martedì 25 novembre 2008

Sicurezza, legalità e giovani : quali politiche?


Giovani terribili arrestati dalla polizia”(6/9/08), “A soli 15 anni assaltò la Banca Carime: acciuffato baby rapinatore“ (11/9/08), “In 14 (minorenni) attorno ad uno spinello di 20 centimetri” (12/9/08): sono questi alcuni dei titoli degli articoli di cronaca nera letti su Corato live nell’ultima settimana. Non possiamo limitarci a citarli. Occorre una profonda riflessione da parte di tutti ed adottare ciascuno per quanto di competenza le misure più idonee ad affrontare il fenomeno in tutti i suoi aspetti psicologici, pedagogici, sociali e politico – amministrativi.

Le cronache giornalistiche che riportano gli interventi degli uomini dell’Arma, della Polizia di Stato, della Polizia Municipale e degli Operatori privati della Sicurezza, non possono rimanere relegate ad una fugace lettura, ma devono creare le condizioni affinché dalla meritoria e indispensabile opera di repressione dell’illegalità si passi a quella della prevenzione da parte delle istituzioni locali (Comune, Scuole, Parrocchie, Società civile, Famiglia,ecc.).

Per comprendere il fenomeno in tutta la sua ampiezza e importanza nella nostra città, è sufficiente scorrere gli articoli di stampa che riportano gli interventi dei Carabinieri, egregiamente guidati dal Comandante di stazione, maresciallo Pietro Zona, dal dirigente della Polizia di Stato dott. Damiano Nappi e dal dirigente della Polizia Municipale dott. Vitantonio Patruno, che quotidianamente effettuano interventi repressivi sul piano della sicurezza locale, arrestando in flagranza di reato, denunciando persone a piede libero, segnalando tanti giovani per assunzione di sostanze stupefacenti.

Un discorso a parte merita il fenomeno ormai dilagante della microcriminalità, delle “baby gang” e del bullismo, che deve indurre le istituzioni politiche, amministrative e sociali ad una profonda riflessione e ad una concreta concertazione degli interventi, se non si vogliono moltiplicare nel tempo gli episodi sopraccitati.

La devianza – è noto – trova origine e definizione all’interno dei processi di strutturazione e di mantenimento della disuguaglianza sociale. La descrizione di questa realtà è così preoccupante e viva da imporre strategie d’intervento che puntino non solo ad una presenza costante e capillare sul territorio delle forze dell’ordine, così come periodicamente sollecitato e realizzato dal sindaco Luigi Perrone, ma anche a sviluppare un’azione sinergica di prevenzione tra tutte le parti interessate, allo scopo di creare una nuova moralità sociale.

La volontà unificante è la chiave del successo di un qualunque progetto. Occorre una mentalità nuova che coltivi la cultura della legalità. Quello che propongo, insomma, è un investimento intellettuale, finanziario ed operativo capace di creare quelle condizioni di pace sociale e di legittimità che siano in grado di favorire lo sviluppo armonico e responsabile di tutta la comunità.

Sicurezza per lo sviluppo: così potremmo chiamare questo programma. Un programma ambizioso, vasto e complesso, che richiede investimenti, nuove alleanze e collaborazioni, sforzo corale, organizzazione calibrata e comunicazione intelligente. E’ l’unanimità dei consensi e delle adesioni reali che fa nascere e dà forza ad una piattaforma comune contro la criminalità. E’ l’incontro tra le istituzioni e i cittadini che sottrae terreno all’illegalità.

In una città che ha visto negli ultimi tempi un’incredibile escalation della microcriminalità e della violenza e che conta disoccupati di cui molti sono giovani in cerca di prima occupazione, assume notevole rilevanza la questione giovanile e, di conseguenza, l’urgenza di un’ impegno specifico per i giovani da parte delle Ente locale.

Nel bilancio comunale, però, non risulta che siano previsti titoli di spesa specifici per le politiche giovanili, il Consiglio comunale non ha mai dedicato una discussione, magari invitando gli stessi giovani, su questo argomento; ai vari “Accordi di programma” sottoscritti con i competenti organi scolastici locali, distrettuali e provinciali per prevenire nella scuola la dispersione e l’abbandono e per orientare i giovani nelle scelte scolastiche e professionali non sempre hanno fatto seguito interventi concreti e coordinati con le diverse istituzioni preposte; del Piano Sociale di Zona, di cui il Comune di Corato è capofila dei Comuni di Terlizzi e Ruvo, non si ha ancora alcuna notizia.

