venerdì 25 marzo 2011

Dal cambiamento culturale al cambiamento amministrativo attraverso la comunicazione e la partecipazione. Richieste e proposte per una migliore qualità

Dal cambiamento culturale al cambiamento amministrativo attraverso la comunicazione e la partecipazione. Richieste e proposte per una migliore qualità della vita cittadina.

Siamo ormai prossimi alla scadenza prevista dalla legge per la deliberazione del bilancio di previsione 2011 e, anche se non invitati, come prescriverebbe l’impegno non più mantenuto di realizzare il cosiddetto “bilancio partecipato”, obbedendo al nostro ruolo di cittadini attivi, come sempre ci facciamo promotori di una serie di proposte che puntano a rendere il Comune un’istituzione sempre più trasparente e democratica che opera all’insegna dell’efficienza e dell’efficacia, con la partecipazione attiva di tutti i cittadini.

Siamo tutti convinti che lo sviluppo è davvero tale se si traduce in un innalzamento del livello di democraticità e se è garantito, anche con l’ausilio delle nuove tecnologie, il massimo di trasparenza e di informazione sull’attività amministrativa e si riesce a coinvolgere tutti coloro che di solito rimangono ai margini della vita pubblica.

Una comune visione della città da costruire, la convergenza sul programma amministrativo e l’accettazione di regole chiare e condivise possono costituire, infatti, la base per un lavoro comune interessante ed apprezzato dai rispettivi referenti.

Quelli che seguono sono gli obiettivi prioritari che a nostro avviso, se realizzati, potranno concorrere a progettare una città, che può diventare migliore se accresce le opportunità e si sviluppa in tutte le sue parti.

1) Diritti di partecipazione e di cittadinanza previsti dallo Statuto comunale

· Consentire effettivamente la funzione consultiva e propositiva delle Consulte comunali e delle organizzazioni sociali,culturali, economiche, sindacali e politiche, mettendoli tutti in condizione di esprimere in tempo utile i pareri richiesti.

· Trasmettere ai presidenti delle Consulte comunali la bozza di bilancio di previsione con i relativi allegati in tempo utile per l’esame e la formulazione delle proposte da parte delle rispettive assemblee.

· Concordare un calendario annuale di incontri sullo “stato della città”, così come previsto dallo Statuto comunale.

· Rendere sistematica la consultazione dei cittadini attraverso assemblea popolari, conferenze di settore, incontri, questionari e ricerche mirate. In questi incontri – audizioni, si dovrà parlare di condizione giovanile, turismo, commercio e imprenditoria, infrastrutture, attrezzature sportive e per il tempo libero, urbanistica e centro storico, marketing territoriale, opportunità legislative regionali, nazionali ed europee. Questioni cruciali per lo sviluppo della città, sulle quali tutti potranno fornire il proprio contributo.

· Render il sito web del Comune interattivo con i cittadini e non limitarlo alla pura e semplice attività informativa.

· Garantire un’informazione puntuale, mensile e non semplicemente episodica del bollettino d’informazione comunale.

· Sollecitare il Consiglio comunale ad approvare e regolamentare la “Carta dei diritti del cittadino”.

· Invitare i cittadini e le associazioni a formulare proposte per la revisione e l’adeguamento dello Statuto comunale..

· Distribuire un questionario contenente domande sulle aspettative dei cittadini, al fine di monitorare l’opinione e le proposte dei cittadini – elettori.

· Considerare la proposta allegata “Adottiamo un pezzo della nostra città”.

2) Organizzazione amministrativa.

· Istituire l’Ufficio Relazioni con il pubblico anche alla luce del decreto legislativo n° 29 del 1993 e della legge 150/2000, allo scopo di pianificare ed eseguire strategie proprie della comunicazione pubblica, anche attraverso la web comunication e l’istituzione di forum di discussione in internet sulle decisioni assunte dal Consiglio e dalla Giunta comunale.

