domenica 27 novembre 2011

SECONDO CAFFE’ LETTERARIO DEDICATO ALLA NARRATIVA

Pensieri e parole, verbali e scritte, recitate e cantate

BAR SEVENT’IN – CORSO GARIBALDI – CORATO

GIOVEDI 1° DICEMBRE – ORE 18,30

Reading letterario con la partecipazione degli scrittori

Giuseppe Arbore (“Amore, Sentimenti, Desideri”)

Biagio Tempesta (“Il fioco lume del crepuscolo”)

Luigi Tosti (“Sangue Seleucide”)

Introduzione: Vito De Leo - Presidente Forum degli Autori

Recitazione: Tonia Acquaviva

Intermezzo canoro: Luigi Lamarca

Artisti: Maria Luisa Cialdella - pittrice

Angelo Piccolo - designer

________________________________________________

Per informazioni: Presidente: prof. Vito De Leo – Tel. 340-5195452 – E-mail: deleo6844@tiscali.it

www.forumdegliautori.altervista.org – Facebook: Forum degli autori di Corato

mercoledì 23 novembre 2011

SECONDO CAFFE’ LETTERARIO DEDICATO ALLA NARRATIVA

Il Forum degli Autori comunica che il giorno giovedì 1° dicembre, alle ore 18,30, presso il bar Sevent’In, avrà luogo il secondo Caffè letterario dedicato alla narrativa. E’ prevista la partecipazione dei seguenti scrittori coratini: Giuseppe Arbore (“Amore, Sentimenti, Desideri”), Biagio Tempesta (”Il fioco lume del crepuscolo”), Luigi Tosti (“Sangue Seleucide”). Alcune pagine di questi romanzi saranno lette da Tonia Acquaviva e commentate dal giornalista Franco Tempesta. E’ prevista, al fine di dimostrare che la creatività non ha confini, anche la presenza di talenti artistici come i pittori Maria Luisa Cialdella e Rino Sgarra.

Il presidente Vito De Leo, autore tra l’altro del libro “Vademecum per gli autori esordienti” ci ha anticipato alcune riflessioni sul valore del libro e l’importanza della lettura che possiamo così riassumere: “ Libro e uomo: come dire libro per l’uomo, libro segno dell’uomo. Ogni uomo, infatti, ha un messaggio da comunicare con la sua esistenza ed è nella sua natura interrogare le cose e gli essere che lo circondano, ascoltare il messaggio degli altri uomini, anche oltre il tempo, e il messaggio che si trasmette, o quello che si legge o che si ascolta, si manifesta con la parola.

Il libro è infatti la parola fissata con la scrittura; insieme punto d’arrivo e punto di partenza per la grande avventura sia dell’autore sia del lettore. Lo sanno bene i tanti autori coratini che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere in questi anni grazie ai Presidi del Libro instancabilmente diretti dalla brava Angela Pisicchio, alla Secop Edizioni di Peppino Piacente, al Consigliere delegato alla cultura Giuseppe D’Introno, ai responsabili della Biblioteca comunale, Francesco Capogna e Vincenzo Amenduni ed alle librerie locali.

Il libro, anche grazie ai nostri talenti, non sempre considerati dal grande pubblico, è un protagonista per quello che conta in se stesso e per quello che suscita, che crea nei singoli e nella società, nelle strutture civili e nella coscienza.

Di qui l’importanza primaria del libro e della parola scritta nell’educazione, in ogni direzione e ad ogni livello. Ma non può tacersi che il libro, il giornale, la pagina scritta sono fatti pubblici; la loro vita reale comincia quando sono pubblicati. La lettura può essere catalogata sia nell’ordine delle attività solitarie, intime, personali, aristocratiche, private, sia in relazione ai valori del dialogo, della coralità e di un ideale di democrazia. In questo senso, la lettura è un dovere civico, una preparazione al dialogo, un modo di solidarietà al bene da costruire nel mondo.

