La cultura è la principale risorsa del nostro territorio e merita di essere il cardine di ogni intervento futuro: cardine di un progetto per un intervento amministrativo, quindi politico.
     La Giornata mondiale del libro non è solo un appuntamento simbolico ma un’occasione per sottolineare l’importanza del libro nella nostra vita. E’ un’opportunità, soprattutto in tempo di crisi, per ribadire che la promozione della lettura è un obiettivo concreto per la crescita economica e lo sviluppo delle moderne democrazie.
     L’investimento sulla cultura e sulla sua capacità di essere fruita è indice della modernità di un paese. Per questo occorre promuovere la diffusione del libro e della lettura con nuove politiche e maggiori investimenti a partire da quelli statali per invertire una tendenza che rischia di lasciare indietro l’Italia.
     Per questo fondamentale è il lavoro degli enti locali e delle biblioteche. In occasione della campagna nazionale “Maggio dei libri” ci auguriamo che siano  concertate e organizzate tante iniziative per tutte le generazioni e le provenienze culturali.

LETTERA APERTA DI DON TONINO BELLO AI POLITICI



Ho ascoltato con attenzione il discorso di Giorgio Napolitano fatto dopo la rielezione alla carica di presidente della Repubblica. Mi hanno particolarmente colpito le seguenti parole: “Dopo aver pesantemente dimostrato all’intera nazione il livello di incapacità, personalismo e meschinità della classe politica italiana……”  mi sono andato a rileggere la lettera scritta da Don Tonino Bello ai politici 25 anni  orsono, nella quale sono espresse osservazioni simili a quelle del nostro acclamato presidente proprio da quei signori che sono oggetto di tali rampogne.
    E’ appena trascorso il 20° anniversario della scomparsa dell’indimenticabile ed amatissimo Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, Giovinazzo, Ruvo, Terlizzi e Ruvo dal 1982 al 1993. Questo ricordo viene a coincidere con la particolare situazione politica nazionale e la campagna elettorale per le imminenti elezioni amministrative.
    Sono trascorsi ormai venti anni, ma quelle lettere sono ancora di una disarmante attualità: vi si trova la questione morale, l’unità dei credenti, il loro impegno in politica, il rapporto di reciproco rispetto tra Chiesa e istituzioni laiche, lo iato crescente tra il Palazzo e i cittadini, il rischio insito nella partitocrazia di ingenerare la tentazione dell’antipolitica.
     Siamo sicuri di fare “cosa buona e giusta” riproducendo in forma integrale alcune riflessioni che Don Tonino rivolse ai politici della sua città il 22/12/1988 e che ho avuto il piacere di pubblicare nel mio ultimo libro “Politica e morale viaggiano su binari diversi” e che avrò l’onore di presentare tra breve.
     “I partiti – scrive Don Tonino -  secondo la Carta costituzionale, dovrebbero essere i cosiddetti “corpi intermedi” la cui funzione è paragonabile a quella che il fusto svolge nella pianta. Il nostro modello di Stato Sociale, infatti, assomiglia proprio ad un albero, le cui radici sono costituite dal popolo e i cui rami sono dati dalle pubbliche istituzioni. Il compito del fusto, cioè dei partiti, è quello di raccogliere e coordinare le istanze vive della base per tradurle in domanda politica organica che vada ad innervarsi sui rami.
     I cittadini, quindi, sia singolarmente presi, sia associati in raggruppamenti primari detti “mondi vitali”, sono le radici del sistema in quanto detengono la sovranità e delegano il potere ai loro rappresentanti affinché lo esercitino nell’interesse del bene comune. I partiti, invece, hanno il compito di incanalare le spinte sociali organizzando il consenso popolare attorno a una determinata politica.
     La politica, perciò, secondo una splendida espressione dei vescovi francesi, può essere definita “coagulante sociale’, in quanto stringe forze diverse attorno ad un medesimo progetto.
     E’ successo, però, purtroppo, che il fusto è impazzito a danno delle radici e dei rami. I partiti, cioè, si sono ubriacati. Verso il basso, hanno espropriato i cittadini e i “mondi vitali” di alcune loro mansioni primarie, assorbendo, per esempio, l’informazione, l’editoria, la cultura, lo spettacolo, e spesso condizionando la vita di gruppi e associazioni.