· Attraverso la realizzazione di un portale unico per i servizi ai cittadini ed alle imprese potrebbe essere creato uno sportello che fornisca:

a) ai cittadini i servizi di informazione, certificazione a distanza, accesso alla cartografia numerica per acquisire piani urbanistici in formato elettronico, versamento di tasse e tributi per via telematica;

b) agli imprenditori, il collegamento con l’istituendo Sportello Unico, l’accesso a studi e sperimentazioni innovative su creazione e gestione d’impresa, la cooperazione per il marketing territoriale, la conoscenza delle opportunità comunitarie.

· Riorganizzazione dell’Assessorato alle Politiche sociali e scolastiche. Si propone la creazione una struttura permanente piramidale con a capo l’Assessore e formata dai rappresentanti delle associazioni e delle scuole, al fine di elaborare il Piano dell’Offerta Formativa cittadino, per prevenire il disagio, l’insuccesso scolastico, la dispersione scolastica e favorire l’orientamento scolastico e universitario.

· Insieme alle famiglie, al volontariato e al terzo settore potrà essere elaborato un Piano Sociale Comunale, che veda il Comune soggetto primario della programmazione degli interventi e del controllo dell’efficacia e della correttezza degli stessi.

· Istituire presso il suddetto Assessorato l’”Osservatorio sul disagio”, al fine di creare una banca dati, frutto di un monitoraggio periodico realizzato attraverso l’Ufficio Servizi sociali, il Consultorio familiare, la Asl, le Scuole, le Associazioni di volontariato.

· Redigere il nuovo accordo di programma intercomunale ai sensi della legge 28/8/97 n° 285 “Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza” e della conseguente legge regionale 104/99, intitolato “Giocando...e non solo”.

· Realizzare la direttiva dell’O.N.U. con la nomina del Sindaco a “Difensore Civico dell’Infanzia”.

· Dotare di una struttura e di finanziamenti più adeguati alle sempre crescenti necessità l’Assessorato alla Cultura, Sport e Turismo. La nostra città dispone di un significativo patrimonio di beni culturali e di un importante offerta intellettuale. Valorizzarli, entro un sistema integrato di servizi culturali, vorrà dire introdurre Corato in un circuito regionale, capace di attrarre flussi turistici, facendo del nostro patrimonio una risorsa per l’occupazione.

· Promuovere la cultura dei “microprogetti” per il recupero degli spazi abbandonati o degradati, per recuperarli con l’aiuto dei bambini, anche al fine di concorrere al premio finanziario istituito dal Ministero dell’Ambiente per il riconoscimento di “Città sostenibili per l’infanzia e l’adolescenza”

· Sviluppo e ambiente devono essere due facce della stessa medaglia. Bisogna puntare non semplicemente ad uno sviluppo nei limiti della compatibilità ambientale, ma alla compatibilità ambientale come fonte stessa dello sviluppo. Occorre, pertanto, che vengano riaperti i termini per la presentazione delle domande a far parte della Consulta per l’Ambiente, in modo da poterla insediare al più presto.

· Uno sviluppo legato all’ambiente e, naturalmente, al lavoro. Non risulta l’esistenza di un Assessorato alle politiche del lavoro e ai servizi per l’impiego e la piena occupazione, che funga da stimolo e supporto agli enti cui sono affidati istituzionalmente i compiti di promozione di nuove occasioni di sviluppo e di occupazione.

· Lavoro da collegare alla formazione. L’Ente locale può e deve svolgere una funzione propulsiva di raccordo, di indirizzo e di coordinamento dell’offerta formativa. A tal fine suggeriamo la creazione di un “Osservatorio per lo studio delle dinamiche occupazionali e delle figure professionali più richieste dal territorio”, per orientare le scelte della gioventù, formare figure professionali di qualità spendibili nel mercato dell’occupazione e creare un’integrazione efficace tra il mondo del lavoro e il mondo della scuola e della formazione.

Non basta, però, volere più verde in città, bisogna combattere contro le speculazioni edilizie; non basta voler preservare il centro storico, bisogna anche sottrarre le periferie al degrado; non basta cercare la sicurezza combattendo la micro-criminalità, bisogna lottare contro ogni forma di segregazione e di esclusione sociale; non basta, infine, offrire spazi di vita, occorre anche il lavoro per poter vivere.