In questo quadro, dove si conferma non solo il tradizionale divario generazionale, ma anche il limitato impegno nei confronti dei giovani, che si sentono inascoltati e dimenticati, scarsamente dotati di strutture ricettive e di aggregazione, non c’è da meravigliarsi se preferiscono frequentare, specie nelle ore serali, luoghi appartati in cui imbottirsi di birra, alcool e stupefacenti, o evadere nei paesi limitrofi.

Non mancano solo spazi geografici, soprattutto nei quartieri periferici, nei quali i bambini, i ragazzi, i giovani possano stare insieme e ritrovarsi, ma anche e soprattutto spazi di proposta formativa, luoghi dove attraverso il gioco, abbiano la possibilità di esprimere sentimenti, ansie, idee, luoghi dove ciascuno possa esprimere le proprie potenzialità, conoscere le qualità degli altri, avere possibilità di relazione con le persone ispirate ai valori della tolleranza, dell’amicizia, della non violenza.

In questa prospettiva dovrebbero inserirsi esperienze come ludoteche, laboratori, spazi d’incontro, gruppi di discussione, animazione di strada, colonie diurne, soggiorni estivi.

Di queste necessità ne è pienamente consapevole l’Amministrazione comunale che così si esprime al paragrafo 5. 2 delle Dichiarazioni programmatiche, intitolato “Politiche sociali per i minori”: “Saranno ulteriormente migliorati i seguenti servizi e perseguiti i seguenti obiettivi: realizzazione e sostegno della relazione genitori – figli, contrasto della povertà e della violenza; creazione di misure alternative ai ricoveri dei minori in istituti educativi ed assistenziali; sperimentazione di servizi socio-educativi per l’infanzia; realizzazione di servizi ricreativi ed educativi per il tempo libero; promozione delle attività sportive; potenziamento del sostegno scolastico; realizzazione di centri di ascolto e consulenza psicologica; sostegno alle tecniche di recupero alternative (es. musicoterapia, teatroterapia, ecc.); sviluppo di strategie e di azioni di medio -lungo periodo, superando la logica dell’emergenza; disponibilità delle scuole in orario extrascolastico; offerta di occasioni di socialità per favorire la relazione tra adulti, anziani e tra questi e i ragazzi, promuovendo esperienze di gruppo come occasione di confronto e mutuo aiuto; attuazione di interventi in favore dell’infanzia e dell’adolescenza ai sensi della legge 285/97 e delle altre norme di riferimento”.

Si tratta indubbiamente di un programma apprezzabile e pienamente condivisibile, fatte salve le reali disponibilità di bilancio, che non siamo riusciti ad individuare.

In attesa di un riscontro positivo, il Centro Studi Politici “Aldo Moro”, dopo un’ attento esame della situazione dal punto di vista delle politiche giovanili, con spirito meramente costruttivo e collaborativo, con la presente - così come fece nel 2005 con la proposta d’istituzione del Consiglio comunale dei ragazzi, prontamente accolta dall’Amministrazione comunale e deliberata dal Consiglio comunale il 16/12/2007 – intende rinnovare quella relativa all’istituzione della Consulta giovanile, che veda i giovani della nostra città reali protagonisti nell’elaborazione delle politiche che li riguardano direttamenteNel frattempo, occorre innanzitutto consolidare le esperienze esistenti, dando ai giovani una più precisa dimensione progettuale che comprenda sempre più un contenuto educativo, alternativo al modello nullistico e criminale. In secondo luogo, studiare percorsi possibili di risposta al problema del lavoro. Si tratterà di creare alleanze opportune con altri soggetti scolastici, sociali ed economici per porre in essere tutte quelle iniziative che già oggi è possibile realizzare e prevedere nel prossimo bilancio di previsione.

Alle forze politiche, senza distinzione di colore, ci permettiamo di ricordare che, senza programmi coerenti con l’ispirazione democratica, forti nei contenuti sociali e convincenti nella proposta politica globale, potranno soltanto gestire l’esistente ma non favorire lo sviluppo di un territorio e la crescita della speranza nelle giovani generazioni.

I problemi dei giovani, del disagio sociale, della tossicodipendenza, della microcriminalità, della prevenzione, dell’educazione alla legalità vanno dunque affrontati e non rimossi, essendo consapevoli che il livello di vivibilità sul territorio non può far carico solo ai professionisti della sicurezza, ma deve impegnare ed occupare tutti.

L’auspicio è che i responsabili amministrativi, opportunamente coadiuvati dai partiti, dalle varie agenzie educative e dal volontariato sociale, facciano propria questa non più procrastinabile esigenza, così da colmare finalmente la carenza di iniziative concrete e durature nella direzione della prevenzione e dell’educazione alla legalità.