     Verso l’alto, hanno invaso quasi tutte le istituzioni dello Stato, non solo lottizzandosi gli enti pubblici esclusivamente secondo criteri di appartenenza politica, ma mitizzando la disciplina di partito se non addirittura di corrente) a scapito della coscienza individuale e snervando perfino la sovranità del Parlamento, sempre più ridotto a cassa di risonanza per accordi presi al di fuori di esso. 
     Non è più lo Stato sociale, ma lo Stato dei partiti. Le conseguenze di questo circuito sono drammatiche. Da una parte, i problemi ristagnano , gli intoppi burocratici si infittiscono, e perfino certe provvidenze di legge si incagliano sui fondali della sclerosi amministrativa, si usurano negli intrighi delle clientele, e naufragano nel gioco delle correnti.
     Dall’altra parte, cala la fiducia nella politica, visto che è stata ridotta alla partitocrazia non a “coagulante”, ma a “dissolvente” social. L’opinione pubblica accentua sempre più la tendenza ad angelicare la Società e a demonizzare lo Stato.
     I giovani, pur sentendo una vivissima vocazione alla solidarietà, preferiscono riservare il loro impegno nel volontariato: questa sta a dire che rifiutano ormai le semplici proposte di gestione e cercano altrove i laboratori per la rigenerazione dell’humus etico della politica.
     Si tirano indietro anche gli adulti, disgustati dallo spettacolo dei partiti che, abusando di reciproche interdizioni per osceni motivi di ingordigia nella spartizione delle pubbliche spoglie, producono, anche nelle nostre amministrazioni locali, paurosi ristagni, incredibili paralisi di governo.
     E’ urgente che i partiti, i quali restano sempre strumento essenziale della nostra democrazia rappresentativa, si disintossichino dall’ubriacatura. Si ravvedano dal loro delirio di onnipotenza. Riacquistino la sobrietà. “Concorrano, cioè, come dice l’art. 49 della Costituzione “a determinare la politica nazionale”, ma senza la pretesa di monopolizzarla definitivamente. E tornino al loro compito fondamentale, che è quello di ascoltare la gente, educare i comportamenti, mediare gli interessi, e non certo di trasformarli in forche caudine, da cui, anche per il più semplice sospiro, bisogna necessariamente passare, attraverso sistemi di tessere, clientele e patronati correntizi.
     Attenzione, amici. Aggiustate le bilance! Perché non si ruba solo quando si ricava profitto sulla merce. Si ruba anche quando si ricava potere sulle coscienze. Mettete più spirito di sacrificio per arginare i guasti di tanta disoccupazione giovanile: non con palliativi demagogici e superficiali, ma con investimenti seri di tempo più che di soldi, di cervello più che di espedienti, di passione più che di calcolo.
     Aprire gli occhi sul degrado umano procurato dalla droga, dalla delinquenza minorile, dai cento fenomeni di malcostume che indicano un forte abbassamento di orizzonti etici. La siringa trovata in villa deve far impallidire la giunta comunale più dei liquami di una fognatura, fuoriusciti in piazza durante una cerimonia ufficiale.
     Impegnatevi perché ogni scelta politica tenga sempre presente gli ultimi. Misuratevi più decisamente con la povertà aborrendo dal gestire i bisogni con atti occasionali, e favorendo, invece, quei piani complessivi di intervento per i quali sono predisposte anche delle provvidenze di legge, ma che la pigrizia o la leggerezza o l’incompetenza lasciano scandalosamente inutilizzate.
     Vigilate affinché i processi di screscente disuguaglianza tra cittadini, o gruppi o categorie, non finisca col favorire sempre chi è in grado di organizzare meglio la domanda, trasformando così lo Stato in commesso degli interessi dei più forti.
     Se questa “pietà”  per l’uomo vi farà anteporre alle pietre i problemi pubblici della salute, dell’educazione, della cultura, del lavoro, del rispetto dell’ambiente, della partecipazione… Gesù Cristo, che ha promesso il Regno a chi avrà dato un solo bicchiere d’acqua fresca per amore, non sarà avaro neppure con chi è convinto di non averlo mai incontrato su questa terra”.