Concludendo, dobbiamo farci promotori di un nuovo “patto sociale” nel paese, che si muova lungo queste tre direttrici: diritti di cittadinanza, lavoro e sviluppo.

Occorre un vero “patto istituzionale” tra l’Ente locale, le Consulta permanenti, il Volontariato sociale, il Forum dei Giovani e il Consiglio comunale dei ragazzi, da cui scaturisca un tavolo permanente di confronto programmatico per rendere più adeguata la risposta amministrativa alla domanda sociale, soprattutto dei giovani e delle fasce più deboli della nostra società.

Ma bisognerà anche applicare le regole previste dallo Statuto comunale. Con la sua revisione ci si deve proporre l’obiettivo comune di creare uno strumento aperto ed accogliente di partecipazione dei cittadini alla vita democratica.

Sono questi i punti fondamentali sui quali, a nostro avviso, è utile sollevare un ampio dibattito in città. Con questi problemi – ed altri ancora – si deve misurare l’iniziativa politico – amministrativa per la costruzione di una città solidale, colta, operosa, sana, sicura e armoniosa. In una parola, di una “città amica”, chiamata a fare tessuto, ricercando al suo interno sinergie e momenti di cooperazione, per puntare allo sviluppo dell’intero sistema locale di riferimento.

In definitiva, occorre un cambiamento culturale che ridetermini l’attuale gerarchia dei valori oggi invalsa nella prassi, restituendo il primato alla “persona umana”, secondo la scala disegnata nella nostra Carta Costituzionale, a giusta ragione definita “base fondativa comune”. Solo così i cittadini torneranno a “riprendersi” la politica.

Per la realizzazione di queste politiche, il Centro Studi Politici “A. Moro”, come sempre, non farà mancare il suo contributo di idee e di proposte.

mercoledì 23 marzo 2011

NUOVE PROSPETTIVE “Considerate la vostra semenza: fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza”

Come nei numeri precedenti propongo ai lettori del nostro mensile le riflessioni su alcuni temi di interesse politico, amministrativo e culturale, inseriti nel mio blog: http://comunepartecipato.blogspot.com.

8 MARZO: DONNE E IMPEGNO POLITICO

All’altra metà del cielo è ancora preclusa la possibilità di realizzare pienamente la propria soggettività.

Ogni anno, la ricorrenza dell’8 marzo accende i riflettori sulla condizione dell’universo femminile. Ma nel turbinio della società dell’immagine, le luci si spengono con analoga velocità. Ed è questo il primo grande scoglio che le istituzioni devono superare, attuando politiche di promozione e valorizzazione che mettano la donna, tutti i giorni dell’anno, al centro della Politica.

Le lacune da colmare e le incrostazioni da rimuovere – com’è noto - sono ancora tante. Basti pensare che nel nostro Consiglio comunale è presente soltanto una donna su 30 e che nessuna detiene una delega assessorile.

Sappiamo bene che il lavoro da compiere per creare parità ed opportunità di genere è lungo e complesso.

La situazione nella nostra città è più ricca di ombre che di luci. I dati sul lavoro sono allarmanti, l’accesso alle istituzioni – altra grande questione – è ostacolato dalla “politica al maschile”, e anche da una legge elettorale che, pur prevedendo la presenza adeguata delle donne nelle liste elettorali, non consente un’adeguata rappresentanza di genere nel nostro Consiglio comunale. Una situazione questa, che dovrà necessariamente essere sanata in sede di riflessione politica e di revisione dello statuto comunale.

Nonostante gli sforzi e le continue iniziative della F.I.D.A.P.A. (vedasi in particolare il Distretto Sud-Est, Corato e Terlizzi, che ha organizzato il progetto “Voci di donne”, sempre impegnate sul territorio, nel sociale, nei luoghi di cultura, spendendo incessantemente i propri profili professionali e umani, a Corato manca un vero e proprio movimento politico al femminile impegnato nella valorizzazione delle soggettività femminili.