Il Centro Studi Politici “A. Moro” sarà lieto di favorire e sostenere la nascita di un forte movimento di opinione, che faccia leva soprattutto sull’ansia di rinnovamento dei giovani, di un comune sentimento capace di aggregare tutte le forze della società civile, per opporsi energicamente all’infiltrazione criminale ed arginare il fenomeno crescente di degenerazione del tessuto sociale e per far nascere nei giovani la fiducia nelle istituzioni e partecipare alla creazione di una società più attenta ai loro bisogni, più giusta e migliore.

lunedì 24 novembre 2008

DIFENSORE CIVICO DELL’INFANZIA: VOLERE E’ POTERE


Il 20 novembre u.s. in riferimento alla Convenzione Onu del 1991 sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, anche a Corato, su iniziativa della Fidapa e della sua presidente Nunzia Bevilacqua, con il coordinamento delle inss. Raffaella Leone e Angela Pisicchio, e il patrocinio del Comune è stata celebrata la 19° GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI DELL’INFANZIA.
Hanno relazionato sul tema “Rispetto e tutela dei diritti dei minori” gli avv. Paola Donvito e Luciana Ferrante. Alle interessanti riflessioni delle esperte sono seguiti gli interventi delll’assessore alla P.I. Franco Caputo, del consigliere delegato alla Cultura Giuseppe D’Introno, del sindaco uscente del Consiglio comunale dei ragazzi, Cinzia Torelli, della presidente dell’Associazione “Vivere in” e del sottoscritto. Tra i numerosi adulti presenti anche alcuni ragazzi ed il neo-eletto sindaco del Consiglio comunale dei ragazzi Vitantonio Tarantini.
Da diversi punti di vista, dopo una puntuale analisi dei fenomeni che più di altri destano allarme sociale (devianza minorile, bullismo, microcriminalità, tossicodipendenza) e l’indicazione degli strumenti di supporto alla genitorialità sempre più i crisi, è stato affrontato il problema del disagio infantile e giovanile, che necessita di essere risolto attraverso una strategia complessa, capace di mettere in rete tutte le risorse che il nostro territorio offre, ma che spesso non comunicano tra di loro e che miri all’implementazione degli strumenti attualmente carenti ma indispensabili per la riuscita di una società che voglia definirsi accogliente e rispettosa dei diritti dei “minori”.
Tali obiettivi - è stato ricordato nei diversi interventi – si propongono di realizzare la sana crescita psico-fisica dei bambini, il loro diritto alle pari opportunità, all’inclusione sociale, ecc. e sono riconosciuti in tutti i Trattati che a livello internazionale individuano e garantiscono i Diritti dei minori, e che sono stati sottoscritti anche dall’Italia.
In conclusione, il sottoscritto impegnato come tanti altri colleghi da moltissimi anni non solo come docente ma anche come psicopedagogista ed operatore sociale in questo settore, non può che esprimere tutto il proprio sostegno alle iniziative illustrate dalle rappresentanti della Fidapa e dall’assessore alla P.I. e ai Sevizi sociali. Ritengo, tuttavia, come ho avuto modo di dire nel mio breve intervento, che quella del 20 novembre non può essere solo una celebrazione rituale, ma deve essere vissuta dagli adulti impegnati nelle istituzioni come un impegno non più procrastinabile. Ribadisco, ancora una volta, in linea con lo Statuto comunale, con le dichiarazioni programmatiche del Sindaco e con il recente disegno di legge governativo di istituzione del “Garante per i minori”, la richiesta formulata anche a nome del Centro Studi Politici “A.Moro” di istituire il “Difensore civico dell’infanzia” per tutelare i minori della nostra città.
E’ questa una figura istituzionale di alto profilo che rappresenta un forte strumento di attuazione di politiche incisive in materia di minori, affiancandosi alla rete di servizi sociali e all’opera della magistratura. Il Garante dei diritti dei minori, laddove è stato istituito, promuove la diffusione di una cultura dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, vigilando sul rispetto dei loro diritti. Inoltre, ha il compito di facilitare l’accoglienza dei bisogni di tutti i bambini che vivono nella nostra città, promuovendo il dialogo e la collaborazione tra istituzioni, privato sociale, famiglie, bambini e ragazzi.
Come già fu per la nostra precedente proposta di istituzione del Consiglio comunale, dei Ragazzi, opportunamente accolta dall’Amministrazione comunale, previa inclusione nello Statuto comunale e relativa regolamentazione predisposta dalla Commissione consiliare Affari istituzionali, presieduta da Giacomo De Lillo, anche l’istituzione del “Difensore civico dell’infanzia”, che potrebbe essere lo stesso sindaco, comporta l’introduzione nello Statuto di un apposito articolo e la successiva regolamentazione ed approvazione da parte del Consiglio comunale.
E’ questo un ulteriore invito, che si aggiunge alle precedenti proposte d’inclusione nel Piano dell’Offerta Formativa Territoriale della figura dell’operatore psicopedagogico ed a quella di istituzione del Forum dei giovani, di cui parleremo nel convegno organizzato dal delegato alle politiche giovanili Luigi Menduni il prossimo 24 luglio, presso la Biblioteca comunale, ad utilizzare le politiche sociali investendo nella prevenzione per evitare di dover intervenire dopo solo sulle manifestazioni di disagio.

