Il Partito democratico
locale, riunitosi per analizzare il voto cittadino, dopo la relazione
introduttiva del segretario Luigi Gagliardi, ha democraticamente espresso una
serie di valutazioni sulle risultanze elettorali a livello nazionale, ragionale
e locale. I numerosi interventi protrattisi per oltre tre ore, orientati ad
evidenziare un processo di cambiamento della politica in generale e del partito
in particolare, anche in vista delle prossime elezioni amministrative, hanno
anche testimoniato l’obiettivo riconoscimento, al di là dei risultati
insoddisfacenti, del lavoro svolto con passione e competenza dal segretario
politico e da alcuni dirigenti.
I risultati delle urne hanno delineato
una congiuntura politica incerta
dove gli equilibri non sono per nulla scontati, ed ogni partito sembra poter
proseguire sul filo del rasoio. Necessitano valutazioni e scelte rapide, probabilmente (e purtroppo) frutto
di patti risicati e coalizioni
inaspettate, per impedire che sul Paese, questa volta, ricada pesante lo
spauracchio-Grecia. Sono stati questi i
denominatori comuni dei tanti e interessanti interventi. Ma uno in particolare
ha acceso il dibattito: Matteo Renzi, leader mancato del Pd.
Si contano
a migliaia le persone che,
soprattutto in rete, invocano la
discesa in campo del “Rottamatore”, quale
unico profilo ancora in grado di portare
a netta vittoria un centrosinistra che si è rivelato, confutando le
ipotesi di vittoria predefinita, incapace
di raccogliere consensi schiaccianti.
E’ proprio
il web, dunque, a 24 ore dal
risultato elettorale, a fare appello a
Matteo Renzi. I social network
gestiti dal sindaco fiorentino e dal suo entourage, sia la pagina Facebook che Twitter ,
sono stati letteralmente presi d’assalto da una folla di elettori disillusi. ”Cercasi rinnovamento nel Pd = Matteo
Renzi”, ”Matteo ti prego candidati”, ”Renzi scalda i
motori!”, ‘‘Renzi salvaci”
o il meno informale ”Signor Renzi, la prego di considerare una candidatura
per il bene del nostro Paese’‘, sono solo alcuni dei migliaia di post che si trovano, dal
26 febbraio, in bella vista sulla
bacheca del primo cittadino.
Sono tanti,
troppi, quelli che a posteriori rimpiangono
per il centrosinistra la candidatura di Matteo Renzi, prospettando come
la coalizione progressista avrebbe in tal modo eroso consensi sia sul fronte moderato, che su quello ‘protestatario’ del
Movimento Cinque Stelle.
Di analogo tenore i post su Twitter: “Scritto
e riscritto: se avesse vinto @matteorenzi tutto questo non sarebbe successo“,
si legge in un tweet. “Il Pd aveva un fuoriclasse alle primarie e lo ha
mandato in tribuna per la partita del governo“, tuona un altro. Al di là
dei toni delusi dilaga, misero, qualche commento ironico: “Tutti a
prendersela con chi ha votato Berlusconi. Prendetevela con Bersani e il Pd o
con voi stessi che non avete voluto Renzi!“. “Bisogna pur ammetterlo:
con Renzi sarebbe andata in altro modo“, chiude in coda la nota amara che
riassume così uno stato d’animo diffuso
tra chi ci ha creduto ed è rimasto inascoltato.
Ma un altro
argomento è stato inserito nell’agenda dei lavori del coordinamento cittadino e
che dovrà essere al più presto dibattuto e deciso: l’organizzazione della prossima
campagna elettorale per le elezioni amministrative in grado di rispondere alla
domanda: «Chi sarà
il successore dell’ex sindaco Luigi Perrone e neosenatore al Comune di
Corato?».
Parte da questa domanda la riflessione del
Centro Studi Politici "A. Moro". É
questa, infatti, la domanda che molti cittadini si rivolgono da qualche tempo.
A nostro modesto parere, prima del programma e della coalizione, così come
solitamente avviene nelle competizioni elettorali amministrative, è la scelta
del candidato sindaco che deve avere carattere prioritario.
Nel frattempo, è opportuno che anche la società civile faccia conoscere le sue idee in proposito. E noi del Centro Studi Politici “A. Moro”, che ne facciamo attivamente parte, non ci sottraiamo a questo imprescindibile dovere civico.