Questi brevi richiami ai temi della partecipazione sui quali come “Forum degli Autori” non ci stancheremo mai di insistere, puntano ancora una volta a sollecitare un impegno più specifico di carattere istituzionale nei servizi di pubblica lettura. Il libro, in quanto parola, è manifestazione dell’uomo e sua vera storia; come l’uomo ha una sua identità e una sua fisionomia che ne consente la collocazione nello spazio e nel tempo. Molti libri, però, come molti uomini, non escono dal loro spazio, non superano il loro tempo; ma in molti altri si riconoscono gli uomini di ogni luogo e di ogni tempo, per quello che misteriosamente tutti li unisce.

Ed ecco allora il problema: quanti sono disposti ad ascoltare le idee altrui? Chi è disposto a sacrificare anche una sola parte del proprio tempo libero per operare uno scambio culturale di questo tipo? La risposta va purtroppo individuata, ancora una volta, nella difficoltà di comunicazione interpersonale. Non solo. Per molti il libro sembra uno strumento di comunicazione superato. Oggi, infatti, la comunicazione ha assunto aspetti molteplici: televisione, radio, e reti telematiche hanno ampliato la trasmissione del sapere a ritmi incalzanti, al punto che si è cercato di adattare loro il libro stesso, utilizzando soluzioni che hanno sempre più successo. Si pensi al libro su cd rom o agli e-boock, letti o ascoltati attraverso un computer multimediale.

In conclusione, non resta che augurarsi di poter vivere in una società in cui i contenuti di ogni libro vengano espressi sempre in assoluta libertà, scritti per raccontarci un punto di vista, un’ idea o anche solo un episodio banale, ma comunque in grado di destare puntualmente un’emozione positiva.

E’ quanto ci proponiamo di fare con i nostri “Caffè letterari” mensili e le tante iniziative in cantiere

tra cui anche quella che avrà come protagonista il prof. Vincenzo Tota, donatore di ben 1500 libri, il giorno 16 dicembre, alle ore 19,00, presso la Biblioteca comunale. Arrivederci, a risentirci e, soprattutto, a rileggerci!”

lunedì 21 novembre 2011

«L’anzianità torna ad essere virtù», Vito De Leo analizza il dopo Berlusconi

La prima novità del dopo Berlusconi è il ritorno all’antico regime: esimi baroni universitari, burocrati inossidabili, imperatori di grandi potenze economiche e banchieri veterani. L’anzianità torna ad essere una virtù.

In questo momento della storia italiana i vecchi, cioè il passato, sono l’unica risorsa per riprenderci il futuro. Il vecchio è il n uovo. Dove sono i giovani? Prima, al tempo di Berlusconi, i giovani erano trattati da veline o paggetti. Oggi i giovani rischiano addirittura di restare fuori.

Non è un caso se Matteo Renzi e la sua turbolente macchina per rottamare i vecchi siano precipitati nel silenzio mediatico da quando Monti è salito al potere. A destra come a sinistra, i giovani d’oggi vivono da esiliati in patria. Quasi il 30% di essi è disoccupato. In una simile situazione è difficile pensare con serenità alla politica. Eppure, sono loro i primi a subirne i costi e i guasti.

Se questi illustri “senatori” d’Italia falliranno, i giovani non avranno santi a cui votarsi, ma solo diabolici avventurieri che sapranno approfittare delle paure collettive, come già è successo nel 1994. Se invece i grandi vecchi li salveranno, allora l’unico consiglio per i giovani, quelli ancora rimasti, è truccare il proprio certificato anagrafico per sembrare più vecchi. E fare una rivoluzione? No, anche questa è un’idea troppo …vecchia.

Che fare allora? Svecchiare la classe dirigente sarebbe possibile, anzi sarebbe doveroso, se si facessero avanti persone giovani, o relativamente tali, dotate di competenza, di serietà, di capacità decisionali e di lungimiranza. Se ci sono (e ci sono di certo) probabilmente non entrano in politica, o almeno io ne vedo molto pochi. Nel frattempo teniamoci i vecchi: a volte sono una garanzia, anche se l’equazione “età avanzata=saggezza” non è sempre valida.

Qualunque sia la nostra età anagrafica dobbiamo farci carico tutti quanti della nostra responsabilità di cittadini e ricreare tra noi stessi le regole e le condizioni per un nuovo patto sociale. Non dobbiamo continuare nel l’errore di restare alla finestra o sul divano in salotto a guardare il solito teatrino della politica. Dobbiamo agire e dobbiamo farlo con intelligenza e preparazione. Scendere in piazza non basta. Disertare le urne, nemmeno. Bruciare le macchine? Fa solo danni e impedisce qualsiasi forma di dialogo.