E’ sperabile che le donne coratine sull’argomento facciano salire il tono del dibattito. Se non interverranno sulla questione coraggiose prese di posizione, iniziative individuali e azioni collettive, modifiche dello Statuto comunale ma anche dei comportamenti di ciascuno, temiamo che la questione sia destinata a rimanere tra quelle non ancora risolte nella nostra città.

Occorre, però, lavorare anche negli istituti formativi (scuola, università) e nei centri di socializzazione per diffondere un senso nuovo del rispetto e della dignità della persona, di qualunque genere.

16 MARZO 1978: RICORDI E RIFLESSIONI SUL RAPIMENTO DI ALDO MORO

A 33 anni dal suo rapimento anche noi del Centro Studi Politici “Aldo Moro” che lo conoscemmo da studenti universitari, da dirigenti del suo stesso partito, da pubblici amministratori sempre ispirati ai suoi valori di onestà, trasparenza e democrazia, vogliamo ricordarlo soprattutto a quei giovani che non lo hanno conosciuto e a tutti i politici che lo hanno dimenticato e non potranno mai somigliargli.

Le qualità dell’illustre statista pugliese non riusciamo ancora ad intravederle nei massimi rappresentanti politici che affollano continuamente i mass-media con barzellette e accostamenti femminili di ogni genere. Aldo Moro, oltre che abile comunicatore, dimostrò di possedere anche l’arte della mediazione e l’ispirazione riformista che quasi sicuramente è all’origine della sua uccisione da parte delle Brigate Rosse

Il 9 maggio 1978, mentre si recava a votare la fiducia al quarto Governo Andreotti, che avrebbe dovuto avere l’inedito sostegno del PCI alla DC: storica svolta politica voluta dallo stesso Moro, che avrebbe vinto le forti contrarietà della destra DC, dopo 54 tragici giorni di prigionia, seguiti al suo rapimento a Roma, in Via Fani, in cui persero la vita i 5 uomini della sua scorta, il suo corpo fu ritrovato nel bagagliaio di una renault rossa parcheggiata in Via Caetani.

Dall’anno seguente alla sua uccisione, come tanti altri, lo abbiamo sempre ricordato con messaggi e cerimonie presenziate dalle cariche istituzionali. Quelli di noi che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di ricevere i suoi insegnamenti sono ogni volta presi da nostalgia e rimpianto. Sentimenti comprensibili e veri, ma non sufficienti a un ricordo di lui, che, secondo il linguaggio cristiano, noi intendiamo piuttosto come “fare memoria”.

“Fare memoria” per noi vuol dire ricordare per continuare e imparare, per trasmettere alle generazioni più giovani un messaggio che è attuale e serve insieme per capire il passato, riflettere sul presente, progettare il futuro.

Noi non vogliamo essere gli uomini del passato, ma quelli dell’avvenire. Il domani non appartiene ai conservatori ed ai tiranni: è degli innovatori attenti, seri, senza retorica. E quel domani nella società civile appartiene, anche per questo, largamente, alla forza rivoluzionaria e salvatrice del cristianesimo. Lasciamo dunque che i morti seppelliscano i morti. Noi siamo diversi, noi vogliamo essere diversi dagli stanchi e rari sostenitori di un mondo ormai superato”.(A. Moro)

17 MARZO: FESTA DEL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA

Il 17 marzo anche Terlizzi ha celebrato, con una serie di iniziative programmate dalla Civica amministrazione, il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia. All’invito del sindaco Vincenzo Di Tria a condividere gli eventi programmati ha partecipato, accanto alle autorità amministrative, politiche e sociali e culturali, anche una straordinaria rappresentanza di cittadini, tra i quali hanno fatto bella mostra di sé anche moltissimi docenti e studenti delle scuole di ogni ordine e grado.

Come Centro Studi Politici “A. Moro”, anche noi abbiamo aderito e condiviso l’appello del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affinché “la ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia stimoli un esame di coscienza collettivo, nella consapevolezza di un patrimonio comune da salvaguardare e da preservare”.