lunedì 17 novembre 2008

20 Novembre 2008: Giornata mondiale sui diritti dell’infanzia


Il 20 novembre di 19 anni fa i rappresentanti degli Stati di tutto il mondo, presso la sede dell’O.N.U. hanno sottoscritto la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia. Questo importante documento dice tra l’altro all’art.14 che i bambini hanno diritto di esprimersi sulle cose che li riguardano.
La costituzione del Consiglio comunale dei Ragazzi, eletto per il secondo anno consecutivo e prossimo ad insediarsi dimostra l’attenzione delle istituzioni scolastiche e amministrative e che i bambini non vanno considerati come cuccioli dell’uomo, ma con la dignità vera di persone con propri diritti e bisogni, non più oggetto delle scelte degli adulti, ma protagonisti della propria vita. E’ successo alle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e, solo in parte, a Corato il 16 dicembre 2006 con l’insediamento del primo Consiglio comunale dei ragazzi, che però non ha avuto tempo e modo di esercitare pienamente gli obiettivi che il regolamento istitutivo gli assegna. Da allora i 41 articoli della Convenzione sono stati oggetto di attenzione nella ricorrenza annuale con convegni, come quello promosso dalla FIDAPA con il patrocinio e la partecipazione dell’Assessore ai Servizi sociali Franco Caputo, del sindaco dei ragazzi uscente Cinzia Torelli e con il coordinamento delle insegnanti Raffaella Leone e Angela Pisicchio.
E’ significativo che nel 1997 in Italia sia stata approvata sull’onda di questa nuova cultura dell’infanzia la legge 285 “Promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia”, con la quale anche a Corato sono state costituite numerose occasioni per l’esercizio del diritto al gioco, all’espressione, alla comunicazione, allo stare insieme, all’istruzione. In definitiva, del diritto di cittadinanza. Anche se questa legge che ha fatto nascere ludoteche, centri giochi per i più piccoli di tre anni, classi “primavera”, consigli comunali dei ragazzi, laboratori, centri di aggregazione, ludobus, scuolabus e pedibus e iniziative simili come quella recentemente promossa dalle scuole elementari coratine.
Il 20 novembre, quindi, per ricordare, ricordarci, di ascoltare la voce dei ragazzi sulle cose che li riguardano direttamente. Per fare questo bisogna mettere i ragazzi nelle condizioni adeguate, senza controlli, senza fretta, potendo far dire ciò che vogliono anche sbagliando, senza rischi di ironia da parte degli adulti.
I ragazzi sanno pensare e vogliono dire, ma hanno bisogno di adulti che sappiano ascoltare, cerchino di capire stando dalla loro parte. Occorre avere bisogno dei bambini, riconoscerli capaci di darci opinioni, idee utili a risolvere i nostri problemi. Occorre essere al loro fianco, fidarsi di chiedere loro aiuto, non lasciarli soli. Perché, per essere felici – mi disse una volta un mio alunno – bisogna essere in due.
Il Comune che altro può fare in questa direzione? Mi permetto di richiamare ancora una volta l’attenzione su alcune proposte fatte negli ultimi anni, anche a nome del Centro Studi Politici “Aldo Moro”, agli amministratori comunali e che, fatta eccezione per l’istituzione del Consiglio comunale dei ragazzi, non hanno trovato ancora riscontro.
Mi riferisco, in particolare, alla partecipazione al concorso indetto dal Ministero dell’Ambiente per “Il miglior progetto per una città sostenibile delle bambine e dei bambini”, che ha visto per ben due anni consecutivi le due cittadine vicine di Ruvo e Molfetta aggiudicarsi il sostanzioso premio di 100.000 euro.
Ricordo ancora il documento intitolato “Carta educativa per la città - Per una città a misura dell’infanzia e dell’adolescenza” presentato in occasione degli incontri pubblici per la discussione sul Documento Preliminare per la redazione del Piano Urbanistico Generale, nel quale esprimevamo la convinzione che l’assetto dello spazio urbano deve evidenziare il riconoscimento delle esigenze ludiche e creative dei bambini e dei giovani e deve permettere un’apertura verso altre città e verso la natura, tenendo conto dell’interazione tra queste ultime ed il resto del territorio.
Rinnovo ancora la richiesta al presidente del Consiglio comunale di far nominare dal Consiglio il sindaco “Difensore civico dell’infanzia”.
Non parliamo poi dell’ultima proposta di costituire un “Osservatorio sociale” sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza nella nostra realtà cittadina, con particolare riferimento ai meccanismi di esclusione e di emarginazione, in particolare quelli relativi ai figli di immigrati o profughi, i quali devono poter sentire che la città è anche loro.
In conclusione, continuiamo a proporre la costituzione di un Forum dei giovani, da istituire e regolamentare come il Consiglio comunale dei ragazzi, per il quale abbiamo avuto l’approvazione del neo-consigliere delegato alle Politiche giovanili, Luigi Menduni. Dell’argomento, infatti, ne parleremo in modo particolare insieme al sindaco nel convegno sulla cittadinanza attiva previsto per il 24 novembre prossimo. Anche i giovani - abbiamo convenuto - hanno il diritto di riflettere e partecipare alla messa a punto di programmi educativi e amministrativi, oltre che a ricevere gli strumenti necessari che permettano loro di scoprire una volontà pedagogica e sociale nella struttura e nella gestione della propria città, nei valori da essa sostenuti, nelle celebrazioni organizzate, nelle campagne preparate, nell’interesse dimostrato nei loro confronti o nel loro modo di ascoltarli.
Tutti argomenti che potrebbero diventare oggetto di un’apposita seduta di Consiglio comunale, con l’invito a partecipare e ad esprimersi ai ragazzi e giovani nostri giovani concittadini. Sarebbe questo sicuramente un modo concreto per non limitarsi alle celebrazioni annuali, che durano lo spazio di una serata, quando invece l’interesse e l’ascolto nei loro confronti deve essere realmente avvertito da chi aspira a diventare cittadino attivo. Il primo passo è dare ai bambini ed ai giovani una voce. Il secondo è ascoltarli. Il terzo è gridare tutti insieme: “Tutta mia la città…”.
A seguire, costituire un “Coordinamento cittadino per la tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”, ossia un comitato che raccolga tutte le forze provenienti dal volontariato laico e religioso a contatto ogni giorno con i più piccoli, con l’obiettivo di costruire una sinergia per realizzare una città maggiormente a misura di bambino, sviluppare le progettualità comuni, senza dimenticare l’esigenza di un nuovo approccio metodologico dei servizi sociali alle emergenze che riguardano famiglie e minori.