Ribaltiamo la situazione. Cominciamo a guardare alla nostra Repubblica e al nostro Comune non più come uno Stato o un Ente governati da una casta, ma a qualcosa che appartiene a tutti noi. Cominciamo allora a selezionare un Parlamento e un Consiglio comunale composti da uomini liberi e non da dipendenti di un padrone.

Pensiamo alla politica come servizio, così come ci hanno insegnato i nostri padri costituenti. “Si parla molto di chi va a sinistra o a destra, ma il decisivo è andare avanti e andare avanti vuol dire che bisogna andare verso la giustizia sociale”. (Alcide de Gasperi).

«L’anzianità torna ad essere virtù», Vito De Leo analizza il dopo Berlusconi

«L’anzianità torna ad essere virtù», Vito De Leo analizza il dopo Berlusconi

AUTUNNO IN POESIA

Ha cominciato l’Università della Terza Età con l’incontro letterario sul Risorgimento tenutosi il 14 u.s., che ha avuto come brillanti relatori i proff. Aurora Vangi e Franco Vangi, i quali in un’affollatissima sala hanno declamato versi poetici dei più grandi autori dell’ottocento, si continuerà il 23 p. v, ore 20,00, nel Centro parrocchiale “Luisa Piccarreta” con le “Poesie in dialogo”, lette e commentate dalle brave poetesse Anna Mininno (“La bimba sul cilindro”), Angela Strippoli (“Dal grembo del cuore”), Rossella Zucaro (“Nakshi-Dil-Lingua Ricamata”), per finire, almeno per ora, con il “Caffè Letterario” organizzato dal Forum degli Autori, presso il bar “Carlos” il giorno 4 novembre, ore 18,30, che vedrà la partecipazione, oltre alle già citate Mininno, Strippoli e Zucaro, anche degli scrittori-poeti Gaetano Bucci “Cor Sine Labe – Storia antologica della poesia di Corato”), Domenico Mazzilli (“Citte citte mezz alla chiazz) e Gerardo Strippoli (“Titte Titte - raccolta di poesie in vernacolo”), che si alterneranno con il tenore Gino Lamarca in un felice connubio tra liriche e lirica.

L’incontro vuole suggerire percorsi, indicare esempi e dare voce “dal vivo” ai versi dei nostri poeti, in relazione anche alle parole ascoltate prima e dopo il canto lirico e la musica. Insomma, un gioco di rimandi tra poesia “da leggere” e poesia “da sentire”. Uno spettacolo che non nasconde un intento se non didascalico quanto meno “formativo”, che scorrerà piacevolmente sotto la guida del conduttore Franco Tempesta, mascherando temi di grande pregnanza dietro uno stile spigliato e colloquiale degli autori.

Filo conduttore di questi eventi culturalmente rilevanti sono, evidentemente, l’io, la soggettività, il senso della vita, portati sul piano dell’immaginazione, della poetica, dell’arte, della musica lirica. Un viaggio sentimentale. Un viaggio dentro una passione forte.

La poesia, quindi, è necessaria? Serve a qualcosa? E’ utile all’uomo? Lo ha aiutato a crescere, a vivere meglio, a trovare un qualche lume che lo ha accompagnato nel suo cammino e gli ha aperto nuovi sentieri? O è soltanto un inutile gioco, affascinante quanto si vuole, ma privo di qualsiasi incidenza?

Gli organizzatori tentano, in questo modo, di rispondere alla domanda “Che cosa è la poesia?”. Interessante ci è apparsa la risposta formulata dal nostro amico-poeta Nichi Vendola: “La poesia è la denuncia dello scandalo di un mondo senza poesia. E’ rifuggire dalla dimensione commerciale della rima leggera e dei facili costumi. E’ scardinare il marchingegno dell’oblio programmato. E’ come una lampadina tascabile: aiuta noi a non essere prigionieri di questo smarrimento prosaico, di un mondo calcolistico e irrazionale, di un mondo di dissipazioni in cui l’unica letteratura possibile è quella del cinismo” (Video lettera inviata l’8 gennaio 2011 alla manifestazione culturale “Calpestare l’oblio”).