La memoria, infatti, è conoscenza, ricerca, ripensamento, rivisitazione partecipe di luoghi, uomini, delle loro storie, delle loro idee, per guardare sempre più avanti. La scuola è il posto giusto per farlo perché è il luogo privilegiato di formazione del cittadino, il luogo in cui si trasmette il senso del vincolo dell’unità nazionale.

L’auspicio è che, trascorso il periodo delle celebrazioni centenarie, questi obiettivi ritornino ad essere rivalutati e riproposti. Pertanto, ci auguriamo che nelle scuole italiane si ritorni a riscoprire lo spirito autentico del Risorgimento, partendo dalle idee e dai progetti di quanti furono protagonisti di quel periodo cruciale per la storia degli italiani e seppero guardare al futuro con una visione profetica e lungimirante.

24 MARZO: GIORNATA NAZIONALE PER LA PROMOZINE DELLA LETTURA

Quanti cittadini sono stati a conoscenza che il 24 marzo si celebra la “Giornata nazionale per la promozione della lettura”, istituita con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri il 15 luglio 2009? All’art. 1 il decreto recita. “E’ istituita la “Giornata nazionale per la promozione della lettura”, che si terrà il 24 marzo di ogni anno. In tale giornata le amministrazioni pubbliche, anche in coordinamento con le associazioni e gli organismi operanti nel settore, assumono, nell’ambito delle rispettive competenze, iniziative volte a promuovere la lettura in tutte le sue forme e sensibilizzare i cittadini, e in particolar modo le nuove generazioni, sui temi ad essa legati”.

Evidentemente, né gli assessorati alla P.I e alla Cultura, né la Consulta della Cultura, né le scuole di ogni ordine e grado, né il Forum del libro, né le associazioni culturali, né i tanti operatori che fanno della penna il loro mestiere (giornalisti, scrittori, saggisti, ecc.), ne erano a conoscenza o hanno voluto assumere iniziative che avrebbero potuto benissimo essere inserite anche nella programmazione degli eventi collegati ai festeggiamenti del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia.

Soltanto la lettura consente di attraversare il passato con la compagnia di personaggi che dicono in che modo le cose sono andate, oppure in che modo non sono andate, che spiegano le cause e gli effetti delle scelte, delle decisioni, che raccontano i modi di pensare e di agire in un tempo lontano e diverso da quello che si vive.
Leggere vuol dire dislocarsi: essere in ogni luogo, abitarlo con consapevolezza per il tempo che dura una descrizione, una pagina, un solo verso. Forse anche oltre quel tempo.
Leggere davvero significa anche essere disposti a pagare di persona quel senso che si cercava e che si trova, quello che non si cercava - non si sospettava - e che si incontra in una pagina, una riga, quello a cui si dà la caccia, disperatamente, ma che sfugge, come una preda scaltra.

24 marzo: ” Giornata nazionale per la promozione della lettura”

Quanti sono a conoscenza che il 24 marzo si celebra la “Giornata nazionale per la promozione della lettura”, istituita con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri il 15 luglio 2009? Il decreto all’art. 1 recita. “E’ istituita la “Giornata nazionale per la promozione della lettura”, che si terrà il 24 marzo di ogni anno. In tale giornata le amministrazioni pubbliche, anche in coordinamento con le associazioni e gli organismi operanti nel settore, assumono, nell’ambito delle rispettive competenze, iniziative volte a promuovere la lettura in tutte le sue forme e sensibilizzare i cittadini, e in particolar modo le nuove generazioni, sui temi ad essa legati”.

Evidentemente, né gli assessorati alla P.I e alla Cultura, né la Consulta della Cultura, né le scuole di ogni ordine e grado, né il Forum del libro, né le associazioni culturali, né i tanti operatori che fanno della penna il loro mestiere (giornalisti, scrittori, saggisti, ecc.), ne erano a conoscenza o hanno voluto assumere iniziative che avrebbero potuto benissimo essere inserite anche nella programmazione degli eventi collegati ai festeggiamenti del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia.