venerdì 14 novembre 2008

Scuola: anche Corato s’è desta


Per il giorno 18 c.m., su iniziativa dei consiglieri di minoranza Maria Bovino, Tommaso Loiodice, Michele Arsale, Francesco Mazzilli (PD), Francesco Stolfa (PSI), Antonio Rigoletto (Rif.Comunista) è stato convocato il Consiglio comunale per discutere, tra gli altri argomenti, anche il “Pacchetto Scuola Gelmini, in funzione delle ripercussioni sulla scuola del territorio e del Paese”.

La convocazione del Consiglio comunale fa seguito alle numerose riunioni tenute dalla 5° Commissione consiliare presieduta dal dott. Luigi Patruno e che hanno visto la partecipazione dell’Assessore alla P.I. Franco Caputo e dei rappresentanti delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, oltre che del sottoscritto, invitato come esperto.

Tutti siamo stati sollecitati a fornire suggerimenti per la redazione del Piano del Diritto allo Studio, che il Consiglio comunale dovrà deliberare entro la fine del mese di novembre ed inviare alla Regione per il relativo contributo. In questa sede, più volte si è affrontato il problema scuola sia dal punto di vista strutturale che da quello formativo, con particolare riferimento al rapporto scuola –famiglia e scuola – territorio. L’ultima seduta ha avuto come oggetto il problema dell’orientamento scolastico e professionale, ritenuto da parte di tutti gli intervenuti, fondamentale per lo sbocco lavorativo degli studenti.

Mentre gli organi istituzionali – come si vede - continuano ad assolvere, ciascuno per quanto di competenza, alle proprie responsabilità amministrative, numerose sono state le manifestazioni di protesta che hanno visto protagonisti tutti coloro che operano all’interno e fuori dalla Scuola e dell’Università.

Questi eventi mi danno l’occasione per ringraziare la ministra Gelmini per avere da una parte destato i nostri giovani da un lungo letargo e dall’altra aver stimolato le coscienze degli operatori della scuola, dei politici, degli amministratori comunali, delle organizzazioni sociali e sindacali, delle famiglie e di singoli cittadini. Forse – e le dimostrazioni dei giorni scorsi parlano chiaro – anche Corato s’è desta.