In sostanza, la poesia non può, non deve, non sa venire a patti con il nonsenso, con la gratuità, con l’insolenza e l’arbitrarietà, ma vuole degli spazi incontaminati per lasciare orme da cui si possano leggere i destini dell’uomo.

Del resto, l’amore e Dio da sempre sono appaiati ai discorsi della poesia. Il che significa che la vita ha senso e si può vivere in pienezza se siamo capaci di avere fede in qualcosa, di vivere l’amore, di avvertire i brividi dei sentimenti e le parole dell’anima.

E tutto questo lo si può ottenere se si è capaci di entrare (a vari livelli) nella “santità” del viaggio che ci fa sentire con pienezza, “dolce fibra dell’Universo”. La poesia è una domanda perenne, non ha certezze, non ha idoli, non ha risposte, proprio come la vita. Ecco perché è verità insolente, l’unica che salva l’uomo dall’essere, come direbbe Leonardo da Vinci, solo e semplicemente un imbuto.

Il “Caffè letterario” proposto dal Forum degli Autori è nato per ampliare questo accesso alla creatività e seminare la letteratura là dove meno ce la si aspetta, per far scendere la parola in versi, in prosa e in musica dalle austere stanze dell’accademia ai bar. Per sfidare la noia mortale cui spesso si pensa quando si dice “poesia”, “romanzo”, “saggio” e mettere insieme elementi apparentemente lontani fra loro come scienza, letteratura, azione, improvvisazione e ispirazione.

Il Caffè Letterario”, insomma, è per chi ha capito che il mondo non è, senza la relazione. Per quanti preservano la propria curiosità e vogliono trascorrere una serata differente, per chi ha proprio voglia di qualcosa fuori dagli schemi.

Quando vorrete, vi aspetteremo tutti volentieri. Vi basterà consultare il nostro sito web: “Forum degli autori.altervista.org”, o usare Facebook cercando il gruppo “Forum degli autori di Corato”.

PD: CHE COSA VUOI FARE DA GRANDE?

Dopo la “Festa Democratica”, il Partito Democratico locale ha invitato nuovamente iscritti e simpatizzanti a discutere di politica, con particolare riferimento alla mobilitazione nazionale prevista per il 5 novembre prossimo a Roma. Il segretario politico Luigi Gagliardi in una lunga relazione si è fatto interprete della sfiducia prevalente negli italiani a causa della gravità della crisi che sta mettendo in discussione il nostro modello di sviluppo, i nostri stili di vita, la possibilità stessa di progettare il futuro per i nostri giovani. Se non si coglie che tra le ragioni dell’antipolitica – è stato detto nei diversi interventi seguiti – c’è prima di tutto questo scarto, non riusciremo a contrastare la disaffezione, il disimpegno, la campagna qualunquistica del “sono tutti eguali” che, adeguatamente alimentata dalla destra per far dimenticare le colpe e le responsabilità del Governo, rischia di colpire ugualmente maggioranza e opposizione.

Ecco perché dobbiamo fare ogni sforzo – ha detto il capogruppo consiliare Tommaso Loiodice – per dare risposte concrete alle domande, ai problemi quotidiani, alle preoccupazioni delle persone e non perdere mai di vista le ragioni del malessere sociale così diffuso oggi anche nel nostro Comune. A quel malessere – ha risposto la giovane rappresentante dell’esecutivo provinciale – dobbiamo parlare con la manifestazione nazionale del prossimo 5 novembre, mettendo il Pd al servizio di una mobilitazione civile e sociale ampia, indicando le nostre proposte per ricostruire l’Italia, unendo le forze consapevoli dei pericoli che il Paese sta correndo.

Dal Pd e dalle opposizioni – mi permetto di aggiungere – oggi in tanti si attendono una proposta, un progetto, un’iniziativa che possa il più rapidamente possibile chiudere questa stagione asfissiante. Non è tutto nelle nostre mani e la situazione economica e sociale è davvero serissima. Abbiamo fatto e facciamo bene a dire che il Pd è disponibile a contribuire ad un governo nuovo, di emergenza e di transizione che possa fare alcune limitate scelte per la crescita e il lavoro e alcune riforme istituzionali, a cominciare da quelle della legge elettorale.