Nel frattempo, è opportuno che anche la società civile faccia conoscere le sue idee in proposito. E noi del Centro Studi Politici “A. Moro”, che ne facciamo attivamente parte, non ci sottraiamo a questo imprescindibile dovere civico.
Più che la decisione, abbiamo già scritto
in una precedente lettera aperta, la qualità prima che un sindaco, e in
generale colui che è impegnato nel servizio alla città, deve possedere è
l’ascolto. Le scelte, specie quelle più difficili, devono affondare le loro
radici nell’ascolto profondo della realtà. Il sindaco è un crocevia.
Nella deriva delle diverse istituzioni
politiche tradizionali, il sindaco resta uno dei pochi riferimenti sicuri per
la comunità, ben al di là dei suoi già vasti ambiti di competenza. Padre,
confessore, garante, potente: nell’immaginario collettivo il sindaco è una
figura straordinariamente polifunzionale.
Parlare col singolo cittadino e guardare gli orizzonti della comunità. Freddo e inflessibile nell’applicazione delle procedure amministrative, ma caldo e appassionato nello slancio testimoniale. Non potrebbe sostenere quest’incessante dilatazione del suo sguardo, non gli sarebbe possibile se non fosse capace di ascoltare profondamente, se non fosse cioè un abituale frequentatore dell’intimità collettiva. Profondamente dentro la città e le sue dinamiche, ma anche oltre, almeno quel tanto di distacco sufficiente ad osservarla nel suo insieme. E’ il più osservato della città, ma anche il suo migliore osservatore.
Parlare col singolo cittadino e guardare gli orizzonti della comunità. Freddo e inflessibile nell’applicazione delle procedure amministrative, ma caldo e appassionato nello slancio testimoniale. Non potrebbe sostenere quest’incessante dilatazione del suo sguardo, non gli sarebbe possibile se non fosse capace di ascoltare profondamente, se non fosse cioè un abituale frequentatore dell’intimità collettiva. Profondamente dentro la città e le sue dinamiche, ma anche oltre, almeno quel tanto di distacco sufficiente ad osservarla nel suo insieme. E’ il più osservato della città, ma anche il suo migliore osservatore.
Il dibattito in corso tra i dirigenti, gli
iscritti, i simpatizzanti ed i liberi cittadini evidenzia, senza ombra di
dubbio, la comune volontà di non dare spazio alcuno a posizioni correntizie e
strumentali, ma solo alle idee, ai progetti, ai metodi di lavoro che devono
caratterizzare tutti coloro che intendono impegnarsi a livello politico e
amministrativo, offrendo così un’immagine della politica più attraente e più
vicina ai cittadini.
Fare politica non è governare a tutti i
costi, non è essere capaci di allearsi in modo mercenario, non è cambiare
bandiera per opportunismo personale. Fare politica significa, principalmente,
programmare e lottare per i programmi in cui si crede.
É ovvio che all’appuntamento elettorale
della primavera prossima non si può giungere affidandosi soltanto alla
mobilitazione per le primarie. Ci sono due versanti, l’uno di
organizzazione interna e l’altro di cultura politica. Bisogna rompere ogni indugio,
aprendosi a mondi con i quali non si sono intessuti proficui dialoghi.
Sono i mondi della società civile e delle
articolazioni professionali, che si connaturano per l’espressione del consenso
rivolto alle idee piuttosto che all’ultimo servigio, che esprimono
professionalità e talenti che desiderano essere protagonisti più che
comprimari.
Di pari passo, ritengo vada approfondita e
realizzata l’organizzazione del partito per dipartimenti tematici
amministrativi a carattere locale, provinciale e regionale, lasciando a
chiunque la possibilità di mettere a disposizione cultura, esperienza e
passione, prescindendo dall’età e dal sesso.
Occorre, insomma, che si faccia non solo
una campagna d’immagine, ma anche di contenuti. Occorre che emergano proposte
chiare e nette, per evitare il rischio che durante la campagna elettorale, per
esempio, la differenza tra il PD e il PDL, si riduca ad una sola consonante.
Su questi ed altri temi confermiamo il
nostro impegno con la forza che ci riviene dal metodo, dagli insegnamenti del
nostro grande Maestro Aldo Moro: "Noi
non vogliamo essere gli uomini del passato, ma quelli dell’avvenire. Noi
vogliamo essere diversi dagli stanchi e rari sostenitori di un mondo ormai
superato"».