Ma, al di là dell’enfasi mediatica di questi giorni, più riferita a slogan che riferite a contenuti, sembra opportuno andare alla radice del problema scuola, come hanno tentato di fare nella Scuola primaria “Don Ciccio Tattoli” i genitori, coordinati dal consigliere comunale Tommaso Loiodice, in veste di rappresentante dei genitori nel Consiglio di Circoli, che si sono confrontati con l’assessore alla P.I. Franco Caputo.

Una rivoluzione ordinamentale del genere che tocca la revisione dei curricoli, il ridimensionamento della rete scolastica e la razionalizzazione del personale, e che interessa larghe fasce di operatori ed utenti, doveva essere preceduta anzitutto da un ampio dibattito di natura pedagogica e didattica con specialisti di varia estrazione culturale; quindi da un approfondito dibattito politico amministrativo che avrebbe dovuto interessare le forze sociali e tutti i gruppi presenti in Parlamento, sia di maggioranza sia di opposizione.

Ma, non è mai troppo tardi…per uscire dal vicolo cieco della prova muscolare e imboccare la strada maestra della ragione e della proposta, che è la strada maestra della democrazia.

Quello che continua a rivelarsi insufficiente ed inadeguato - come è emerso anche nelle discussioni avutesi nella 3° Commissione consiliare - è il raccordo tra scuola – università – imprese, indispensabile, invece, perché lo studio non diventi la fabbrica dei sogni, ma al contrario sforni professionalità richieste sul mercato e quindi occupabili. Ovviamente, se questo era già carente, figuriamoci quello che accadrà dopo i tagli previsti dal decreto.

Le modifiche sono necessarie, è vero, senza di queste il sistema scolastico continuerà a sfornare giovani sprovvisti di insufficiente qualificazione tecnica e perciò difficilmente reclutabili dall’industria. La gioventù da sempre ha costituito un problema per la società, ma di questo passo la “questione giovani” si avvia a diventare un’esplosione che si può paragonare alla “questione operaia dell’’800”, con tutte le conseguenze del suo impatto con la società del cui malessere i giovani sono le spie più attente. Di qui la necessità che la società e le istituzioni si risveglino a questo richiamo, che ognuno di noi si senta responsabile del destino di un giovane.

Quello che i cittadini di Corato si aspettano dal proprio Consiglio comunale, al di là delle legittime differenziazioni politiche e programmatiche e di un generico appello al Governo, è che su questo importantissimo tema della Scuola, a differenza del ministro Gelmini, si apra un serio tavolo di confronto con tutte le parti interessate: Consiglio comunale, Commissioni consiliari, Consulte comunali, Consiglio comunale dei Ragazzi, Forum dei Giovani, Istituzioni scolastiche e universitarie, Organizzazioni sindacali, Comitati di quartiere, rappresentanze delle famiglie, degli imprenditori, degli studenti universitari e degli immigrati. L’istruzione pubblica è un investimento per il futuro dei nostri figli e perciò per il Paese. Se ne siamo convinti è giunto il momento che anche a Corato si realizzi un “Patto educativo” tra le scuole, le famiglie e gli studenti, che vada al di là del mero Piano dell’Offerta Formativa Territoriale, orientato essenzialmente a reperire contributi finanziari, quasi sempre insufficienti.

Per riformare la scuola ci vuole ben altro. Per riqualificarla occorre non solo realizzare il patto educativo tra le scuole, le famiglie egli studenti, ma anche valorizzare le professionalità degli insegnanti, azzerare il precariato, potenziare l’autonomia scolastica, ridurre a zero la dispersione scolastica, portare tutti i ragazzi al diploma o ad una qualifica professionale, potenziare la formazione permanente, promuovere una scuola più aperta alla comunità e integrata con il territorio, che sostenga più cultura, alfabetizzazione informatica, sport, attività sociali e di volontariato. In caso contrario il ricorso al referendum abrogativo non sarà una mera minaccia, ma diventerà realtà.

L’augurio che tutti ci facciamo è che queste proposte vengano fatte proprie dal Consiglio comunale di Corato e inviate al ministro Gelmini, non certo contenta di dover subire un referendum abrogativo della legge che porta (impropriamente) il suo nome.

mercoledì 12 novembre 2008

La carta dei valori delle associazioni e del cittadino

Il giorno 20 gennaio, presso la sede della Caritas, su iniziativa della presidente dei Presidi del Libro, Simonetta Mangione, si sono riuniti i rappresentanti delle associazioni Caritas, Cristiani in dialogo, Movimento Cristiani Sociali, “Centro Studi A.”Moro”, Vitactiva, Legambiente, i quali hanno espresso la necessità che nella città di Corato realizzi una profonda SVOLTA ETICA E CULTURALE, fondata sulla riscoperta di un qualcosa che molti hanno dimenticato: la RELIGIOSITA’ CIVILE.