CENTROSINISTRA: “SE SON ROSE FIORIRANNO”



     Ci giunge notizia che quasi contemporaneamente le due coalizioni di centrodestra e di centrosinistra, dopo tante ipotesi di candidature, hanno trovato l’intesa finale su chi dovrà competere per la carica di sindaco. Il PDL ha scelto Franco Caputo e il PD, dopo la responsabile rinuncia di Tommaso Loiodice, ha deciso di sostenere Renato Bucci.
     E’ giunto finalmente il tempo per realizzare un nuovo “Patto politico” tra i partiti e i movimenti di ispirazione cattolica, socialriformista, liberaldemocratica e ambientalista, da cui scaturisca un tavolo permanente di confronto programmatico, che vada al di là della contingenza elettorale, per rendere sempre più adeguata la risposta politica alla domanda sociale, soprattutto dei giovani, delle donne e delle fasce più deboli della nostra società.
     Come Centro Studi Politici “A. Moro” esprimiamo l’auspicio che  la coalizione dei partiti di opposizione alla precedente Amministrazione comunale diventi un’alleanza strategica e non un semplice cartello elettorale.
     La partita per il governo amministrativo si gioca sulla capacità di proporre un progetto forte e realizzabile. La sfida dell’alleanza si misura soprattutto nella capacità di proporre una compagine politica alternativa, unita, innovativa, credibile, capace di dialogare al suo interno e con tutti i settori della nostra società..
     Questo è indispensabile se si vuole realmente battere ogni forma di egoismo e di prevaricazione, di qualunquismo, di rassegnazione e di disaffezione, così, purtroppo, fortemente radicati e diffusi tra ampie fasce dell’elettorato.
     Bisogna, pertanto, far passare una serie di messaggi molto chiari: ridefinire il ruolo dei partiti, volere rendere trasparente ed efficace la gestione del Comune, adoperarsi per una democrazia più partecipata con la revisione e l’aggiornamento degli “Istituti di partecipazione” previsti dallo Statuto comunale; continuare nella mobilitazione per garantire il diritto di tutti all’ambiente, alla salute, all’istruzione, alla giustizia, al lavoro, ai servizi sociali in favore dei più giovani, degli anziani, degli immigrati e dei più deboli.
     Queste comuni volontà e speranze presuppongono, tuttavia, oltre che chiarezza di rapporti ed onestà d’intenti, anche una nuova metodologia a cui improntare l’azione dell’Alleanza.
     In questa prospettiva, la Coalizione non può non dotarsi di un insieme di “Regole” che ne disegnino l’organizzazione e il funzionamento e mettano ogni componente in posizione di dialogo costruttivo, nel rispetto delle reciproche posizioni politiche, superando ogni deleteria concezione particolaristica e personalistica del modo di fare politica.                                                                                 
     La capacità di riconoscere ed interconnettere la molteplicità delle reti sociali, di mediare tra generale e particolare, di umanizzare e metabolizzare verso il basso la rappresentanza politica, costituisce la filosofia di un nuovo statuto di cittadinanza politica.
     Occorre, perciò, per elaborare programmi e progetti condivisi, attivare al più presto tavoli di elaborazione e concertazione con le diverse realtà associative.
     In una situazione - come quella attuale - di bassa fedeltà partitica e forte instabilità politica diventa sempre più rilevante il decentramento dei processi di selezione della classe dirigente e amministrativa e la valorizzazione della "biografia" del personale politico che si candida nella competizione elettorale. Ridurre il coinvolgimento dell'elettorato alle sole alchimie del marketing politico non è più sufficiente.        
     Questo rinnovamento diventa assai difficile se, come avviene da dieci anni a questa parte, si continua a dare priorità al leader anziché al collettivo, alla comunicazione come marketing anziché alla formazione della persona, al falso pragmatismo anziché al confronto culturale.