C’è un articolo straordinario di Cesare Pavese che parla di uomini e di libri. Dice che i libri non sono gli uomini, ma sono i mezzi per giungere a loro. Chi ama i libri e non ama gli uomini è un fatuo o un dannato.
Perché leggere significa incontrare l’altro, comprendere i destini che si cercano o che si rifiutano, che si rincorrono o che si allontanano, che si contemperano o che si dilacerano.
Leggere significa condividere tutte le possibili esistenze. Tutto quello che può accadere ad un uomo, a una donna, è già accaduto in una pagina di romanzo, nel verso di una poesia, in una scena di teatro.
Forse non è possibile il verificarsi di un evento che non sia già stato scritto nella Bibbia, nella Divina Commedia, nell’ Iliade, nell’Odissea, in un dialogo di Shakespeare, in un passo di Proust, in un racconto delle Mille e una notte, in una narrazione anonima passata di tempo in tempo, di voce in voce.
Allora leggere significa penetrare nell’universo multiforme, aggrovigliato, a volte indecifrabile delle passioni e degli appassionamenti umani. Significa stabilire relazioni con la realtà, con la vita, con le forme del mondo, le rappresentazioni del tempo, con i dolori e gli stupori degli uomini, con le loro ragioni, i loro amori, i loro disamori, le loro umiltà e le vanità, le loro fantasie e le loro ossessioni. Significa vivere ogni tempo, pensarsi nella condizione di esistere in una realtà simulata, in un territorio governato dal reale e dall’immaginario, a sentire la Storia come l’esito degli intrecci di innumerevoli storie vere o inventate, oppure – come spesso accade – un po’ vere e un po’ inventate.
Soltanto la lettura consente di attraversare il passato con la compagnia di personaggi che dicono in che modo le cose sono andate, oppure in che modo non sono andate, che spiegano le cause e gli effetti delle scelte, delle decisioni, che raccontano i modi di pensare e di agire in un tempo lontano e diverso da quello che si vive.
Un libro propone una conoscenza ed un’esperienza dei fatti del mondo che non sono mai assolute, né ultime, inconfutabili, irreversibili, definitivamente compiute. Non dice che esso sa qualcosa; dice, piuttosto, che la sa lunga sugli uomini, sulla loro sorte, sulla sapienza e sulla follia, sul loro disincanto e sul loro stupore per il terreno e per l’ultraterreno, il visibile e l’invisibile, il reale e l’irreale, il vero, il verosimile, il falso.
Leggere vuol dire dislocarsi: essere in ogni luogo, abitarlo con consapevolezza per il tempo che dura una descrizione, una pagina, un solo verso. Forse anche oltre quel tempo.
Il lettore postmoderno è un soggetto alienato, frustrato. Ha coscienza dell’impossibilità di impadronirsi anche solo di una goccia del sapere che fluttua dentro i libri. Cerca di circoscrivere i testi e invece i testi si ingigantiscono, intrecciano le forme, alla carta aggiungono uno schermo, gli schedari si integrano con i motori di ricerca, le biblioteche si strutturano in rete, le librerie straripano, l’informazione diventa sovrabbondante,smisurata.
Allora il lettore sapiente torna a quell’articolo di Cesare Pavese che parla di uomini e libri e dice che non si riesce a leggere, non si può leggere, se si è troppo sicuri di sé, se non si ha il senso dell’umiltà, se non si sa accogliere l’altro, il lontano, il diverso, se non si riesce a capire che i libri costano dolore, che non si può sperare o pretendere di scandagliarli se non si è disposti a pagare di persona.
Allora leggere davvero significa anche essere disposti a pagare di persona quel senso che si cercava e che si trova, quello che non si cercava - non si sospettava - e che si incontra in una pagina, una riga, quello a cui si dà la caccia, disperatamente, ma che sfugge, come una preda scaltra.
Forse è soltanto pagando di persona che il lettore può risarcire in qualche modo chi ha scritto quella pagina, quella riga. O, più semplicemente, che può fargli il dono di capire la profondità – l’abisso – di quello che ha scritto, di dimostrargli che quelle parole non sono passate invano per il pensiero, per la coscienza, per i labirinti del cuore.