Con questa nota non solo voglio assicurare l’adesione della mia associazione al progetto formativo di una reale cittadinanza attiva sul quale da sempre siamo impegnati ma anche fornire un contributo di idee sul significato da dare all’espressione “religiosità civile”.

Essa consiste nell’AMORE PER LA PROPRIA TERRA, PER LA PROPRIA STORIA, PER LE COMUNI ISTITUZIONI.

Essa comporta un senso di appartenenza primaria alla comunità, e poi, ad un movimento, a un’associazione, ad un gruppo, SUPERANDO INUTILI PERSONALISMI E VACUI EGOISMI.

Essa richiede una NUOVA CULTURA CHE INDIVIDUI REGOLE E VALORI DI UNA CONVIVENZA DELLE DIFFERENZE.

Tutto ciò passa attraverso:

A) una profonda meditazione sulla CULTURA DELLA DEMOCRAZIA e sui valori altissimi che essa implica, primi fra tutti la LIBERTA’ E L’UGUAGLIANZA; una cultura che appare francamente semplificata e banalizzata, laddove essa necessita invece di una PROFONDA CONSAPEVOLEZZA ETICA E DI UNO SPICCATO SENSO DI RESPONSABILITA’.

B) In particolare, avvertiamo la responsabilità di contribuire a dare attuazione allo STATUTO COMUNALE non ancora completamente operante per la mancanza di alcuni regolamenti e atti amministrativi concreti. Lo Statuto comunale rappresenta, infatti, una “nuova frontiera della democrazia”, grazie ai POTERI DI CONTROLLO E DI INTERVENTO E AGLI ISTITUTI DI DEMOCRAZIA DIRETTA che favorirebbero una partecipazione attiva dei soggetti alla vita cittadina, consentendo loro d’incidere concretamente nelle decisioni delle diverse Amministrazioni comunali.

C) Una CULTURA DELLE REGOLE E DEL RISPETTO DELLE STESSE. Dove non vi sono regole chiare, uguali per tutti e all’altezza della complessità dell’oggi, prevale la legge del più forte, cioè la violenza e la sopraffazione, che sono la negazione di una moderna società civile.

D) Una CULTURA DELLA PARTECIPAZIONE RESPONSABILE: tutti i cittadini, individualmente ed associati, devono contribuire a realizzare quella svolta etica e culturale, mettendo in comune le proprie idee, le proprie potenzialità e la propria opera.

E) Una CULTURA DELL’AMBIENTE: non è più concepibile sottovalutare il problema del rispetto dell’ambiente nel quale viviamo (ARIA, ACQUA, NATURA, MONUMENTI, CENTRI STORICI, VERDE PUBBLICO…) troppe volte vilipeso, sfregiato, violentato. Bisognerebbe ripartire da qui per immaginare un progetto di città diversa, più vivibile per tutti, a misura d’uomo, più bella, che offra spazi liberi soprattutto ai bambini e agli anziani..

F) una CULTURA DEL VOLONTARIATO E DELLA SOLIDARIETA’: non le parole vuote di cui oggi tanti si riempiono la bocca, ma la valorizzazione dell’azione di quei pochi che ogni giorno lavorano concretamente a fianco di chi vive una situazione di disagio. E’indispensabile un radicale capovolgimento di mentalità anche in questo senso: una prossimità del tutto nuova, che passi attraverso una riqualificazione e un ampliamento dei servizi tradizionali, e, soprattutto, evochi un “prendersi cura” tramite il mantenimento vivo in ciascun cittadino della condizione in cui vive “l’altro da sé”.

Siamo consapevoli che il percorso è lungo ed irto di ostacoli. Siamo consapevoli che è difficile sradicare una mentalità e dei comportamenti cui ci si è assuefatti nel corso del tempo. Ma pure bisogna prima o poi cominciare.

E’ NECESSARIO AVVIARE UN GRANDE E SPONTANEO MOVIMENTO CIVILE, CULTURALE, ETICO, D’ISPIRAZIONE PROFONDAMENTE DEMOCRATICA, CHE DIVENTI LUOGO DI PARTECIPAZIONE, DI PROPOSTA, DI DISCUSSIONE, DI APPROFONDIMENTO, DI AZIONE, PER TUTTI QUEI CITTADINI, QUEI GRUPPI, SENZA ALCUNA DISTINZIONE DI CARATTERE POLITICO, CHE ABBIANO A CUORE LE SORTI DI QUESTA CITTA’.


sabato 8 novembre 2008

BARACK OBAMA : “UN NUOVO GIORNO”


Un nuovo giorno…” sono parole che erano dentro una canzone di Baglioni e che mi sono tornate alla mente con il loro seguito…”un giorno nuovo”. Sì, questo motivo del “nuovo” è dominante il giorno dell’elezione di un afro-americano, (“bello, giovane e abbronzato”, secondo la disdicevole definizione data dal nostro capo del Governo che sempre più spesso si diletta con battute da cabaret (leggi Veltroni) alla presidenza più importante ed ingombrante Paese del mondo.