Contestualmente, non possiamo non lavorare a preparare a preparare un campo e un progetto alternativo a quello del centrodestra a partire dal nostro Comune, con i quali presentarci al voto, quando sarà.

Prima di domandarci “con chi” vogliamo governare l’Italia e Corato, dobbiamo mettere in chiaro “per cosa”, con quali valori, con quali innovazioni. Dovremo essere capaci di realizzare nella nostra città innanzitutto un nuovo “Patto sociale”, che si muova lungo queste direttrici fondamentali: diritti di cittadinanza, lavoro, sviluppo, solidarietà, cultura, legalità, trasparenza, democrazia, pace.

Occorre, pertanto, proseguire senza nessun indugio sulla strada intrapresa di realizzare un nuovo “Patto politico” tra i partiti e i movimenti di ispirazione cattolica, socialriformista, liberaldemocratica e ambientalista, da cui scaturisca un tavolo permanente di confronto programmatico, che vada al di là della contingenza elettorale, per rendere sempre più adeguata la risposta politica alla domanda sociale, soprattutto dei giovani, delle donne e delle fasce più deboli della nostra società.

Nella convinzione, pertanto, che nel nostro Comune serve una Coalizione forte, larga e coesa, che sia centro di alleanze tra partiti, movimenti e forze della società civile, esprimiamo la convinzione che l’Alleanza non avrebbe senso se continuasse a presentarsi all’elettorato come un semplice contenitore di sigle.

La Coalizione dei partiti di opposizione all’attuale Amministrazione comunale deve essere un’alleanza strategica e non un semplice cartello elettorale. Essa deve mirare ad avviare un processo virtuoso di semplificazione politica che la conduca verso sintesi più alte, da verificare nella prossima scadenza elettorale amministrativa.

Questo cammino deve partire dalla città. La partita per il governo amministrativo si gioca sulla capacità di proporre un progetto forte e realizzabile. La sfida dell’alleanza si misura non solo nell’opposizione alla politica penalizzante del Governo nazionale e locale, ma anche nella capacità di proporre una compagine politica alternativa, unita, innovativa, credibile, capace di dialogare al suo interno e con tutti i settori della nostra società.

Il primo obiettivo, che i partiti e i movimenti aderenti alla Coalizione devono impegnarsi a perseguire, deve essere quello di rinnovare la politica, spazzando via con un atto collettivo di volontà e di coerenza, la concezione di una politica intesa come strumento per conquistare il potere da usare come forza, predominio di taluni interessi, con l’esclusione di altri, ma come strumento al servizio di tutti per la soddisfazione dei legittimi bisogni dei cittadini.

Questo è indispensabile se si vuole realmente battere ogni forma di egoismo e di prevaricazione, di qualunquismo, di rassegnazione e di disaffezione, così, purtroppo, fortemente radicati e diffusi tra ampie fasce dell’elettorato.

Bisogna, pertanto, far passare una serie di messaggi molto chiari: ridefinire il ruolo dei partiti, volere rendere trasparente ed efficace la gestione del Comune, adoperarsi per una democrazia più partecipata con la revisione e l’aggiornamento degli “Istituti di partecipazione” previsti dallo Statuto comunale; continuare nella mobilitazione per garantire il diritto di tutti all’ambiente, alla salute, all’istruzione, alla giustizia, al lavoro, ai servizi sociali in favore dei più giovani, degli anziani, degli immigrati e dei più deboli.

Queste comuni volontà e speranze presuppongono, tuttavia, oltre che chiarezza di rapporti ed onestà d’intenti, anche una nuova metodologia a cui improntare l’azione dell’Alleanza.

In questa prospettiva, la Coalizione non può non dotarsi di un insieme di “Regole” che ne disegnino l’organizzazione e il funzionamento e mettano ogni componente in posizione di dialogo costruttivo, nel rispetto delle reciproche posizioni politiche, superando ogni deleteria concezione particolaristica e personalistica del modo di fare politica.

Occorre, in conclusione, una mobilitazione e un progetto per unire ciò che questa destra ha diviso, restituire al Paese e alla nostra città un obiettivo condiviso per il quale battersi, un interesse generale, un’idea del “bene comune”.