Credo che sia necessario sbarazzarsi dell’idea radicata di un cittadino-consumatore che sceglie “candidati-fustini” nei supermercati delle elezioni per mettere al centro l’idea di un cittadino attivo che opera e milita
quotidianamente nella sua comunità.
     Una democrazia forte è quella in cui i cittadini partecipano organizzandosi in gruppi con solide radici culturali e visioni del mondo, programmi discussi permanentemente, sedi organizzative insediate nei territori, attivismo riconoscibile e non ridotto al periodo strettamente elettorale, capacità di dialogo con gli organismi associativi espressione della società ma senza rinunciare al dovere-diritto di una proposta generale di sintesi di bisogni, interessi, aspettative e speranze.
     Solo così potrà formarsi un cittadino pienamente consapevole della scelta anche nel momento elettorale. A tal fine è importante l’opera intrapresa dalla neonata associazione “Uniti per Corato” di sensibilizzazione sul fenomeno del voto di scambio, sul rapporto tra politica ed etica, sulla città trasparente (Smart city) e sulle proposte programmatiche,  che mi auguro vengano valutati da tutti i competitori in campo e che continui anche dopo questo passaggio elettorale.
     Un buon esempio in questo senso è stato offerto anche dal “Cantiere” di Renato Bucci realizzato con l’ascolto settimanale dei cittadini e con l’impegno di chi ha voluto prestare volontariamente e gratuitamente un po’ del suo sapere e delle sue convinzioni.
    In questo programma ci auguriamo che possano essere incluse, relativamente  alle “politiche di partecipazione”  anche la trasmissione delle sedute del Consiglio comunale.
    Riteniamo ampiamente accoglibile la richiesta da noi formulata alla precedente amministrazione di adozione della “Carta di Pisa-Codice Etico per gli amministratori locali” , nonché l’adesione del
Comune ad “Avviso Pubblico-Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie”, nella speranza che contribuisca ad accelerare l’ impegno della ristrutturazione e assegnazione dei beni confiscati alla criminalità con riconversione e riuso degli stessi a fini sociali.
     Così come, rispetto all’inserimento nello Statuto comunale della "Definizione dei servizi pubblici comunali privi di rilevanza economica”, con specifico riferimento al servizio idrico (Acqua Bene Comune)..
     Per quanto riguarda la scelta della squadra di governo, ci auguriamo la diffusione del curriculum vitae dei candidati prima del risultato elettorale, con l’impegno a tagliare gli stipendi di assessori e sindaco.
     Nella speranza che vi siano occasioni pubbliche di confronto dal vivo, vi invio un fraterno saluto.

                                                                                                            Il presidente
                                                                                                             Vito De Leo

domenica 14 aprile 2013

Presentazione del libro del prof. Vito De Leo sul bullismo: Giovedì 18 aprile, ore 19,00.



     Siamo lieti di presentare presso la nostra nuova sede di Via Roma 30 il terzo giovedì letterario dedicato alla presentazione del libro  “IL BULLISMO-Profili, Riflessioni, Proposte” scritto dal prof. Vito De Leo. Si tratta, in sostanza, di una ricerca sui comportamenti antisociali in alunni della scuola dell’obbligo e,  nello stesso tempo, ci si chiede: “Come rispondono scuola, famiglia, società e istituzioni?
     Il saggio mette a fuoco le esperienze condotte dall’autore nella sua veste di docente di lettere e di psicopedagogista e contiene consigli chiari e mirati su come procedere nella costruzione di progetti di prevenzione primaria, su come affrontare le situazioni a rischio e su come gestire quelle in cui i problemi già si presentano con una certa gravità.
     Nella prima parte si analizza in modo rigoroso e puntuale il fenomeno del bullismo in tutte le sue forme: fisiche, verbali, psicologiche, dirette ed indirette, fino alle più recenti manifestazioni di bullismo elettronico.
La seconda tratta delle strategie e degli obiettivi degli interventi di contrasto. La parte conclusiva, infine, propone una serie di consigli pratici e di questionari rivolti ai principali attori del possibile cambiamento, partendo dall’assunto che un’efficace azione di prevenzione e di contatti debba riconoscere i potenziali rischi del fenomeno sin dagli anni dell’infanzia, e saper distinguere con chiarezza il bullismo dalla normale conflittualità sociale.
     “Un programma operativo d’intervento di lotta al bullismo – chiarisce l’autore nella prefazione – si pone ormai in termini di priorità e di necessità, considerato che gli alunni vittime del bullismo rappresentano un fenomeno marcato e, in taluni casi, addirittura preoccupante.
     Dare segnali e lanciare  messaggi  per determinare intorno al problema convergenze propositive ed operative  degli enti e delle istituzioni costituisce indubbiamente una premessa indispensabile, ma non certamente esaustiva per eliminare le cause che determinano gli atti di violenza e di sopruso.
     Il contesto scolastico deve dunque essere “adattato” ai disagiati, e, quindi, opportunamente predisposto alla fase di accoglimento, prima; a quella della reintegrazione e del pieno recupero, dopo.
     Proprio in previsione di tali situazione - conclude il prof. De Leo - è stata predisposta questa raccolta di documenti, che assume, perciò, il valore e la connotazione di strumento pratico di consultazione per gli operatori sociali, scolastici e familiari”.
     Troveranno prezioso questo volume quanti intuiscono che, proprio nella sfida del bullismo, si nasconde anche l’opportunità di far crescere una cultura scolastica basata sui valori della democrazia, della legalità e della solidarietà.
                                                                                                          La presidente
       Nunzia Bevilacqua