Come al solito i giornali del Presidente del Consiglio non hanno perso occasione, anche per l’elezione del Presidente americano di spargere polemica verso l’opinione pubblica di sinistra che in Italia ha sicuramente sentito un po’ sua questa vittoria. “Hanno scoperto l’America” ha titolato il “Giornale “, con la manifesta voglia di accusare la sinistra di aver voltato gabbana, di non considerare più l’America come fonte di ogni male. Il provincialismo di certa destra italiana è davvero impagabile. Ogni occasione deve essere utilizzata per una polemica, spesso rozza, mirata sul cortile di casa; anche in questo caso un avvenimento di portata davvero planetaria si riduce a polemica con gli avversari politici di questa piccola parte del mondo.

Ma la risposta del leader del maggiore partito di opposizione, Walter Veltroni, ovviamente non si è fatta attendere, il quale, in un’intervista a Repubblica – dice: “Berlusconi ironizza sul nostro entusiasmo e dice “Obama sembra uno del PD”. Si sbaglia: non sembra, è uno di noi. Il leader di un grande movimento politico e civile che è il pensiero democratico”. Come Veltroni, anche noi siamo convinti che la vittoria di Obama sia una lezione per tutta la politica italiana.

Se poi vogliamo entrare nel merito, sicuramente l’America il 4 novembre ha voluto dare un segnale forte, ma non certo di per sé risolutivo di voler cambiare pagina, di voler misurarsi con i problemi della pace e della guerra, dell’ambiente, della povertà interna e mondiale, della recessione economica e in un modo diverso da quello egoista e gretto impersonato dall’amministrazione Bush, tanto stimato dal nostro presidente.

Ritengo che non sarà un percorso facile e certamente negli atti del Presidente Obama vivranno contraddizioni che faranno male al nostro cuore democratico. Abbiamo, però, la consapevolezza, che non sono sempre i Presidenti a fare la politica del mondo, ma è il mondo a determinare spesso la politica dei presidenti.

Quello che oggi, comunque, mi spinge a scrivere queste righe di riflessione è invitare gli esponenti della società civile, i partiti politici locali, l’Amministrazione comunale a salutare il 44° Presidente degli Stati Uniti d’America, anche a nome dei tanti coratini ivi residenti, ad inviare un messaggio di congratulazioni. Non solo, ma anche a tesaurizzare il linguaggio e le forme usati durante l’estenuante campagna elettorale, che ha visto contrapposti più che due uomini due diverse filosofie di governo, del tutto diverse dallo spettacolo cui siamo abituati come elettori nazionali e coratini.

In queste elezioni Obama ha difeso con orgoglio i valori progressisti e la superiorità delle politiche progressiste, tanto da essere accusato dal suo rivale John McCain di essere un socialista, un redistributore. E il popolo americano ha dato il suo verdetto. Ora inizia il lavoro.

Tutti lo abbiamo visto parlare alle donne, agli uomini, ai giovani, agli afroamericani, ai bianchi, ai gialli, ai latinos, agli italiani, ai ricchi, ai poveri. E la maggioranza di quei cittadini gli ha dato fiducia, sentendosi profondamente parte di un unico corpo: la nazione americana.

Dalle immagini delle piazze in festa che pervenivano dalle tv, dalla folla gioiosa del Grant Park abbiamo visto persone abbracciarsi commosse: la solidarietà e la speranza sono state le vere vincitrici di questa campagna elettorale e siamo sicuri che il nuovo Presidente saprà cogliere queste grandi aspirazioni.

“Change”, “Cambiamento”, è stata la parola d’ordine della sua campagna elettorale. L’hanno accompagnata “Hope”, “Speranza” e “”Believe”, “Credere” (“change we can believe in”). Cambiare cosa? La politica di Bush (economica e militare), ma anche il modo di fare politica e di rapportarsi ai cittadini ed agli elettori. Cosa che ci auguriamo possa avvenire anche in Italia, spesso messa in ridicolo agli occhi del mondo da certe “carinerie” dei suoi governanti.

Tanti auguri, Mr. President and good luck, because now, we can really change!.